Nudo Di Donna è una delle poche regie di Nino Manfredi, precedentemente aveva diretto nel 1962 l'episodio L'Amore Difficile nel film L'Avventura Di Un Soldato e nel 1971 Per Grazia Ricevuta. In questo caso subentra a Lattuada, regista originario di Nudo Di Donna e rende la pellicola una sua storia a tutti gli effetti, cucendosela addosso. Non è un film apprezzatissimo dalla critica, non è mai stato passato troppo in tv ed in generale è tra i meno citati e ricordati di Manfredi, eppure a mio gusto e parere è un piccolo gioiellino nella sua filmografia. La storia vede una coppia di coniugi il cui ménage matrimoniale dopo 15 anni è un po' stanco. Lui romano (Manfredi) sarebbe meccanico e pilota automobilistico, lei settentrionale (Eleonora Giorgi), ha una libreria antiquaria di famiglia a Venezia. Il carattere pragmatico, disilluso, sarcastico e viscerale di Manfredi si contrappone come il giorno alla notte a quello invece più algido, pacato ed etereo della Giorgi. Dopo l'ennesima litigata i due decidono di separarsi, la famosa pausa di riflessione. Nel frattempo Manfredi va a vivere a casa di un fotografo, in un decadente palazzo del '700. Qui scova un ritratto di una donna di spalle, completamente nuda. Riconosce il corpo di sua moglie e chiede spiegazioni al fotografo, il quale tuttavia lo rimanda ad una modella/prostituta che vive dall'altra parte della città. Manfredi si industria per trovarla e quando finalmente entra in intimità con lei non è più in grado di distinguerla dalla moglie. Il film prosegue sul tema del doppio fino ad un epilogo che dovete scoprire da soli.
La cornice ambientale della vicenda è molto importante, Venezia durante il carnevale. Poiché, come detto, il film sfrutta moltissimo il tema del doppio, dunque del travestimento e della maschera, il fatto che il tutto avvenga in mezzo ad altre maschere, che fungono da quinta teatrale perfettamente plausibile e naturale poiché Venezia in quei giorni è esattamente quello, rende la storia di Manfredi quasi fiabesca, irreale eppure al contempo perfettamente reale. La MdP si sofferma spesso sui costumi e sulle maschere nelle calli e nelle piazze più famose della Serenissima. Inutile dire quanto di per sé l'atmosfera di una città magica come Venezia contribuisca a portare il film su di un livello onirico, metaforico e concettuale. Il contraltare di tutto ciò è il personaggio particolarmente ruvido di Manfredi, che Mereghetti classifica come volgare perché spesso uso al turpiloquio. E' vero, Manfredi qui calca un po' la mano, ma fa parte del ruolo, il suo Sandro è un deluso, un inconcludente, un umorale, forse financo un depresso, svuotato e senza stimoli. Ha bisogno di rinnamorarsi della moglie ed infatti progressivamente anche la sua rabbia repressa si stempera e il suo animo abbraccia la poesia. La regia poi è deliziosa, intendo proprio visivamente, a livello di fotografia, immagini ed inquadrature. Mi ha colpito molto anche l'uso delle musiche (ad opera di Maurizio Giammarco e Roberto Gatto), davvero incisivo e centrato.
E' necessario soffermarsi su Eleonora Giorgi, incredibile attrice italiana di quegli anni, mai troppo celebrata, anzi spesso sottovalutata. Senza le forme di una Fenech o di una Bouchet, senza la sensualità urlata di una Carmen Russo o di una Lory Del Santo, la Giorgi è stata impiegata nel nostro cinema di genere a tutti i livelli eppure raramente ci si è soffermati a sottolinearne l'immensa bellezza e l'altrettanto immensa bravura. Qui è irresistibile, di una perfezione rara, meravigliosa, impossibile non innamorarsene, tanto nel ruolo di Laura moglie di Sandro, quanto in quello di Rirì, musa ispiratrice dell'Amore stesso. Il suo appartamento boudoir è qualcosa di estremamente caratteristico e le scene che la vedono protagonista insieme a Manfredi sono davvero preziose e delicate. Curiosa anche la scelta dell'attore romano di circondarsi di volti magari poco noti ma assai dotati, performanti ed efficaci come Carlo Bagno o Geroges Wilson. L'unica critica che sento di muovere al film è forse la scena finale, in qualche modo sa un po' di sbrigativo, di facile, forse si poteva trovare qualcosa che mantenesse la medesima sostanza ma che formalmente fosse svolto in modo più ricco, elaborato, sfumato. Per il resto, Nudo Di Donna è un ottimo film di Manfredi nella doppia veste di attore e regista decisamente da riscoprire.