Modalità Aereo

Modalità Aereo
Modalità Aereo

Questa rubrica Benbow vs Commedia Italiana 2.0 sta diventando un po' ripetitiva. Non potrebbe essere altrimenti visto che il core business della rubrica è proprio mettere in luce come la produzione cinematografica nazionale, segnatamente alla voce commedia, sia basata sulla ripetitività di uno schema e di topoi che si ripetono identici di pellicola in pellicola, per fidelizzare gli spettatori e rincuorarli del fatto che non dovranno sprecare neanche un neurone a decriptare un fotogramma avulso dal contesto o minimamente eterogeneo rispetto a ciò che sono stati abituati a vedere da qualche lustro a questa parte. Modalità Aereo di Brizzi naturalmente non fa eccezione. I comici presi dalla tv per affaticare il meno possibile lo spettatore li abbiamo? Li abbiamo. L'uso del dialetto a porgere le battute per far sentire lo spettatore a casa lo abbiamo? Lo abbiamo. La musica strappacore nella scena strappacore di profonda riflessione esistenziale la abbiamo? La abbiamo. L'assoluta mancanza di coraggio in una sceneggiatura prevedibile e del tutto scevra di inventiva la abbiamo? La abbiamo. Personaggi macchietta delineati con la profondità di un cartone animato li abbiamo? Li abbiamo. Happy ending appiccicoso e diabetico lo abbiamo? Pure quello. Non manca nulla insomma al film di Brizzi. Personalmente apprezzo moltissimo Lillo come talento comico, ma con altrettanta onestà devo ammettere che ogni volta che lui ed il suo compare Greg (qui assente) hanno partecipato ad un film, i motivi alimentari devono essere stati l'unico propulsore, mi rifiuto di credere che il loro spessore non gli abbia fatto fiutare a chilometri di distanza la pochezza del progetto a cui avrebbero partecipato. Lode sempiterna a Sabrina Salerno, che qui fa un cameo ruffianissimo; è puro fan service, me ne rendo conto, ma è la Salerno, che le puoi dire?. Un minimo raggio di luce nel buio di un cinema così decadente. Dove però sono veramente saltato sulla sedia è stato quando in scena è comparsa Veronika Logan... così all'improvviso, come niente fosse, buttata lì dopo ben 3/4 di film. Onestamente non mi ero preoccupato del cast, al di là dei faccioni in locandina non sapevo chi fosse schierato in campo. Quando mi sono visto la Logan - che adoro - ho avuto un tuffo al cuore, ho capito che gli dei della celluloide mi avevano fatto il regalo di trovare almeno un motivo per sostenere la visione. Il suo è un ruolo minuscolo, periferico; inutile dire che meriterebbe altro, ma il cinema se la ricorda poco e di rado. Peccato.

C'è Violante Placido, attrice assolutamente capace e lo dimostra a suo modo, tuttavia il suo personaggio è macchiato dalla più totale inverosimiglianza. Non esisterebbe un motivo nell'universo per il quale la sua hostess potrebbe sentirsi attratta dalla maleducazione, la cafonaggine, l'arroganza, la povertà umana dell'imprenditore interpretato da Paolo Ruffni (se non il denaro, ma il suo personaggio non è quel tipo di personaggio...) tuttavia, per esigenze di copione, tra i due deve esserci la liaison, e così sia. Ruffini è senza infamia e senza lode. Ho sempre pensato che ben diretto avrebbe potuto tirar fuori risorse inaspettate, non necessariamente solo quelle comico-demenziali. Ben diretto però. Questo è un film di Brizzi. La povera Caterina Guzzanti è rinchiusa in un ruolo altrettanto infelice. Brava ma anche qui, il personaggio è quel che è. Altra attrice che potrebbe dare molto di più al nostro cinema, se non ci fosse una tale ottusità produttiva e una così scarsa fantasia di storie da proporre ad un pubblico sempre più lobotomizzato. Insopportabili i siparietti musicali di Lillo. Forzati, gratuiti, stupidi, assillanti, non per come li interpreta l'attore (sono assolutamente nelle sue corde e nel suo repertorio, per chi lo conosce), ma in riferimento al film, sanno di appiccicato a forza pe' fa' ride'. Così come la divisa in stile banda Bassotti di Lillo e Dino Abbrescia, altro che cartone animato, siamo proprio a Topolino. La risoluzione finale dei guai poi è una ovvia, grossolana, sbrigativa fiera di cose giuste che vanno nel modo giusto e vissero felici e contenti, tanto per tirare la volata al finale in stile zuppa del Casale, che francamente fa venire l'orchite. E scorrono i titoli di coda. Avanti un altro.

Trailer ufficiale

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