
Le Monachine nasce da una sceneggiatura di Castellano e Pipolo e pare dovesse essere anche il loro primo film come registi, verrà invece diretto da Luciano Salce (e loro esordiranno dietro la macchina da presa con I Marziani Hanno 12 Mani, l'anno successivo). Salve come regista aveva debuttato una decade prima ed aveva già alle spalle titoli clamorosi come Il Federale (1961) e La Voglia Matta (1962). Proprio da La Voglia Matta Salce si porta Catherine Spaak, mentre la Koscina Salce l'aveva diretta in Le Pillole Di Ercole (1960), assieme anche a Annie Gorassini. Infine Umberto D'Orsi aveva incrociato la propria strada con il regista capitolino in La Cuccagna, sempre del 1963. Salce insomma aveva saldamente in mano il cast, impreziosito da Didi Perego, da Amedeo Nazzari, dai caratteristi Alberto Bonucci e Lando Buzzanca. Le protagoniste sono la Madre Superiore Rachele (la Perego) e suor Celeste (la Spaak), costrette ad avventurarsi dalla loro Quercianello nella tentacolare Roma per chiedere ad una compagnia aerea di deviare la rotta dei velivoli che quotidianamente passano sopra il convento delle monache, provocando sconquassi architettonici con le proprie vibrazioni e soprattutto rischiando di far cadere a pezzi il fatiscente affresco di Santa Domitilla, protettrice delle religiose. Entrambe sono molto sprovvedute, avulse dalla vita secolare dei primi '60, tuttavia mentre suor Rachele è una sempliciotta, la giovane Celeste è spigliata e intelligente, alla maniera delle contadine furbe e sagaci dei novellieri dell'Umanesimo letterario. Scortate dall'autista tuttofare Spugna (D'Orsi), dal nome piuttosto indicativo sulle sue inclinazioni alcoliche, e dal piccolo Damiano (Sandro Bruni) uno degli orfanelli che frequentano la scuola del convento, le due donne devono arrivare fino al Direttore della compagnia, l'ingegner Bertana (Nazzari) per convincerlo ad accettare le loro richieste.
Non è difficile immaginare quale malizia e quale sarcasmo Salce - coadiuvato da Castellano e Pipolo - infonda nella pellicola, descrivendo minuziosamente il picaresco avventurarsi delle "monachine" in un mondo per loro totalmente alieno pieno e di situazione equivoche. Tuttavia, esattamente come le due anime belle sono estranee alle consuetudini laiche, allo stesso modo il mondo non è preparato dalla disarmante trasparenza e determinazione che guida le tonache bianche, in particolar modo suor Celeste, che cita continuamente passi della vita di Santa Domitilla per ricordare a se stessa e alla Madre Superiora come non ci si debba arrendere davanti alle avversità ma piuttosto perseverare, confidando incessantemente nella Provvidenza. Dove non arrivano le monachine direttamente, ci pensano Spugna e Damiano, ognuno per la sua quota parte. Fotografato in una Roma in bianco e nero a tratti deserta, altrimenti affastellata di persone che vivono il "boom economico" (il tutto a seconda se le suorine azzeccano gli orari di apertura delle attività commerciali, abituate al rigore e alla severità della vita conventuale), il film dispiega tutta una serie di ambienti e personaggi sempre molto vivaci e marchiati ai limiti del caricaturale. Vale per Spugna ma anche per Batistucchi (Alberto Bonucci), avversario di Nazzari in azienda, che tenta continuamente di fargli le scarpe, o per il giovane Buzzanca, che qui ha un piccolo ruolo come lottatore di judo che tenta di ingannare D'Orsi durante una gara sportiva. La Koscina interpreta quasi se stessa, è la fidanzata di Nazzari, sciantosa, bellissima, elegante, sensuale, molto borghese. Tra i due c'è una discreta differenza d'età (26 anni) che viene sottolineata nel film ai fini della sceneggiatura. Molto bravo Nazzari, attore navigatissimo, professionalmente impegnato fin dagli anni '30, qui quasi a fine carriera. Si presta molto generosamente ad un ruolo farsesco che lui nobilita al meglio senza mai farlo scadere nel superficiale o nello sciocchino. Menzione di merito anche per la splendida Annie Gorassini, segretaria di Nazzari (che nel '57 era stata scelta per rappresentare l'Italia a Miss Mondo e da lì in poi lavora con Fellini, Risi, Bava, accostando alla carriera di attrice quella di paroliera per le canzoni). Tra la la Perego e la Spaak c'erano appena dieci anni di differenza ma nel film la Perego sembra notevolmente più anziana, pur avendo all'epoca appena 28 anni, magia del cinema. Musiche di Ennio Morricone. Le Monachine è una pellicola deliziosa, lontana anni luce dal modo di fare cinema odierno; anche solo per le immagini romane e di Fiumicino, per le strade deserte ed assolate nelle quali viaggia (a 30 chilometri all'ora) la Lancia Augusta scassata delle suore, lo spettatore è assalito da una discreta nostalgia. Il film è totalmente scevro dalla minima volgarità, Salce non ha ancora raggiunto quelle punte di cinismo avvelenato che avrà più avanti in carriera eppure graffia anche qui. Ogni attore trasforma il proprio personaggio in qualcosa di amabile, una commedia garbata, volendo anche un po' "datata", ma non per questo grigia o banale.