L’Arrivo Di Wang

L’Arrivo Di Wang
L’Arrivo Di Wang

Cinema di fantascienza italiano indipendente; mescolate queste quattro parole come volete, ma sempre incompatibili tra di loro suonano. Si perché in Italia, a parlare di cinema già si pecca di eccessiva generosità verso certi individui; il cinema indipendente si reputa tale solo se ti psicanalizza anche l'ano e si occupa di temi sociali; quello di fantascienza semplicemente non esiste, non conosce il passaporto italiano. Capite bene quindi che parlare dei Manetti Bros non può che presupporre una infinita stima e ammirazione per chi cerca di fare l'impensabile. L'Arrivo Di Wang (2011) è un film molto coraggioso, che ovviamente ha ricevuto più critiche che lodi, perché è un po' lo sport nazionale. E grazie al Ka che in altri paesi la cinematografia indipendente è di livello mediamente più alto che in Italia, ma appunto, i Manetti in Italia operano, e il mazzo che si fanno per uscire dall'apartheid del cinema di nicchia, di culto, di genere, andrebbe sostenuto a prescindere. Tuttavia i Manetti secondo me non sono tipi da "a prescindere" perché - fatta eccezione per Paura 3D, che ancora non ho visto - ogni loro pellicola si è rivelata a mio parere un lavoro di pregio, interessante, creativo, vivace. Pure L'Arrivo Di Wang non fa eccezione, l'aver solo pensato ad una storia del genere in un contesto italiano avrebbe fatto gelare il sangue nelle vene a chiunque; produttori che non avrebbero sposato il progetto, attori che non ci avrebbero creduto, critica che non avrebbe capito, pubblico che non sarebbe stato invogliato. I Manetti all'estero sarebbero delle divinità, sarebbero i Tarantino della situazione, da noi sono ancora quelli che si smazzano per emergere tra il film di Natale di Neri Parenti e la mazzata dell'Ammazzantini con la Buy e il Castellitto di turno.

Critiche del tipo che il film anziché essere fighesciòn alla Will Smith e Tommy Lee Jones vestiti di nero, è troppo "italiano" - con le macchinette del caffè da ufficio, gli agenti di sicurezza che sembrano buttafuori palestrati della disco, poliziotti gradassi da servizio d'ordine allo stadio, eccetera - proprio non ci stanno. Il film è ambientato in Italia e perfettamente calato in quella realtà, anzi, il "provincialismo" di certi ambienti e delle scenografie (perché l'accusa è un po' questa) dà molto verismo alla storia, sarebbe stato assurdo il contrario. Le bella mano dei Manetti sta proprio nel mantenere una base riconoscibile "indigena", mirando però più in alto, guardando oltre, osando verso temi e generi che il cinema italiano punisce severamente. Fantascienza minimalista certo, ma pur sempre fantascienza, che più che all'effetto speciale mira alla psicologia dei personaggi, pur senza lesinare sulla forma del film oltre che sul contenuto. La creatura aliena (computer grafica tridimensionale applicata a un povero cristo dentro una tutina verde) è assai ben realizzata; l'attacco alieno odora un po' troppo di posticcio forse, ma nei limiti, nessuno poteva legittimamente aspettarsi le scene di Indipendence Day. Allo stesso tempo i Manetti lo sanno e non strafanno, mantenendosi dentro i limiti del "quello che si poteva fare è stato fatto". Ennio Fantastichini e Francesca Cuttica sono una brillantissima coppia di attori, il film sta prevalentemente sulle loro spalle e, come al solito, i Manetti ci mettono del loro, infondendo ritmo, buone musiche (stavolta niente Death SS però) e dispensando bei colpi di macchina da presa qua e là. I dialoghi non sono per niente "mediocri", come invece ho letto; non saranno "Guerra e Pace" ma neppure tutta questa miseria. Vero è che ci sono alcuni passaggi di sceneggiatura non sempre credibili, ma nel complesso si soprassiede volentieri, dato che il film vuole catturarti più per il clima che per l'assoluta verosimiglianza. Mi dichiaro fan senza se e senza ma dei Manetti e li difendo a spada tratta anche questa volta. L'Arrivo di Wang è una godibilissima pellicola, originale per il tipo di storie a cui ci hanno abituato le nostre sale cinematografiche. Riporto un estratto da una loro intervista, già letto su I 400 Calci (non mi glorio di averla scoperto io), ma che è la miglior descrizione possibile dei Manetti Bros e della loro integrità artistica: "È chiaro che L’arrivo di Wang è stato fatto con un budget da poveracci! A noi ci hanno offerto di fare i film con i budget ricchi ma per storie che non ci interessano, quindi abbiamo preferito fare il nostro film seppur in ristrettezze, per farlo si ma anche per creare un precedente sulla base del quale magari il prossimo film di fantascienza ce lo possano far fare con un budget serio!"

Trailer ufficiale

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