Ancora Bava, visto Operazione Paura (1966), da molti ritenuto adirittura il miglior film del regista sanremese, e pare che egli stesso fosse molto affezionato a questa pellicola. Diceva che finalmente aveva potuto girare come lui voleva, senza mostrare troppo, senza indulgere esplicitamente su mostri, fantasmi e dettagli raccapriccianti - come in precedenza gli era stato imposto dalle Produzioni dei suoi film - ma solo suggerendo, sussurrando, facendo balenare quel poco che bastava per inquietare lo spettatore e lasciarlo avvolto da dubbi, misteri, arcani. Nello stesso anno Bava gira Le Spie Vengono Dal Semifreddo con Franco e Ciccio, e direi che Operazione Paura viaggia su tutt'altre atmosfere, ovvio no? Bava però era uno versatile, e soprattutto pervaso di ironia da vendere, il che gli permetteva anche simili salti indolore di genere. Budget al minimo e tante idee, come sempre nell'artigianato cinematografico italiano; Bava poi era uno che plasmava in modo incredibile. Come spesso accade nei suoi film la forma prevale sulla sostanza, la vera narrativa non risiede tanto nella sceneggiatura o nella recitazione degli attori, ma nella messa in scena, nelle scenografie, nei paesaggi, nelle architetture, nei costumi, nelle musiche. Dettagli su dettagli, virtuosisimi della MdP (si pensi ai continui zoom o alla simulazione del dondolio dell'altalena, effetti presenti qui come in 5 Bambole Per La Luna d'Agosto).
Operazione Paura (il cui titolo, poco intrigante per la verità, secondo alcuni pare fosse mututato dai Bond movies, secondo un'altra vulgata invece tentava di acciuffare il successo di film come Operazione San Gennaro e Operazione Crossbow) è la rappresentazione da manuale del film gotico, villa diroccata, maledizione, villaggio di bifolchi, cimitero spettrale e fantasmi, la quint'essenza del cinema dell'orrore, naturalmente inteso in chiave Sixties. Ogni scena, ogni inquadratura è una specie di rappresentazione fumettistica, iconica, surreale, paradigmatica di atmosfere specifiche, caratterizzanti il genere. Abbiamo Giacomo Rossi Stuart, papà di Kim, uomo tutto d'un pezzo, baluardo della scienza in un mondo ai confini del covrannaturale; abbiamo Erika Blanc, la bella pulzella indifesa (e fifona) che il bel cavaliere deve difendere; abbiamo Fabienne Dalì, splendida fattucchiera che cerca come può di proteggere il paese dalla maledizione di Villa Grap, un casato all'interno del quale si è consumata 20 anni prima una terribile tragedia, e il cui sangue continua a ricadere sui villici, decimandoli uno dopo l'altro; abbiamo il fantasma della piccola Melissa Graps, una bimba di 7 anni che nel film è impersonata da un bimbo, Valerio Valeri. Racconta Lamberto, figlio di Mario Bava, che non si riusciva a trovare una bimba che avesse il physique du role per incarnare lo spettro, una bimba bianchiccia e smunta; al casting si presentavano solo paffutelle tirate su a quintali di omogeneizzati. Il piccolo Valeri fu notato per puro caso, figlio del portinaio del palazzo nel quale risiedeva il regista, e senza alcuna esperienza di cinema. Immagino che dopo sarà stato un vanto con i suoi coetanei poter dire di aver impersonato una femminuccia, al suo primo film; una di quelle cose che ti perseguitano per tutta la vita e che ti rendono l'infanzia un inferno.
Appena dodici giorni di lavorazione per 30 paginette di sceneggiatura (molte cose furono inventate sul set, all'impronta), et voilà; il film tuttavia ebbe una distribuzione difficile e travagliata, la casa produttrice fallì prima dell'uscita in sala della pellicola, così Operazione Paura fu affidato malamente alla distribuzione indipendente locale, e rimase qua e là per pochi giorni, prima di essere strappato giù dallo schermo. Solo anni e anni e anni dopo il film ha conosciuto una (solita e tardiva) rivalutazione, tanto da essere accreditato dai critici addirittura come una delle migliori e più personali opere di Bava, se non la migliore tout court. Wikipedia riporta un'ampia e interessantisima sezione sullo stile di Bava, caratterizzato da tutte le sue specificità di ripresa, la colorazione accesa e irreale, i piani sequenza, le soggettive, gli zoom, gli effetti sfocati e "psichedelici". Infine, va detto che la trovata della palla che rimbalza, e che nel film annuncia l'arrivo dello spettro di Melissa, piacque talmente a Fellini che la "rubò" letteralmente al povero Bava, bruciandolo sui tempi, visto che Tre Passi Del Delirio (contenente l'episodio Toby Dammit di Fellini) uscì nel'68, prima di Operazione Paura, e curiosamente recava poprio una palla che rimbalzava... Alla visione del film Bava esclamò "questa scena non mi è nuova", e Giulietta Masina, facendo spallucce rispose: "Federico, sai com'è fatto..."