L’Assassino Ha Riservato Nove Poltrone

L’Assassino Ha Riservato Nove Poltrone
L’Assassino Ha Riservato Nove Poltrone

Un anno prima di Profondo Rosso, ma con la trilogia zoofila già fatta esplodere da Dario Argento nei cinema italiani, tre sceneggiatori si chiudono in biblioteca per un progetto, un film che per 3/4 sarà ambientato in un teatro, il Gentile di Fabriano per l'esattezza (poiché la Produzione tra i suoi soci aveva un politico locale). Biagio Proietti, Paolo Levi e Giuseppe Bennati (poi anche regista del film) scrivono L'Assassino Ha Riservato Nove Poltrone, alludendo sin dal titolo all'ambientazione teatrale. Creano un prologo che conduca i personaggi all'interno del teatro, inseriscono elementi paranormali e soprannaturali all'interno della loro trama gialla, e non lesinano su crudezze sanguinarie ed erotismo, onde assicurarsi un buon riscontro commerciale. Questa più o meno la genesi del film, per come lo stesso Proietti l'ha raccontata.

Di ritorno da una festa di compleanno dell'agiato borghese Patrick Davenant (Chris Avram), nove persone, legate tra di loro a vario titolo (mogli, mariti, amanti, ex ed attuali, figlie, fidanzati delle figlie) tornano a visitare un antico castello di proprietà della famiglia Davenant da secoli. Il maniero contiene al suo interno un teatro che non viene riaperto da 100 anni. Strani accadimenti iniziano a verificarsi non appena il gruppo si ritrova riunito tra quelle mura. Dapprima un incidente rischia di uccidere Patrick (una gigantesca trave cade dietro le quinte del palcoscenico, mancando l'uomo per un soffio), poi gli ospiti vengono assassinati uno dopo l'altro, una vera e propria decimazione, mentre alcuni di loro raccontano di visioni di strani personaggi che si aggirerebbero nel castello, nel frattempo inspiegabilmente sigillato dall'esterno. Tutti contro tutti, i personaggi sospettano l'un l'altro, mentre l'ecatombe prosegue. - SPOILER: il primo "incidente" è stato in realtà causato da Lynn, la figlia di Patrick (Paola Senatore) e dal suo fidanzato, per mere questioni ereditarie. Il trauma vissuto da Patrick scatena però in lui una specie di trance mistica, nella quale egli si sente investito da una maledizione che si abbatte ogni 100 anni esatti sulla famiglia Davenport, sin da quando in quel castello un nobiluomo sterminò la sua corte di infedeli e ipocriti servitori. Patrick uccide così in sequenza i suoi familiari, senza però ricordarsi di aver commesso i fatti un attimo dopo gli omicidi. Quando finalmente, in un barlume di lucidità, realizza l'accaduto, chiede aiuto proprio alla figlia, la quale assieme al fidanzato lo giustizia. Convinti di averla fatta franca, i due tentano la fuga ma rimangono intrappolati nei sotterranei del castello, mentre il fuoco divampa. L'unica superstite sarà l'ex compagna di Patrick, Vivian (Rosanna Schiaffino), ancora sinceramente innamorata dell'uomo; un misterioso varco si apre alle sue spalle mentre vaga piangente per il castello, permettendole la fuga. Ancora una volta, come ogni 100 anni, la leggenda si è compiuta.

Se Argento è un riferimento imprescindibile per l'aspetto formale e visivo del film (guanti neri, coltelli, inseguimenti dell'assassino carichi di tensione, omicidi violenti e sadici), Agatha Christie lo è sul versante più letterario, visto che non sfugge a nessuno il rimando dei nove ospiti ai dieci piccoli indiani, eliminati uno per uno, proprio come accade nel film di Bennati. Non solo, le fattezze del killer (mantello e maschera grottesca rubati tra i vestiti di scena del teatro), le assi del palco e le quinte del teatro che ospitano l'intera vicenda gettano pure un ponte verso Il Fantasma Dell'Opera. Uno dei punti forti della sceneggiatura è la caratterizzazione dei personaggi, mai troppo netta; ben congegnata perché le psicologie e le velleità degli "indiani" siano sufficientemente morbose, sfumate, ambigue. Ci sono inimicizie ed antipatie dichiarate, così come simpatie anche sin troppo licenziose (amori saffici e incestuosi), ma lo script si guarda bene dal fissarle nero su bianco con troppa nettezza, in modo da lasciare lo spettatore/investigatore in balia di repentini rovesciamenti di fronte e zone d'ombra aperte a qualsiasi soluzione. Si può sospettare di tutti per buona parte del film, almeno finché il presunto colpevole di turno non viene egli stesso ammazzato dal killer, e allora la giostra ricomincia. L'Assassino Ha Riservato Nove Poltrone risente di un clima piuttosto scorretto politicamente, le uccisioni sono violente, spesso accompagnate da nudi femminili. In particolare la morte delle due amanti Rebecca (Eva Czemerys) e Doris (Lucretia Love), immortalate poi in una beffarda rappresentazione "artistica" scollacciata e crudele, diventa un po' la cifra simbolica del film, tanto da essere diventata il macabro soggetto della locandina. Alcune parentesi squisitamente erotiche si connotano proprio come tali, concessioni al sesso per un pubblico che paga il biglietto e vuole emozioni forti. Altrimenti non ci sono molte "giustificazioni" narrative per il sensuale balletto davanti allo specchio di una seminuda Paola Senatore (definita dal compagno di lavoro Howard Ross: "il più bel lato b di tutta Roma"); così come gli appetiti sessuali dei personaggi o le morti sistematicamente a seno nudo sono un di più, non certo elementi assolutamente necessari all'economia della storia.

La pellicola, pur essendo un giallo, non prevede Polizie di sorta, tutto si risolve all'interno dello stesso ambiente con gli stessi personaggi di partenza, che anzi perdono pezzi strada facendo. Elementi soprannaturali ci accompagnano sin dall'inizio, dunque non suona poi spiazzante averci a che farà sino alla fine, non rappresentano insomma una via d'uscita "facile" per Bennati, ma sono invece saldamente radicati in sceneggiatura. Da notare che l'ambientazione teatrale connessa a tematiche giallo-horror troverà un discreto seguito negli anni a venire, si pensi ad esempio ai vari Deliria, Opera, e più recentemente a Il Cigno Nero), con lo stesso Argento che tornerà a recuperare Il Fantasma Dell'Opera. Menzione d'onore all'edizione bluray del film di Camera Obscura (edizione tedesca ma con audio anche italiano), master di una nitidezza d'immagine impressionante, packaging di lusso e due featurette molto interessanti, una lunga intervista a Proietti e una più breve e a Howard Ross (aka Renato Rossini), nella quale il ruspante attore romano fa qualche considerazione sul cast del film.

Trailer ufficiale

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