L’Armata Delle Tenebre

L’Armata Delle Tenebre
L’Armata Delle Tenebre

Nel 1992 Sam Raimi chiudeva così la trilogia iniziata con The Evil Dead nel 1981, oltre un decennio prima. Impensabile per certi versi che quando il regista del Michigan dette avvio alla sua carriera con quella minuscola produzione indipendente a basso budget, fatta con e tra amici, pensasse di arrivare così lontano, avendo creato un autentico culto capace di sopravvivere per decadi, amatissimo dal pubblico, eterna pietra di paragone per tanti film del filone, e per altro capace di evolversi in corso d'opera, fino all'esito de L'Armata Delle Tenebre. Come è noto la saga è poi ulteriormente andata avanti con la serie televisiva Ash Vs Evil Dead. Io ricordo di aver visto L'Armata all'epoca della sua uscita al cinema e di esserne rimasto entusiasta; era fresca, creativa, divertente, sovraeccitata, esattamente ciò che ci si aspettava da Raimi. Due anni dopo tornò in sala con Pronti A Morire, altro titolo che porto nel cuore con enorme affetto e che, per certi versi, sublimava la lezione appresa con L'Armata Delle Tenebre, pur trasferendola in un contesto western e smarcando Raimi dal limitante recinto dell'horror (ma mantenendo come trade union un certo gusto per il fantastico e il fumetto). Senza nulla togliere al capitolo finale del povero Ash contro gli sgangherati scheletri del Necronomicon, rivisto 30 anni dopo il film è forse quello invecchiato peggio della trilogia. Così caratterizzato, estremo, macchiettistico e pacchiano nella sua cifra estetica e narrativa, paga dazio al volgere dei tempi e della sensibilità dello spettatore, anche per via di una sceneggiatura che non c'è. Intendiamoci, non che nei precedenti due capitoli ci fosse, ma lì il fatto che la forma si mangiasse il contenuto era quasi la ragione sociale, il gioco implicito pattuito con lo spettatore, l'estro del pizzaiolo che condiva la "solita" pizza con originalità ed esuberanza, rivitalizzandola. Dato lo status di di "big thing" oramai acquisito all'altezza del '92, L'Armata Delle Tenebre non poteva portare avanti la stessa filosofia. Un simile dispiego di mezzi, mai avuto prima, doveva poggiare su basi un più solide, anche a livello narrativo. La seconda metà del film, quella dell'assalto degli scheletri, è davvero inesistente e probabilmente occupava una paginetta di testo scritto. Non sminuisco affatto il valore o la comicità del film, né tanto meno l'evidente passione cinefila che Raimi vi infonde a piene mani, ma gli altri due episodi - e tra questi il primo in particolare - rimangono per me decisamente più strabilianti, più autentici, più genuini. Già La Casa II si pone come un rifacimento del predecessore, sebbene a più alto budget. L'Armata Delle Tenebre ha il merito di stravolgere la cornice ma sostanzialmente impila gag e situazioni mutuate dal passato, farcite da una produzione decisamente più preziosa e generosa (circa 11 milioni di dollari contro i 3,5 de La Casa II e i 350.000 dollari de La Casa).

L'incipit del film riassume brevemente quanto accaduto ad Ash, anche se il finale di The Evil Dead II viene leggermente mutato per meglio accordarsi con i nuovi eventi. L'horror diventa pura facciata a fronte di comicità demenziale e cartoonesca (la lotta con le mani degli scheletri nel cimitero che custodisce il Necronomicon, o quella con i tanti mini Ash nati dalla frantumazione dello specchio sono parentesi degne dei Looney Toons. Ash (Bruce Campbell) assurge oramai ad eroe messianico, sbruffone e tombeur de femme (stavolta la femme è la notevole Embeth Davidtz, anche se rischiò di esserlo addirittura Traci Lords). Il finale previsto da Raimi avrebbe dovuto spedire Ash in un futuro anglosassone post apocalittico (e senza un occhio) per colpa del cattivo dosaggio della pozione magica, ma venne giudicato troppo pesante e poco speranzoso dalla Universal - che finanziava insieme a Dino De Laurentiiis - dunque si optò per quello che poi è divenuto il finale noto a tutti (nel supermarket di Ash, "reparto ferramenta"). L'epica locandina del film rimanda (o forse cita?) quella di National Lampoon's Vacation con Chevy Chase (1983). Tra le fonti di ispirazione che Raimi chiamò in causa ci furono anche I Viaggi Di Gulliver, Conan Il Barbaro, Sinbad. Il film conta ben quattro differenti versioni, quella cinematografica americana, quella europea, la director's cut e quella televisiva (americana), con minutaggi diversi e scene incluse o espunte. La più lunga, l'ultima delle quattro, raggiunge i 90 minuti. La formula magica che Ash dimentica sempre - e che è entrata di diritto nella storia del cinema, assieme a quella di Merlino in Excalibur di John Boorman - è una citazione da Ultimatum Alla Terra di Robert Wise (1951). Fumetti, videogiochi e giochi di ruolo sono stati tratti da questa pellicola, fonte di ispirazione a 360 gradi anche per molti altri registi.

Trailer ufficiale

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