Quinto capitolo di Mission Impossible, sempre più diretto concorrente dei Bond movies, e segnatamente quelli di Craig e Mendes. La formula, come si sa, è molto simile, con il grande eroe, una bella donna per ogni episodio (col volgere dei tempi, da belle statuine si sono trasformate in combattenti invincibili pure loro), un grand tour per il pianeta con svariate sedi toccate ad ogni nuova avventura cinematografica. 007 in più di solito si gioca la carta della theme song affidata alla popstar del momento, ed un background assai più nutrito, derivante dalle pagine di Ian Fleming e da un corpus di oramai 24 titoli, contando anche l'ultimo Spectre. Mission Impossibile dalla sua ha un retaggio televisivo, una squadra di agenti al servizio di Ethan Hunt (anche se verso metà saga si erano messi in testa di far agire pure lui come un cavaliere solitario anziché come il leader dei moschettieri) ed una serie di congegni tecnologici assai più preponderanti rispetto ai film di Bond (che pure li prevede, ma i tempi di R, lo scienziato degli "aggeggi" di Bond, sono tramontati).
Stavolta Ethan Hunt (Tom Cruise) diventa addirittura un ricercato dalla CIA, un fuggiasco criminale, quando l'IMF (che sta per Impossible Mission Force) viene sciolto e assorbito dalla Central Intelligency Agency di Alan Hunley (Alec Baldwin). Mentre William Brandt (Jeremy Renner) tenta di fronteggiare la situazione su di un piano politico, Hunt e Benji Dunn (Simon Pegg) scoprono l'esistenza di un'organizzazione denominata il Sindacato, originariamente progettata dall'MI-6 britannico, formata da ex agenti ufficialmente morti, i quali tentano ora di sovvertire l'ordine mondiale, quasi come forma di vendetta per i governi ai quali hanno obbedito per anni. Hunt verrà sbattuto da una parte all'altra del pianeta, spesso lottando fianco a fianco con una misteriosa spia di nome Ilsa Faust (Rebecca Ferguson), la quale probabilmente fa il doppio o anche il triplo gioco, ed ogni volta fidarsi è una scommessa. Quando la situazione dell'IMF e degli stessi Ethan e Benji sembra definitivamente spacciata, saranno gli altri membri dellagenzia ad entrare in azione, raggiungendo i compagni e sconfiggendo una volta e per tutte il Sindacato ed il suo capo Solomon Lane (Sean Harris).
Rogue Nation è uno tra i film più corali della saga. Cruise è sempre il supereroe indiscusso (e fa sempre più faccette per farci dimenticare che gli anni passano pure per lui), ma la presenza di Simon Pegg - il contraltare comico - è generosa ed abbondante, idem lo spazio dedicato alla svedesona Ferguson. In minor parte ma comunque tutt'altro che periferici Baldwin e Renner, quest'ultimo col lieve conflitto di interessi di essere anche colui che ha raccolto il testimone di Jason Bourne. A Bond viene fatto il dispettuccio di incolpare proprio il suo MI-6 come ufficio operativo che ha generato i cattivi della situazione, ed il relativo chief Atlee (Simon McBurney) un mezzo complottatore ai danni del Premier stesso. La Ferguson è un bel personaggio, non bellissima ma assai sensuale, dallo sguardo carico di intensità nei primi piani, e decisamente impegnata in molte coreografie action che regge alla grande. Non convincentissimo il villain occhialuto di Harris, a mio parere, che sembra più l'impiegatino D-Fens di Michael Douglas in Un Giorno Di Ordinaria Follia che un temibile terrorista. Cruise si riserva i consueti momenti "impossibili", con le scene dell'airbus (piazzata in apertura, non siamo neanche arrivati ai titoili di testa e succede già "l'impossibile") e dell'inseguimento in moto realizzate - si dice - senza l'apporto degli stunts, come gli è consuetudine.
In generale, tutti i momenti di azione ed adrenalina sono magnificamente resi, tant'è che quando il testosterone cala per qualche minuto pare quasi che il film si appiattisca un pochino (certi dialoghi sono sbrigativi e troppo banali). Suggestiva tutta la parte girata all'Opera di Vienna, durante la Turandot. La produzione di J.J. Abrams e dello stesso Cruise (con finanziatori anche cinesi) è naturalmente garanzia di un budget faraonico impiegato per il film. Facile pensare che la regia sia stata affidata a Christopher McQuarrie su indicazione dello stesso Cruise, visto che i due hanno già lavorato insieme in Jack Reacher e in Edge Of Tomorrow (di cui McQuarrie ha curato la sceneggiatura). Mission Impossible ha il merito di essersi mantenuta sempre piuttosto costante come qualità (tranne il terzo episodio, a mio parere il meno interessante) ed anzi, di aver messo il turbo nel quarto e quinto film, cosa non comune per una saga che si è spinta così lontano.