Non Ci Resta Che Il Crimine

Non Ci Resta Che Il Crimine
Non Ci Resta Che Il Crimine

C'erano tutti i presupposti per fare un buon film, o perlomeno un film divertente, ma secondo una precisa regola evidentemente inderogabile del cinema italiano dei 2000, l'occasione va alle ortiche e il film svacca immediatamente, senza nemmeno provarci. Altrettanto indubitabilmente al botteghino è un successo trionfale, a riprova che il pubblico oramai si accontenta e parecchio. Certo, il cuore pulsante dell'intera operazione tradisce già la scarsa fantasia di partenza, una botta di nostalgia, il passatismo che accontenta tutti, gli odierni quarantenni e cinquantenni che rimpiangono il giardino edenico dei '70/'80, epoche mitiche del "si stava meglio quando si stava peggio" (poi però provate a togliergli whatsapp per 24 ore e preparate la camicia di forza). Ok, ci sto, torniamo all'epoca dei Camperos, delle Superga e di Alan Sorrenti, voglio essere stupito. Ovviamente la sceneggiatura si fonda sul dialetto, nove su dieci è quello romano; passata l'epoca dei toscani adesso è tutto un flirt con la Capitale ed i suoi figli sboccati. Mettiamoci dentro pure la banda della Magliana, che in epoca di Gomorre e serie tv ultra criminali la borgata che si ribella garantisce pubblico pagante in sala. Stabiliti tutti i cliché di partenza, non era affatto detto che ne dovesse necessariamente venire fuori un brutto film, magari un po' pigro, magari furbacchione nel lisciare il pelo agli spettatori, ma comunque brillante per trovate, dialoghi, personaggi, battute. Vi do una notizia: non è andata così.

Non Ci Resta Che Il Crimine (che fin dal titolo è citazionista, il rimando naturalmente è al campione di incassi 1984 Non Ci Resta Che Piangere) è la quintessenza dell'adagiarsi sulla pappa scodellata. E' un supermarket di appropriazioni debite ed indebite, musica, costumi, automobili; un manuale su come fare un film riempiendosi il carrello di roba presa dagli scaffali e shakerata quel tanto da renderla fruibile al costo di un biglietto del cinema. I tre protagonisti sono poco credibili, Gassmann fantozziano (e totalmente inetto con le donne....con quel fisico lì?), Tognazzi pavido e complessato (che però a 3/4 di film ha un twist psicologico che neanche ne L'Invasione Degli Ultracorpi), Giallini che fa Giallini, quello che un po' "ce la sa lunga" ma deve costantemente servire la battuta sul vassoio d'argento. Poi c'è Edoardo Leo, alias Renatino della banda della Magliana, che non può né fare il cattivo (vero), né il comico, né carne né pesce insomma. Ilenia Pastorelli è di una bellezza fiammeggiante, quando appare sullo schermo col costumino scippato alla Heather Parisi di "Disco Bambina" viene da sentirsi male, solo quello vale il film; però sarà la dodicesima pellicola in cui vedo la Pastorelli che fa la coatta romana, l'unico ruolo che a quanto pare sa fare o che le viene proposto. Oltre ad essere una bella donna vorrei finalmente capire se sia anche una brava attrice. Il resto è paccottiglia di contorno, senza uno straccio di caratterista degno di tal nome per altro.

I dialoghi sono spesso inutilmente prolissi senza mai arrivare a quagliare. Battute sprecate, battute assenti, una verbosità che ammazza il ritmo. Ho apprezzato che il passaggio più insidioso venga risolto con grande semplicità, senza inventarsi astrusità. Mi riferisco al portale che spedisce i tres amigos nel passato, sta là e basta, e loro lo attraversano, semplice semplice, per un attimo il regista Massimiliano Bruno ha una botta di lucida consapevolezza, è meglio volare bassi. Ma poi tutto quello che poteva essere sfruttato nella Roma del 1982 si riduce ad un macchiettismo banale, al minimo sindacale. Cosa è accaduto nel 1982? L'Italia ha vinto i Mondiali di calcio, stop. Siamo italiani semplici. Hai voglia a frazionare lo schermo come fosse un fumetto, hai voglia a citare i poliziotteschi, a mettere i Kiss contro i Rockets (con Gassmann che riesce persino a proferire la blasfemia di aver sempre preferito i Rockets), Non Ci Resta Che Il Crimine gira terribilmente a vuoto e lo si capisce quando ti ritrovi ad aspettare solo e soltanto che torni la Pastorelli vestita sempre e soltanto di lingerie sexy (oppure nuda), a qualsiasi ora del giorno, ovunque si trovi, per contratto. Quello è il segnale marchiano della cilecca. Il finale politicamente corretto mette la pietra tombale su di una visione che ricorderò unicamente per un nome ed un costume....tutti sappiamo quali. Poteva mancare l'annuncio del sequel? Si chiamerà Ritorno Al Crimine (di citazione in citazione), già in lavorazione.

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