Sergio Bergonzelli, affatto nuovo al cinema erotico, dirige nel 1976 La Sposina, primo dei due film che ambienta a Pescara (l'altro sarà Taxi Love, Servizio Per Signora con Malisa Longo e Marisa Mell). In entrambi c'è Tiberio Murgia, caratterista che amava molto poter sprofondare nei seni e nelle voluttà delle attrici protagoniste delle pellicole che lo vedevano coinvolto, come accade puntualmente in questo caso. I seni sono quelli di Antiniska Nemour, la centralinista di Portobello con Enzo Tortora, il "ruolo" che le dette più notorietà nazional popolare, anche se la sua filmografia in realtà annoverava pure Pasolini e Lizzani (ma ad onore del vero va detto che nella decina di film a cui partecipò venne sostanzialmente impiegata sempre come oggetto erotico). Molto graziosa, con un corpo longilineo ma forme non particolarmente pronunciate, qui è la sposina del titolo, innamoratissima del suo Massimo (Carlo De Mejo), romanziere spiantato ma soprattutto impotente. Chiara invece ha molto appetito sessuale e fino a pochi giorni prima del matrimonio si trastulla con un amico, visto che il moralista ed integerrimo Massimo non intende consumare fino alla data del matrimonio. Ma il vero motivo va ben oltre l'etica, il punto è che Massimo ha qualche difficoltà. Per Chiara è una gran brutta notizia. La donna cerca in ogni modo di stimolare il partner, arriva financo a procurargli prostitute e riviste sconce per allettarlo, ma lui niente. Totalmente devota alla causa, come una crocerossina, riesce a farlo mettere sotto contratto per la pubblicazione del suo primo libro concedendosi all'editore (Sergio Garrone). - SPOILER: l'unico modo per avere un figlio è farsi ingravidare da terzi, l'onore tocca al fratello di Massimo, Cicilino (Alfredo D'Ippolito). Ma al dunque, Massimo s'infoia e ha la sua prima erezione, anche se troppo breve. L'accadimento tuttavia svela alla coppia la chiave del successo, Massimo deve ingelosirsi ed arrabbiarsi per poter essere "operativo". Chiara metterà a frutto la scoperta e finalmente, tra uno schiaffone e l'altro, consumerà con soddisfazione l'amore coniugale.
La Sposina è chiaramente una commedia sexy ma sin da subito spinge moltissimo sulla volgarità e sull'aspetto erotico. I titoli di testa scorrono su una gita al parco di Massimo e Chiara, mentre attorno a loro tante coppie amoreggiano, con relative nudità in bella mostra. Massimo, goffo e imbranato, inciampa addirittura su una donna che sta praticando una fellatio al partner la quale, urtata, inizia a tossire quasi soffocando perché evidentemente.... insomma, non proprio un incipit sobrio all'insegna del sottotesto. Se questo è il mattino potete immaginare il buongiorno. Così sarà. La scena dopo vede Chiara andare a fare sesso con l'amico (oggi ci sarebbe una formula inequivocabile per definire tale tipo di "amicizia") in un rudere diroccato che loro chiamano la garconniere. Al matrimonio c'è una Magda Konopka particolarmente in carne che pulisce con la lingua la panna del dolce che Massimo si è rovesciato sulla patta dei pantaloni, mentre Chiara la guarda attonita. Il film sostanzialmente è questo, intervallato dalle (presunte) parentesi comiche di D'Ippolito, che sarebbe il fratello di Massimo nato dalla relazione del padre - ex internato in un campo di concentramento nazista - con la kapò; per questo motivo Cicilino venne chiamato Adolf ed ha manifeste simpatie nazifasciste, con tanto di baffetti hitleriani e rigurgiti nostalgici per il Reich. Perché poi un sopravvissuto ai lager avrebbe dovuto chiamare il figlio Adolf, non è dato sapere (e capire...), ma non facciamoci troppe domande. Ma soprattutto D'Ippolito non fa ridere mai, letteralmente mai. Il personaggio di Chiara è davvero avvilente, né più né meno che una mignotta, si concede a tutti, per necessità o desiderio, ogni occasione per far sesso sotto sotto sembra andarle a genio, viene braccata, palpata e desiderata da ogni uomo che incontra, è sistematicamente vittima di mobbing sul lavoro (a sfondo sessuale), sta in scena più nuda che vestita. Non esattamente un personaggio di grandissimo respiro. Anche al netto da facili perbenismi e moralismi che certo non mi appartengono, rimane il fatto che si tratta di una figura femminile di davvero di cartone, evidentemente pensata, scritta e messa davanti ad una macchina da presa da uomini per altri uomini. Anche la Konopka esiste in funzione dei propri (scostumati) costumi sessuali, per altro del tipo "franza o spagna" basta che se magna, quindi fa il filo tanto a Massimo quanto a Chiara, quel che viene viene. Garrone, che sarebbe un attore di ben altro lignaggio rispetto al comprimario Murgia, è ridotto pure lui a fare il galletto da batteria, anche se gli viene affidato il ruolo di deus ex machina (inconsapevole) che risolverà il problema del "non essere uomo" di Massimo (espressione terribile e davvero spregevole, ma nella commedia sexy il recinto del "politicamente corretto" è notoriamente abolito).
Ci si può accontentare di vedere ogni 3x2 i seni della Nemour ballonzolare al vento, ma è davvero una magra consolazione per 90 minuti di film. Va citata una scena dal tono amarissimo e ai limiti del drammatico, ovvero quando la Konopka, ubriaca, mette alla berlina Massimo dandogli dell'impotente; gli "amici" colgono la palla prontamente al balzo e svestono Massimo quasi costringendolo ad avere un rapporto sessuale in pubblico con la Konopka per smentirla. Massimo urla e strepita invocando l'aiuto di Chiara, ma lei a sua volta è bloccata da Garrone. Pare quasi di assistere ad uno stupro al contrario, le urla belluine del pubblico e la disperazione tanto di Massimo quanto di Chiara mettono genuinamente in difficoltà lo spettatore. Chiara infine riesce a divincolarsi ed a raggiungere Massimo, difendendolo; a quel punto inventa di essere incinta per salvare l'onore del marito (che di fatto ha davvero dei problemi funzionali). Una strana parentesi molto disagevole in un film che risulta sì ugualmente "disagevole" ma per altri motivi.