
Le Belve è un film a episodi marcatamente modellato su I Mostri di Dino Risi con Gassman e Tognazzi. Questo invece è un one man show, il cui protagonista è Lando Buzzanza, su di lui è cucito ogni episodio, in totale 8. Alcuni sono brevissimi (come quello del padre di famiglia che accompagna la moglie Maria Baxa a lavoro....sulla strada, perché batte, e la prega anche di fare qualche straordinario, che giova all'economia domestica), altri di media durata o anche piuttosto lunghi, (come quello del pastore ciociaro Francesco Sparapaoli che si accoppia con le tre sorelle...e che sorelle, la Fürstenberg, Femi Benussi e Annabella Incontrera). Nel complesso il film è disomogeneo, discontinuo, alcuni momenti sono più riusciti altri meno. Gli episodi che ho più apprezzato sono quelli del "salvatore" - il giornalista faina che finge di avere a cuore le sorti di un aspirante suicida, per poi in realtà assicurarsi la sua morte in diretta - e quello del dirigente del Comitato Nazionale per l'Assegnazione degli Appalti, un politico che si indigna per le accuse di nepotismo e corruzione che la stampa "pilotata" gli rivolge; strada facendo scopriamo che l'intero Comitato ha lo stesso cognome (Apposito) e che l'unico che non lo ha, è il marito della figlia di Buzzanca, oltre al fatto che le mazzette ovviamente sono circolate in gran quantità. Insomma è tutto vero, e Buzzanca/Apposito condisce le sue risentite esternazioni secondo un tipico linguaggio trito e ritrito da politico moralista e ipocrita (considerando l'epoca storica, non è difficile capire che siamo in ambito DC).
Stupidello ma tutto sommato divertente quello del fachiro (addirittura con Paola Borboni che fa la madre di Buzzanca), carccuio e spietato quello della pelliccia di cincillà con la bella Margaret Lee (nel quale Buzzanca si divide la moglie col padre pur di ripianare i propri debiti, ma concede magnanimamente alla Lee pur sempre un giorno di riposo settimanale tra un incontro amoroso e l'altro, la domenica). Cattivo pure quello sulla "voce del sangue", con Buzzanca che, per assicurarsi appalti presso un Ministro, gli concede sistematicamente la moglie (Francoise Prévost); ma stavolta il Ministro mira alla figlia, cresciuta e diventata donna. La moglie di Buzzanca, credendo di assecondare il volere del marito, spedisce la figlia dal Ministro, ma Buzzanca, una volta scoperto l'accaduto, si infuria, da bravo padre di famiglia italiano tutto casa e valori. La moglie però gli confida che lui in realtà non è il padre della ragazza, in quanto figlia del "primo appalto" ottenuto anni addietro. Buzzanca anziché rimanere sconvolto dalla scoperta, gioisce e brinda a champagne perché il Ministro non sta approfittando di sua figlia. Una collezione di tipi italiani, meno feroce magari de I Mostri, e più grottesca. Da notare comunque come Buzzanca non faccia leva sul suo classico personaggio alla Homo Eroticus ma cerchi a suo modo di stigmatizzare puntualmente gli atteggiamenti negativi dell'italiano medio. I personaggi femminili sono perlopiù spalle di Buzzanca, o mere figure di contorno, peccato perché la Baxa, la Fürstenberg o Femi Benussi hanno sempre il loro perché. Musiche di Nico Fidenco. La critica letta su My Movies: "comicità degradata a farsa pecoreccia, dialoghi abbassati al turpiloquio" .... ma andate a caga**...ops, scusate il turpiloquio pecoreccio!