
Lonely Hearts sono letteralmente i cuori solitari, quelli delle riviste sentimentali che cercano di accoppiare derelitti in crisi d'amore. Titolo quindi molto concreto, anche se si adatta pure perfettamente alle atmosfere del film di Todd Robinson, popolato di uomini e donne arsi dalla mancanza di amore per il prossimo, chiusi nella incompatibilità (talvolta patologica) con le realtà, impossibilitati a condurre un rapporto sano e franco con il mondo. Siamo nel 1951 negli Stati Uniti, Jared Leto è un truffatore farabutto che sfrutta il mal di cuore di donne sole, possibilmente benestanti, per spillar loro quanti più soldi possibile. Leto fa il salto di qualità quando conosce Salma Hayek, una vittima designata che in realtà si dimostra la sua nuova complice. Tra i due si instaura un rapporto d'amore morboso, di possessione, gelosia e prevaricazione. Salma è "schizzata", non prende un "no" come una risposta accettabile e domina psicologicamente Leto, disonesto ma non perverso come lei. L'unione dei due genera un'apocalisse di delitti e sangue (compreso quello di una bambina). Sulle loro tracce ci cono i detective James Gandolfini e John Travolta, imbolsiti e provati da una vita trascorsa a contatto con la feccia. Travolta è un padre vedovo, sua moglie si è suicidata, e da allora John non si è più ripreso, né il suo rapporto col figlio adolescente va a gonfie vele. Travolta pare aver rinunciato alla vita, alla felicità, autopunendosi per quanto accaduto alla moglie, ma questo nuovo caso lo perseguita, lo ossessiona, sembra concedergli una insperata opportunità di riscatto, fare del bene per espiare il male. Fermare i criminali diviene un fatto personale e Travolta non intende desistere. - SPOILER: la Hayek e Leto verranno finalmente acciuffati e spediti sulla sedia elettrica. La "frittura" è uno dei momenti per altro più intensi del film, anche perché di fronte all'accettazione della morte, sottolinea una volta di più la differente psicologia dei due assassini, paura e crudeltà.
Lonely Hearts è un film disagevole, per il mondo che presenta, per i suoi personaggi, per il cinismo e la cattiveria della coppia criminale (ma anche per la bella fotografia noir e per le musiche che ti scavano l'anima). Né pare essere più solare e rinfrancante quello di Travolta e dei suoi collghi poliziotti, che affogano i giorni e le settimane nell'alcol e nel sarcasmo gratuito, un dolore esistenziale che vivono quotidianamente sulla propria pelle e che mascheraqno con la povertà dei mezzi a disposizione. Il mestiere del poliziotto non è un mestiere come gli altri, ti segna, in negativo. Molto bella l'amicizia fatta di rispetto e protezione reciproca tra Gandolfini e Travolta. Jared Leto è un perdente, un buono a nulla, che da solo non sarebbe probabilmente mai arrivato all'omicidio, ma che sotto l'influenza nefasta della Hayek affonda mani e piedi nel gorgo infernale. La Hayek dal canto suo si confronta con una delle interpretazioni più intense e spietate della sua carriera, impersonando un ruolo che non concede sconti o attenuanti, nemmeno quella che sin da piccola è stata oggetto di violenze (addirittura stupri stematici da parte del fratello). La Hayek è l'ombra della morte, dove passa lei tutto cessa di vivere, perde la luce. Travolta, grasso, goffo e con dei capelli posticci, sa rendere altrettanto bene i panni di uno sbirro appesantito dalla vita e dalle tragedie subite. Un uomo ad un passo dal burrone, ma che proprio all'ultimo tuffo riesce a riprendersi e dare le spalle al vuoto, grazie anche al sostegno di una donna (una collega amministrativa del distretto) innamoratissima di lui. Ancora più terribile il fatto che il film sia basato sulla vera storia di Martha Beck e Raymond Fernandez, i "Lonely Hearts Killers" che vediamo all'opera, e che Todd Robinson sia il nipote di Elmer C. Robinson (Travolta nel film), il poliziotto che nella realtà ha condotto le indagini portando all'arresto della Beck e di Fernandez. Già nel 1970 era stato tratto un film da questo fatto di cronaca, intitolato The Honeymoon Killers (I Killers Della Luna Di Miele), e poi nel 1996 un altro, messicano, Profundo Carmesì.