
Cosa vi colpisce prima di tutto di questo film? Il titolo, che certamente rimanda alla stagione dei poliziotteschi italici che imperversavano a metà anni '70 nelle sale cinematografiche, per altro sempre gremite quando c'era un bel commissario di ferro, dai modi spiccioli, che le suonava di santa ragione alla feccia dei vicoli delle nostre città. Se fossimo in un quiz televisivo sentireste quel fastidioso gracchìo che risuona in caso di risposta sbagliata. La Polizia Ordina: Sparate A Vista non è un poliziottesco. Come è possibile? E' possibile; intanto è il titolo del romanzo di Giulio Giuseppe Negri (aka Jerry Mason) che firma la regia e che evidentemente traspone in celluloide la sua opera letteraria. In secundis, all'epoca non era così peregrino voler acchiappare un filone commerciale che tirava da pazzi al cinema, ergo ecco trasformare una storia di spionaggio e criminalità in uno spaghetti poliziesco, nella speranza di strappare qualche biglietto in più.
Negri va a girare a Istanbul, tutto il film è ambientato là, anche se curiosamente i personaggi hanno nomi anglofoni e le strade si chiamano "Corso Vittoria". La trama è (inutilmente) ingarbugliata, per non dire pasticciata, tanto che nella seconda metà si fa davvero fatica a capire chi fa cosa e perché. C'entrerà qualcosa il montaggio del "prestigioso" Batzella? Può essere, considerando che i suoi film da regista sono alquanto bizzarri ed estrosi (per usare termini politicamente corretti). La Alan Young Pictures che per prima ha editato il dvd (poi è arrivata anche la Federal), definisce la pellicola "deliziosamente delirante"...un modo come un altro per prepararvi ad una visione sballata, storta e altamente pezzente, ma che comunque per qualcuno può mantenere un suo fascino (stracult).
Una sgangheratissima gang di ladri, guidata dal villain super kitch Gordon Mitchell, si industria per rubare delle statuette d'oro di Budda. Coinvolgono un giornalista con l'hobby dell'ipnosi, Tony Tiger. Ma lui fa il doppio gioco, anzi il quadruplo. Lavora per la banda, per il suo giornale, per la Polizia e per se stesso. Ci sono un po' di donne che gli ronzano intorno, Beba Loncar, pupa di Mitchell, Figen Han, biondona trafficona, una collega fotografa del giornale non meglio precisata e Birtane Gungor, sorella di Tiger. Non conviene star tanto a sviscerare il dipanarsi della storia, quanto piuttosto farsi portare dove il film vuole, anche se - come detto - siamo veramente ai minimi termini. Il clima è davvero poveristico, con un cast tutto turco (anche se i credits hanno nomi italiani fasulli, pare per motivi fiscali) all'infuori della Loncar e di Mitchell. Non torna quasi niente, le facce sono sbagliate (tutte con baffoni e basettoni), le scazzottate sono sfigatissime, pure le femme fatale sono dimesse; la Loncar, per dire, ha una chioma da casalinga disperata e dei vestitini da mercatino ortofrutticolo. Ad un certo punto Mitchell le intima di farsi bella per adescare l'inconsapevole Tony Tiger. Lei si presenta all'appuntamento come se dovesse spicciare le faccende di casa. Poi, tornata da Michell, si vanta che il poveretto nulla ha potuto contro il suo "irresistibile fascino". I poliziotti hanno in dotazione dei mitra monocolpo da ricaricare continuamente. Tony Tiger (al secolo Irfan Atasoy) dovrebbe essere un irresistibile playboy ed in effetti le bomba tutte, ma è un omino anonimo con dei capelli improbabilissimi, che raggiunge il suo apice quando ipnotizza le persone (quasi un super eroe Marvel). I dialoghi sono pura letteratura e non sono rari i momenti di comicità involontaria. Difficilissimo trovare anche un solo aspetto positivo di questa pellicola. Poteva avere un certo magnetismo esotico, per via dell'ambientazione turca, che non ha. Poteva avere un po' di sana azione, sparatorie, inseguimenti e scazzottate, che non ha. Poteva rifugiarsi in un parterre di belle sgnacchere, che non ha perché quantomeno non le valorizza. Delle musiche non ne parliamo. Rimane la fatica di essere arrivati fino in fondo.