L’Uccello Dalle Piume Di Cristallo

L’Uccello Dalle Piume Di Cristallo
L’Uccello Dalle Piume Di Cristallo

"Quell'italiano comincia a preoccuparmi - questo disse Alfred Hitchcock, maestro del thrilling dopo aver visto il primo film di Dario Argento". Con questa frase il trailer de L'Uccello Dalle Piume Di Cristallo introduceva film e regista - Dario Argento agli esordi - un'affermazione più falsa di Giuda poiché Hitchcock non la proferì mai, né è dato di sapere se abbia mai effettivamente visto il film o meno. Tuttavia è entrata a far parte del mito, assieme alla pellicola e ad Argento il quale scombussolò il mondo del thriller (pardon.... il thrilling) dell'epoca e per molti decenni a venire, se è vero che ancora oggi c'è chi lo citi apertamente e generazioni di registi, nazionali ma soprattutto internazionali si sono riferiti a lui come ad un nume tutelare. L'Uccello ha oramai mezzo secolo, ricorre proprio quest'anno il cinquantenario, eppure rivederlo mette ancora i brividi addosso. Ancor più il pensare che tutto ciò che vediamo nell'arco di quei 96 minuti semplicemente prima non esisteva. Argento ha ricodificato il genere, introducendovi nuovi elementi dai quali "dopo" nessuno ha potuto prescindere. La sua visione estetica della morte, del sangue, delle lame dei coltelli, degli omicidi (che diventano dei veri e propri rituali), dei guanti neri e degli impermeabili dell'assassino, le soggettive, i dettagli rivelatori, le ossessioni, il velato erotismo, la composizione del fotogramma come una vera e propria opera d'arte, l'impiego della tecnica di ripresa come vero e proprio linguaggio narrativo al servizio della storia e delle sue atmosfere, tutti elementi costitutivi e fondanti del cinema argentiano. Anche se parzialmente alcuni di questi si sono edulcorati nel tempo, anche nel cinema di Argento stesso, rimane agli atti della storia del cinema che è stato lui a idearli e imprimerli sulla celluloide.

Soggetto e sceneggiatura de L'Uccello erano di Argento, basati sul romanzo La Statua Che Urla di Fredric Brown. Si narra che fu Bernardo Bertolucci a commissionargliela (Argento veniva già da sceneggiature, come ad esempio quella di C'era Una Volta Il West), tuttavia strada facendo la plasmò a proprio uso e consumo, trasformando lo script in una sua visione personale e non più, o non tanto, in una fedele trasposizione del romanzo di Brown. Anziché vedersi scippare (o martoriare) il testo, magari attribuendolo ad un nome meno anonimo del suo, fondò col padre Salvatore la Seda, la società di produzione che avrebbe prodotto il film. La gestazione fu comunque travagliata. Musante era perplesso dalle improvvisazioni del "neofita" Argento, i due non si piacevano per niente; la Titanus, che avrebbe distribuito il film, non si fidava di Argento e voleva passare il film a Ferdinando Baldi, all'epoca regista di western e film storici, non si capisce a che titolo avrebbe dovuto prendere in carico una trama del genere. Argento stesso racconta che fu chiamato in causa persino Terence Young, che però rifiutò. Il budget era sempre sul punto di esaurirsi e i tempi di lavorazione su quello di sforare. Al botteghino la partenza non fu fulminea, ma dopo le prime incertezze, il film si attestò come il 13esimo miglior incasso della stagione. Va tenuto conto che alla fotografia Argento schiera Vittorio Storaro (pure lui appena al suo terzo film, se non erro) e alla colonna sonora Ennio Morricone, praticamente due gol a porta vuota, che infatti contribuiscono non poco alla qualità finale del prodotto. Enrico Maria Salerno neppure visse benissimo il set; dovendo recitare in inglese si sentiva non all'altezza, al punto tale che un giorno si interruppe nel bel mezzo di una battuta scusandosi e dicendo che avrebbe restituito il compenso ricevuto. Fortunatamente fu convinto a ripensarci.

Ci sono scene maestose nel film, soprattutto per l'opera prima di un regista sconosciuto, osteggiato dalla Produzione e dai suoi stessi collaboratori (l'aiuto regista, molto vecchia scuola e poco incline alle innovazioni di Argento) e col chiodo fisso di non dilapidare il budget. Mi viene in mente quando la MdP si alza sulla testa di Musante appollaiato su un piloncino di cemento, si libra sopra i tetti e si dirige altrove, in un luogo dove lo spettatore deve porre la sua attenzione, la casa dell'assassino.. Argento era incessantemente alla ricerca di un linguaggio nuovo, fresco, che si discostasse dalla tradizione e questo rappresentava tanto un atto di coraggio quanto una scommessa rischiosa. Per tutta risposta la Titanus, nella figura di Goffredo Lombardo, disse che quel poco di girato che si poteva vedere dopo i primi giorni "non era un poliziesco, non era un giallo, non era niente... non si facevano così i film", soprattutto se erano soldi della Titanus ad essere spesi. Sul set Argento dice di aver sentito un'ostilità diffusa, spesso gli venivano contestate le soluzioni stilistiche adottate e lui si impuntava ancora di più per ottenerle. Quando il film, terminato, fu visto per la prima volta e integralmente da Lombardo e dalla Titanus, Argento padre e figlio fecero un po' di anticamera in attesa dell'esito che sarebbe stato riservato al film. La segretaria di Lombardo aveva assistito alla proiezione e aveva difficoltà ad addentare il suo panino dal tremolìo. Salvatore Argento le chiese se stesse male e lei replicò che il film l'aveva terrorizzata. Fu così portata d'imperio da Lombardo al quale venne fatto ripetere talis qualis cosa aveva mormorato poco prima. "E cosa ne sa lei?" rispose piccato Lombardo, "lei è il pubblico", trionfò Salvatore Argento. Un dettaglio curioso è che il famoso Hornitus Nevalis (che starebbe per "gru delle nevi"), l'uccello dal quale deriva il titolo, non esiste affatto, quello che si vede ad un certo punto nella scena dello zoo è una gru coronata balearica pavonina

Trailer ufficiale

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