
Opera è stato per me una forte delusione, ero convinto che mi sarebbe piaciuto tantissimo. Avevo nella testa le dichiarazioni di Argento che raccontava delle fantamirabolanti riprese in soggettiva dei corvi, realizzate con la super machine dei Transformers venuta dal pianeta Cybertron Zerozeroalfa. Ebbene, a visione conclusa ero stordito, appesantito, sazio come quando hai mangiato troppo e la sensazione non è di benessere ma di ingolfamento intestinale. Solitamente si imputa a Argento una trama troppo flebile ed evanescente, stavolta è pure troppo farraginosa e contorta, ed il finale (anzi il doppio finale)...ussignur! Argento doveva dirigere il Rigoletto a Macerata ma all'ultimo l'accordo non si fece (la sua idea di trasformare in vampiro il Duca di Mantova non fu accolta propriamente con entusiasmo orgiastico). La lirica però gli pungolava il cervello, anche perché oramai si era addentrato in quegli ambienti, e così arrivò Opera, il suo film più costoso, almeno fino ad allora (10 miliardi di lire).
Di positivo c'è che il film mantiene la componente ibrida che Argento aveva un po' sempre mostrato di prediligere; virtuosismi tecnici (piani sequenza, il volo dei corvi o l'esplosione del proiettile di pistola nello spioncino della porta), voce narrante fuori campo ma in pochissimi significativi momenti (ed è quella di Argento, il che spiazza e sorprende lo spettatore), un doppio finale, con il secondo piuttosto slegato dal resto della storia. Ci sono dialoghi che ho trovato assurdi, anche per la loro collocazione, ad esempio quello che avviene tra la Marsillach e Ian Charleson (il sosia di Lambert, al quale hanno dato pure lo stesso doppiatore) in auto, subito dopo l'omicidio del giovane William McNamara. La Marsillach dovrebbe essere sconvolta, angosciata, terrorizzata, invece i due discettano sulla "civetteria" delle cantanti soprano e la Marsillach con fare permaloso sottolinea come lei sia una brava suorina. I due si punzecchiano arrivando quasi a scherzare, il che stride parecchio con i cinque minuti precedenti in cui c'è stata la macellazione del giovane amante della Marsillach, che lei ha testimoniato in diretta manco fosse 90° Minuto. - SPOILER: Il commissario di Polizia è innanzitutto ridicolo come personaggio, una specie di fighetto, colletto bianco di Wall Street da film tv americano; totalmente fuori ruolo per come l'ho percepito io. Oltre ciò è pure qualcos'altro.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, Opera complessivamente è più rozzo dei raffinatissimi lavori di Argento, perlomeno sino a Inferno, pur non difettando in tensione ed abbondando in espedienti tecnici. Non che non vi siano bei momenti e intuizioni felici, ad esempio nelle penombre della casa della Marsillach quando è braccata, tuttavia Argento pare già aver perso ispirazione all'altezza di Opera. Ok, va bene la trovata dei corvi in soggettiva che svolazzano sul pubblico spaventato del Regio di Parma, ma pare pure un po' fine a se stessa, perché nulla apporta in più al film, un assolo ultratecnico in una canzone comunque banale (praticamente la carriera di Malmsteen). Gli ammazzamenti comunque sono belli pesi, da slasher, e pure la trovata degli spilli alle pupille della Marsillach creano un forte disagio (Argento dice di averli ideati per "punire" quel pubblico che nelle scene cruente chiude gli occhi, ovvero proprio quei frangenti che implicano il maggior impegno del regista). Per riprendere adeguatamente il suo stato, la macchina da presa doveva stare così vicino alle pupille della Marsillach da infastidire l'attrice, la quale in un'occasione, per mancanza di spazio vitale, ebbe un principio di svenimento. Sul set il rapporto professionale tra lei e Argento degenerò rovinosamente, nelle ultime settimane di ripresa i due non si parlavano più e il povero Michele Soavi (che nel film fa un cameo come Daniele Soavi) veniva inviato a fare da messaggero sulle scene successive da interpretare. La protagonista doveva essere inizialmente Giuliana De Sio, e un po' mi è rimasta la curiosità di sapere come sarebbe potuto essere Opera con lei. E questo è pure il penultimo film con Daria Nicolodi, che rivedremo solo in La Terza Madre, esattamente 20 anni dopo.
Argento racconta che nel secondo finale, quando la Marsillach e Charleson si godono la montagna bucolica, c'è una autocitazione metacinematografica. Il regista horror infatti, dopo la parentesi operistica (come lo stesso Argento che avrebbe dovuto dirigere il suddetto Rigoletto), sta preparando il suo prossimo film, indovinate quale? Phenomena. Infatti armeggia con una mosca legata ad un filo davanti alla videocamera, ma purtroppo verrà barbaramente ucciso prima che possa girare, ed ecco che un certo Dario Argento raccoglierà il testimone e farà quel film (dunque idealmente la storia narrata in Opera si situerebbe prima del 1985). E c'è qualche parentela pure con Il Fantasma Dell'Opera, che riprende l'ambientazione teatrale, il mondo dell'opera e un'oscura figura che trama nell'ombra con tanto di incidente alla stella principale del cast e conseguente reclutamento della sostituta. Per la colonna sonora Argento si è avvalso di Claudio Simonetti (oltre che di un certo Giuseppe Verdi) e ha piazzato lì pure un po' di heavy metal, sostenendo che il metal con tutta la sua "volgarità" (testuali parole) veniva amplificato se fatto esplodere subito dopo l'araldica musica classica. La qual teoria, nella sua brutale formulazione, mi ha un po' infastidito, lo confesso, ma credo sia anche sostanzialmente corretta. Molti apprezzano Opera, c'è chi addirittura lo mette tra i migliori film di Argento; io, sapendo di bestemmiare per molti argentiani cinefili, sono rimasto un po' con l'amaro in bocca. La locandina del film rimane comunque geniale nonché scolpita nella storia del cinema italiano.