Letti Sbagliati

Letti Sbagliati
Letti Sbagliati

Irresistibile commedia di Steno che invece all'epoca ricevette critiche anche molto severe riguardo alla (presunta) comicità di lana grossa, che non faceva ridere, e ad un uso troppo disinvolto di corpi femminili e situazioni sexy. A leggere oggi simili etichette negative viene invece da ridere, eccome; sembra veramente un mondo lontanissimo, antico, naive, nel quale ci si scandalizzava per la sottoveste della Schöner o peggio, per il suo essere vedova ma disponibile alle avventure sbarazzine. Con gli occhi della contemporaneità Letti Sbagliati è un film amabile, persino castigato, e personalmente non saprei come fare a trovare elementi di volgarità o rozzezza nella comicità di Vianello, dei fratelli Giuffré o di Franco e Ciccio. Abbiamo a che fare con quattro episodi, tutti basati sull'assunto derivante dal titolo, i letti "sbagliati" ovvero - fuor di metafora - delle situazioni potenzialmente molto allettanti che invece vanno a finire decisamente male, agli antipodi delle aspettative dei protagonisti. Nel primo (Il Complicato), Buzzanca non crede che la bella vedova (Ingeborg Schöner), passeggera del medesimo stesso treno, cerchi le sue attenzioni, si impunta anzi a dimostrare ad altri allupati viaggiatori che gli stereotipi sul maschio latino sono antiquati e pregiudiziali. Nel secondo (00 Sexy, Missione Biondo Platino), l'Ingegnere elettronico Vianello agogna di rimanere chiuso in ascensore con la bella inquilina Margaret Lee, dunque si ingegna perché ciò accada ma in realtà sarà poi un garzone del fornaio a beneficiare del raffinato ordito concepito dall'ingegnere e proprio con sua moglie (Fulvia Franco). Nel terzo (Quel Porco Di Maurizio), l'avvocato Carlo Giuffré deve scagionare l'amico Aldo Puglisi dall'aver strappato un bacio a Beba Loncar sempre su di un treno. Lo zio della ragazza vuole assolutamente denunciarlo e pure la Loncar perora la propria causa, fino a che l'avvocato non riesce a condurla a più miti consigli trascorrendo la notte nella loro casa di campagna. Nel quarto (La Seconda Moglie), Ingrassia ribattezzato Ingracchia fa scontare alla moglie Olimpia Cavalli la sua perenne inferiorità rispetto alla idealizzata prima moglie defunta. I pedinamenti del geloso Ingrassia nei confronti della Cavalli lo metteranno davanti ad inaspettate verità, tanto sulla donna quanto sul cognato paralitico (Franchi) rimasto a suo carico dopo la scomparsa della prima moglie.

I quattro siparietti sono pressoché equivalenti, non c'è uno sbilanciamento di uno sull'altro, la qualità è costante, il cast sempre ad altissimi livelli, le quattro protagoniste bellissime. Certo la Lee è qualcosa di stratosferico, è ben comprensibile come il povero Vianello ci perda la testa, ma in fondo anche sua moglie è una bella donna e lo ammette pure lui, ma la "minestra riscaldata" non sembra stimolarlo più granché. Sottile e insidioso il personaggio della Loncar, vero deus ex machina della situazione. Lo stesso in realtà si può dire anche della Schöner (seppur con qualche complicità) e della Cavalli; il ritratto che ne emerge è quello di un presunto sesso "debole" perfettamente in grado di dominare i rivali maschi, ribaltarne i rapporti di forza e trarne tutto l'utile possibile. Divertenti ed appropriate le musiche di Carlo Rustichelli, regia gustosissima  e vivace di Steno. Una commedia coi fiocchi a cui non manca nulla e che effettivamente mette addosso una insanabile nostalgia per quel cinema italiano meraviglioso. Il film uscì in sala addirittura con il divieto ai minori di 18 anni. Le differenti locandine uscite mettevano un po' forzatamente assieme episodi diversi e puntavano sui nomi che evidentemente in quel momento avevano più richiamo sul pubblico, ovvero Franchi, Ingrassia e Buzzanca.

Trailer ufficiale

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