Su soggetto dello stesso Comencini e di Ugo Guerra, Edoardo Anton e Marcello Fondato, Luigi Comencini nel 1958 dirige Mogli Pericolose, aperto dalla canzone omonima che accarezza i titoli di testa, cantata da Domenico Modugno. Dopo la fumettosa introduzione, molto carina, veniamo catapultati dentro le vicende sentimentali di quattro coppie di coniugi, quella formata da Aldo Carotenuto e Pupella Maggio, separati in casa e sempre contrapposti nell'educazione del figlio Tato (vero nipote di Carotenuto in quanto figlio del fratello, Memmo), che la madre tratta come un eterno bamboccione bisognoso di protezione e sorveglianza mentre il padre vorrebbe farne un "uomo" a tutti gli effetti; quella di Nino Taranto e Sylva Koscina, fiaccata dalla gelosia di Taranto dovuta alla differenza d'età, al passato da ballerina di varietà della bellissima moglie e dal tarlo del sospetto che la Koscina se la intenda in realtà con Franco Fabrizi (a sua volta sposato con Dorian Gray), datore di lavoro di Taranto; infine quella del giovane medico Renato Salvatori e Giorgia Moll, due sposini innamoratissimi e candidi (forse). La Gray, la Moll e la Koscina in particolare sono molto amiche, pur con personalità polarmente diverse, tradizionale e rigorosa la prima, spensierata e devota al marito la seconda, più smaliziata (ed invidiata) la terza. Per scommessa decidono di provare a solleticare le attenzioni di Salvatori, facendolo corteggiare dalla Koscina, per dimostrare alla Moll che pure lui è come tutti gli altri uomini, cacciatore, bugiardo ed adultero all'occorrenza.
- SPOILER: La Koscina ce la mette tutta per irretire Salvatori, fino a farsi fare persino un elettrocardiogramma presso il suo ambulatorio. Il giovane sposo si mostra irreprensibile ma accade che tra i due scocchi una autentica scintilla d'amore, tutto sommata casta e sincera, che rischia però di essere compromessa quando Salvatori scopre che il corteggiamento era in realtà partito da una scommessa un po' cinica. L'equilibrio di tutte le coppie coinvolte salta, come in una reazione a catena, un domino che travolge tutti gli attori in commedia. Naturalmente trattandosi per l'appunto di una commedia, ancorché sentimentale, i cocci nel finale si riaccomodano e ogni coniuge ritrova la perfetta sintonia con la propria metà, salvando il rispettivo matrimonio. La Koscina rimane persino incinta del marito, dando inizio ad una nuova stagione d'amore. Il sentimento nato tra lei e Salvatori viene semplicemente represso, con buona pace di tutti. Amen.
Il film è molto gradevole e divertente, i caratteri (ed i caratteristi) sono ben assortiti e Comencini imprime un ritmo notevole alla vicenda. Lo stereotipo del maschio italiano non si smentisce, anzi funge da carburante del racconto, così come le manie, le ossessioni ed una certa natura dominatrice e prevaricatrice della donna (le "mogli pericolose") fanno da contraltare in sceneggiatura in modo altrettanto stereotipato, secondo una rappresentazione funzionale alla storia, che vuole essere brillante senza alcuna pretesa sociologica. Per gli esiti legati alla scommessa, ad un certo punto la Koscina è costretta ad esibirsi suo malgrado in una danza del ventre davanti al marito e a tutti gli amici presenti (alla maniera di un suo numero di varietà di quando era ancora attrice), un siparietto che scatena il testosterone dei mariti e la gelosia delle mogli. Taranto va su tutte le furie e ad un certo punto Carotenuto, dopo aver goduto beatamente dello spettacolo (tutti pendono dalle labbra della Koscina), gli offre beffardamente un drink "contro il logorio della moglie moderna", citando evidentemente il Calindri dello spot del Cynar. Nel cast c'è anche una giovane Rosalba Neri, appena 18enne, pure lei "attenzionata speciale" da parte dei vari maschi.