L’Adolescente

L’Adolescente
L’Adolescente

Quando Alfonso Brescia gira L'Adolescente (noto anche come La Gioventù E' Bella) è esattamente a metà carriera, siamo nel 1976 in piena esplosione della commedia sexy e della sexploitation, abbiamo già avuto le liceali (Gloria Guida), le collegiali (Silvia Dionisio), le nipoti (Francesca Muzio), le cugine (Dayle Hadden), le lolite come Jenny Tamburi ne La Seduzione di Di Leo, il film di Brescia insomma si inserisce perfettamente nel filone dell'iniziazione sessuale adolescenziale e dell'intrigo familiare, ovviamente ambientato nel Meridione, rigorosamente in Sicilia, con tutto il corredo di mariti cornuti, donne libertine, paesotto maldicente e situazioni tra il grottesco ed il demenziale ma sempre all'insegna del maschilismo virile e retrogrado, e del priapismo onnipresente. Stavolta è il turno della bella farmacista Daniela Giordano (Miss Italia 1966, capirai...), presunta illibata e ricca di famiglia, che riceverà il patrimonio solo quando si sposerà. In realtà se la intende e da tempo con l'aitante e spiantato Raffaele Sparanero (fratello di Franco Nero), ma gabba uno stupidotto appena tornato dal continente e con la fama di sciupafemmine, Tuccio Musumeci. Se lo sposa e lo tiene a stecchetto senza mai consumare il matrimonio per oltre un anno. Lui nel frattempo si intrattiene come può con la segretaria, Dagmar Lassander, ma la situazione precipita quando in casa si stabilisce come ospite la nipotina Sonia Viviani. Musumeci non capisce più niente, infoiato per la moglie e infoiato per la nipote, senza ottenere né quella né l'altra. - SPOILER: finché un giorno la Giordano e i suoi amanti vengono convocati in camera da letto per un appuntamento che tutti credono univoco, organizzato dalla malevola nipotina che intende rendere di dominio pubblico l'adulterio, portare al divorzio la coppia di zii e intascarsi lei il patrimonio, come da rigide disposizioni familiari. Il finale è un regolamento di conti in pieno stile pochade, dove tutto andrà ancora peggio di come previsto dalla nipote, lei non otterrà la dote perché il matrimonio verrà annullato ancor prima a causa della ripetuta infedeltà di Musumeci, tutto il paese scoprirà il tradimento, la Giordano diverrà una "bbbottana" e cornuta conclamata, Musumeci cornuto lo era già e da parecchio, entrambi perderanno l'agiato tenore di vita, Sparanero sarà picchiato a sangue dalla gelosissima moglie Franca Scagnetti.

Tuccio Musumeci, affermato attore di teatro e presente sul grande schermo in pellicole che in stragrande maggioranza hanno a che fare con la sua Sicilia, è un po' pesante in questo film, la sua mimica da buffo omino "rachitico" (come lo chiama Sparanero) accompagnata da un marcatissimo dialettico siciliano rendono non sempre digeribile il suo personaggio. Sparanero ha un ruolo del tutto collaterale, poi c'è addirittura Aldo Giuffré confinato a maresciallo dei Carabinieri e piuttosto mortificato dal personaggio (che è in scena circa 5 minuti su 92). Il piatto forte ovviamente sono le attrici, bellissima la Giordano anche se è sostanzialmente una co-protagonista con la Viviani, all'epoca emergente. Il film si sarebbe dovuto chiamare La Farmacista ma Brescia dette talmente tanta briglia alla Viviani che alla fine le parti quasi si invertirono e se non è lei ad essere la vera protagonista del film poco ci manca. Si spiega male poi perché Musumeci si senta così penalizzato sessualmente visto che ogni volta che lo desidera può sfogarsi con la Lassander che, negli anni '70 era "soltanto" una delle donne più belle e desiderabili del mondo, quindi vattelappesca perché si strugga tanto per la graziosissima nipotina o per la Giordano, che era uno schianto di donna ma egregiamente viene supplita dalla Lassander. Da segnalare anche il cameo di Malisa Longo alla quale è affidato un assurdo ruolo caricaturale di dottoressa femminista tedesca ai limiti del nazismo.

Complessivamente il film è stanco, poco divertente e abbonda di situazioni viste e riviste fino allo sfinimento, anche se probabilmente questo è l'effetto che fa nel 2023, mentre nel '76 risultava ancora fresco ed attuale. Sta di fatto che, al di là delle apprezzabili grazie muliebri che costellano la pellicola, non rimane granché di questo L'Adolescente una volta giunti ai titoli di coda, siamo nel novero della commedia sexy classica con annessa prurigine familiare che tanta fortuna ha fatto per i Samperi ed i Montagnani ad esempio. Forse dipende anche da Musumeci, il quale pur non avendo formalmente nulla che non vada, non sembra possedere la statura del protagonista capace di reggere su di sé una sceneggiatura che offre pochissimo, ed inevitabilmente lo sguardo dello spettatore non può che spostarsi sulle nudità della attrici e lì rimanere. La locandina è decisamente astrusa perché quella non è la fisionomia della Viviani (ma nemmeno della Giordano o della Lassander) e pure il gatto è completamente diverso, cucciolo, nero e a pelo corto.