Diciannove anni dopo Revolutions, terzo capitolo del franchise, dopo dichiarazioni su dichiarazioni che negavano fermamente la volontà di proseguirlo, preso atto di quella opposta e contraria della Warner Bros di rispolverare Matrix in qualunque modo e versione possibile, con il mondo dei videogames che nel frattempo era entrato nel mezzo, i marchi Wachowski e Matrix sono tornati ad incontrarsi e sovrapporsi, anche se le due sorelle (ex fratelli) con la doppia W sono unite solo in fase di sceneggiatura poiché poi a dirigere è unicamente Lana. Anche in termini di casting i recuperi forti sono due, Keanu Reeves e Carrie-Anne Moss (e tra i minori quello di Jada Pinkett Smith), perché per il resto i personaggi sono rimasti fermi ma i loro volti sono mutati col mutare degli attori. In tal senso è stato una bel cimento girare questo quarto Matrix, vuoi per il covid, vuoi per la sfida tecnologica e la stringente necessità di stare al passo con i tempi e non risultare datato, vuoi perché la sceneggiatura ha dovuto inseguire le piroette del cast e giustificare narrativamente perché Laurence Fishbourne o Hugo Weaving, per dirne due, non fossero più rispettivamente Morpheus e l'agente Smith. La Wachowski in parte ci riesce, in parte l'effetto supercazzola è sempre dietro l'angolo. Praticamente qualunque cosa diventa giustificabile mediante antani cyber-digitali e grandi arrovellamenti di parole, il che non significa che necessariamente non siano credibili, ma l'effetto fuffa c'è ed incombe. Bisogna metterlo un po' in conto però se ci si accosta al film e più in generale a tutta la saga di Matrix. E bisogna anche saper leggere tra le righe e cogliere allegorie, riferimenti e rimandi ad altro; è del tutto evidente ad esempio come nella trilogia iniziale la figura di Neo sia sostanzialmente sovrapponibile a quella del Cristo. L'apporto delle filosofia orientali non è mai mancato e via discorrendo di -ismo in -ismo, fino al godibilissimo gioco di specchi che la Wachowski costruisce tra la trilogia filmica e la presunta trilogia videoludica di cui si parla nel film.
Ritroviamo Neo infatti (che era morto ma vabbè....) programmatore di videogiochi, inconsapevole del suo passato del quale ha solo fumosi barlumi e flash mentali; ha creato il gioco di Matrix, una trittico che praticamente ripercorre i tre film, con personaggi e dialoghi. Quindi in Resurrections tutti i giudizi che vengono espressi sul gioco sono in realtà quelli sui film, in un buffo ping pong metacinematografico con tanto di presunte interpretazioni delle intenzioni e della lore di Matrix. Una volta presentati i personaggi e ricontestualizzato il tutto, l'avventura parte per davvero, Neo viene ancora una volta "estratto" da Matrix e catapultato nel mondo reale, con tanto di rinascita dalla capsula. Sin qui siamo più dalle parti di un remake (o di un reboot se preferite) che di un sequel, ma tutto cambia quando le facce degli interlocutori cominciano a cambiare e occorre spiegare perché il nuovo Morpheus non è come il vecchio, perché Smith è un altro, perché Niobe è invecchiata 60 anni, eccetera. A quel punto si dà il via alle montagne russe con tutti i parafernalia tipici del mondo di Matrix, tra i quali ad esempio le consuete migliaia di proiettili esplosi di mitragliette e pistole senza che ne vada mai a segno manco mezzo. L'accento è smisuratamente posto sulla coppia sentimentale Neo/Trinity, a tratti Neo sembra un boomer un po' frastornato e Trinity una signora borghese; attorno a loro la nuova generazione di scalpitanti eroi stride abbastanza, con pettinature sempre più glamour, occhiali da sole sempre più azzardati, guaine di pelle nera sempre più trendy. C'è pure un po' di eco Disney/Star Wars con i robot mascotte che danno il cinque o fanno le coccole.
Diciamo che nel complesso il film entusiasma meno di quanto mi sarei aspettato. La Wachowski fa i salti mortali per dare uno sviluppo coerente e credibile, e tutto sommato non sbaglia nulla in modo eclatante ma la sensazione di poca novità e tanto riciclo c'è, qualche personaggio non buca lo schermo (vedi l'analista o il nuovo Smith), il finale supereroistico e l'eccessivo zucchero nella chimica tra Neo e Trinity appesantiscono notevolmente il tutto. Responsi ed incassi del franchise hanno sostanzialmente seguito la cronologia delle uscite, dal primo al quarto è stato un calo continuo e Resurrections è addirittura uscito in contemporanea in sala e in streaming su HBO, contribuendo non poco ad azzoppare gli incassi. Mi trovo sostanzialmente d'accordo, ogni nuovo Matrix ha un po' peggiorato il precedente, ma mentre nei primi tre la sensazione era quella di un corpus unico, questo nuovo capitolo odora tantissimo di pezzo appiccicato agli altri a posteriori, più che altro con la volontà di tornare ad immergersi in un certo mondo più per nostalgia che per reali esigenze narrative o artistiche. Verrebbe da sperare che si fermino qui ma il finale apertissimo è una minaccia a tutti gli effetti ed i protagonisti sono ritornati già da morti, figuriamoci se concludono la storia sulle proprie gambe, vivi, vegeti, ricoperti di scintillante pelle nera tirata a lucido ed al massimo della potenza.