
Damiano Damiani è il regista dei polizieschi di denuncia, di impegno civile, colui il quale riesce a spettacolarizzare i fatti criminali del Belpaese mantenendo al contempo una sobrietà ed una lucidità che non fanno mai scadere le sue pellicole nel baracconesco commerciale fine a se stesso. Il regista e Giuliano Gemma tornano a far coppia ad appena un anno di distanza da Un Uomo In Ginocchio. L'Avvertimento non è un film semplice, affatto, la sua trama è densa e ingarbugliata ma sempre svolta con occhio calcolato, acuto, preciso, cosicché lo spettatore non ha mai la sensazione di essere abbandonato a se stesso, in balia delle onde, ed anzi alla fine prova la stessa "fatica" del commissario Barresi (Giuliano Gemma). Il poliziotto si vede accreditare sul proprio conto corrente 100 milioni di lire, sbucati dal nulla. Contemporaneamente scopre che anche il suo collega Laganà, capo della Squadra Mobile, ha subito la medesima offerta, e proprio in concomitanza di una delicata indagine che sta svolgendo, riguardante la collusione di colletti bianchi e politici con il Malaffare romano. Laganà è uno pulito e sa che per questa sua incorruttibilità sta rischiando la vita. L'avvertimento (i milioni) non gli interessa, e spera di incriminare i papaveri mediante la testimonianza di un avvocato. Ma un commando irrompe addirittura in commissariato e fa una strage. Il questore Martorana (Martin Balsam) incarica Barresi delle indagini sull'omicidio di Laganà. Barresi suo malgrado entra in un mondo pericolosissimo fatto di doppi giochi, allusioni, collusioni e zone grigie, fino a convincersi che lo stesso questore sia implicato nel complotto. - SPOILER: il comportamento ambiguo di Barresi convicerà invece Martorana che il corrotto può essere il commissario. I due si sospetteranno a vicenda, avvantaggiando i criminali e lasciandosi sfuggire la possibilità di incriminarli. Ma proprio quando tutto sembra perduto, i due decidono di fare squadra e "forzare" l'inchiesta, sperando che il loro bluff possa bastare a mandare finalmente in galera gli assassini di Laganà, mandanti ed esecutori.
L'Avvertimento è un intrigo complicato e per questo teso, tirato ed avvincente, anche amaro e pessimista (aleggia un senso di sconfitta, di lotta impari). L'interpretazione solida e virile di Gemma ha una marcia in più, ma è tutto il cast a reggere bene la parte, compreso Martin Balsam ovviamente, un nome una garanzia. Sparring partner femminile è Laura Trotter (moglie di Laganà); ruolo difficile il suo, altrettanto sfuggente, ambivalente ed emotivamente sulla corda. Dagli sbandati di piccolo cabotaggio, ai grandi banchieri ed onorevoli, l'universo coinvolto nelle trame criminali è vario e multiforme, e la bravura di Damiani sta nel dare ad ognuno la giusta caratterizzazione e dimensione, all'insegna del verismo quasi documentaristico. I dialoghi sono splendidi, sempre efficaci, stringenti, non c'è una singola frase buttata lì tanto per fare pellicola. Si ha davvero il senso di assistere al procedere delle indagini come da dietro ad uno specchio, non visti, come accade nei commissariati e nelle questure. Stilisticamente la pellicola ha un sapore ibrido che la colloca parzialmente nel filone dei polizieschi all'italiana (anche se Damiani è sempre stato di un livello superiore, meno "artigianale" e più maturo, sofisticato) ma già indirizzata verso quelle costruzioni drammatiche sul modello de La Piovra, grandissimo successo televisivo che Damiani dirigerà per la Rai di lì a poco (10 stagioni delle quali però solo la prima firmata da lui). Il commissario Barresi di Gemma anticipa un po' quello che sarà il Cattani di Michele Placido. Damiani non cede al film "di maniera", la spettacolarità de L'Avvertimento non risiede tanto in inseguimenti, sparatorie o colluttazioni (pressoché assenti) ma nella costruzione degli incastri, dell'investigazione, nelle rivelazioni e nella solerzia del commissario Barresi nel gestire le situazioni, adattandosi ed improvvisando. Le musiche sono curate da Riz Ortolani.