Premessa: va molto di moda negli ultimi anni sparare a zero su Dario Argento, a prescindere dal reale valore delle sue pellicole. Ci può essere qualcosa di buono, qualcosa di meno buono, ma bisogna dire che Dario si è rincoglionito. Fa molto "intenditore", e quindi questa è l'opinione prevalente nell'intellighenzia di celluloide. Premessa: spezzo volentieri una lancia a favore di Asia Argento, recita, a modo suo - come è naturale e fisiologico che sia - ma recita. Premessa: questa storia della trilogia delle Madri a me suona come una gran bufala. Diciamoci la verità, Dario Argento manco per il cappero aveva pensato ad una trilogia quando girava Suspiria ed Inferno. A scopo forse meramente pubblicitario - e magari pure per carenza di idee - si è inventato l'esistenza di questa presunta trilogia di film ideata sin dal '77. Si sa, adesso le trilogie vanno che è un piacere. Se non ne giri almeno una non sei nessuno. La Terza Madre è certamente stato scritto e pensato in relazione ai precedenti due film (e questo è forse il suo limite più importante perché, a differenza di quelli, non è uno script a "briglia sciolta"), mentre i precedenti due film non avevano affatto un impianto articolato su più capitoli; nessuna omogeneità o esplicito legame tra di loro. Verosimilmente questa intenzione di scrivere una trilogia sin dall'inizio non sussisteva.
Il dunque: La Terza Madre sa essere imbarazzante. Complessivamente brutto e carente. Inutile attaccare Argento sui punti deboli del film, i suoi "difetti" sono sempre gli stessi. Recitazione degli attori quasi inesistente, trama assente ingiustificata, cambi di scena improbabili, dialoghi talvolta ridicoli, con l'aggravante di una messa in scena a volte ai limiti del televisivo (si pensi alla scena iniziale del ritrovamento dell'urna al cimitero di Viterbo). Storicizzando il lavoro del regista, a parer mio si può affermare che i suoi "difetti" siano diventati dei punti di forza, ossia dei veri e propri trademark che rendono Argento riconoscibile tra mille. Il suo approccio al cinema era e rimane naive, fanciullesco, ingenuo, sincero, spontaneo. C'è sempre dell'entusiasmo in ogni progetto che mette in piedi, è palpabile, arriva fino in sala. Questo crea un rapporto di affetto inscindibile con lo spettatore, disposto a seguirlo anche nella consapevolezza che l'ultimo decennio ha portato un netto calo qualitativo nelle sue produzioni. In nessun caso un film di Argento è totalmente da buttare, completamente privo di spunti. C'è sempre qualche frammento geniale, creativo, originale. C'è sempre un motivo di interesse e così è pure per La Terza Madre. L'uso delle luci, alcune inquadrature, la tensione, la paura (non credete a chi vi dice che il film ne è privo), le invenzioni artigianali e, per quanto mi riguarda, Asia. Si potrebbe stare una giornata ad elencare inesattezze e passi falsi di questa opera, ma tutto ciò non toglierebbe alcunché al piacere di sedersi in sala per assistere al "nuovo film di Dario Argento". Personalmente se esce un suo film e non lo vado a vedere mi dispiace, ci sto male. Devo andare, comunque sia. Non fosse altro perché ha contribuito a costruire la mia adolescenza. Non fosse altro perché è una parte della mia formazione. Non fosse altro perché ha scritto alcuni tra i più bei film della storia del cinema e, per rispetto, gli devo almeno il biglietto per ogni sua nuova fatica.
Posso concordare con chi ritiene che la madre Moran Atias assomigli più a ciò che è realmente, una modella, anziché alla più crudele e spietata Madre occulta che la notte dei tempi abbia partorito. Le scene nella cripta sembrano quelle di una mini sfilata di moda improvvisata in mezzo a dei senza tetto adoranti, le streghe che si aggirano per Roma sembrano delle punk sgangherate che fanno i dispetti ai vecchietti, la tunica magica della Mater, con i suoi luccicanti caratteri antichi, sembra fatta da uno stilista; è tutto vero e concorre ad abbattere il livello qualitativo del film (per non parlare della versione "ghost" di Daria Nicolodi) tuttavia, con onestà intellettuale, è possibile riconoscere anche dei guizzi del vecchio Argento, come le morti particolarmente sanguinolente, le fughe ansiogene di Asia per le strade, la stazione e i negozi di Roma, la buffa parentesi con Philippe Leroy, la fantastica scimmietta satanica. Io Argento lo perdono, come si fa quando i papà sbagliano, gli si vuole bene ugualmente.