La Maschera Della Morte Rossa

La Maschera Della Morte Rossa
La Maschera Della Morte Rossa

Roger Corman e Vincent Price sono due marchi di fabbrica per quanto riguarda gli adattamenti dei racconti di Poe, due sigilli di garanzia, il vecchio Edgar Allan non sarebbe potuto essere più contento. La Maschera Della Morte Rossa è giudicato fra i tanti uno dei più riusciti della coppia, particolarmente visionario e segnato da una bellissima fotografia (Nicolas Roeg). Siamo nel '64, a 7 anni da Il Settimo Sigillo di Bergman, e l'onda lunga di quel film altrettanto visionario si percepisce bene nei fotogrammi di Corman, soprattutto nell'inizio e nel finale, quando cioè gli incappucciati, tarocchi in mano, ordiscono le fila del destino del mondo e delle umane genti. Quei boschi, la nebbia, la bruma, i rami rinsecchiti e scheletrici, il buio della notte, tutta quell'atmosfera è tipica del gotico "inglese", spesso associato alla Hammer, anche sé La Maschera Della Morte Rossa non è un film della Hammer, né Corman e Price erano a libro paga della Hammer. I paesaggi agresti albionici sono resi magnificamente da Corman (in studio), con tanto di castello in parte costruito, in parte fondale posticcio, ma sempre innegabilmente suggestivo. Il film si s svolge prevalentemente in interni (fatto salvo il breve prologo al villaggio), proprio al castello del temibile principe Prospero (riferimento shakespeariano al Prospero de La Tempesta, duca di Milano e grande mago), un adoratore di Satana che compie riti e funzioni in nome del suo Signore. Al castello Prospero è servito da Alfredo, uno sgherro perfido e lussurioso, da Rospo, un nano ribelle, e da Juliana, una mistress innamorata di Prospero e promessa sposa di Satana; tutta la nobiltà dei dintorni teme il principe, la sua potenza e la sua cattiveria, e gli obbedisce fino all'umiliazione (si pensi alla scena dell'imitazione delle bestie). La Morte Rossa, una sorta di pestilenza sanguinaria, incombe, decima il villaggio, e il castello sembra essere l'ultimo avamposto per sopravvivere. Qui ha luogo una gigantesca festa mascherata, durante la quale si compiranno i destini della Contea.

Vincent Price tratteggia con la consueta grandezza la figura del diabolico Prospero, un uomo intelligente, colto e raffinato, capace di grande sensibilità, ma al contempo totalmente votato al culto del diavolo e dunque crudele e maligno. La sola Francesca provoca in lui qualche vacillamento, anche se il suo obbiettivo è ricondurla a Satana (proprio perché vede in lei una grande anima). Prospero è anche l'incarnazione della hybris, dell'arroganza, della disumanità, e proprio per questo il destino, sotto forma di un emissario pestilenziale della Morte, si accanisce contro di lui ed i suoi ospiti. Satana è solo uno dei regnanti, ma ve ne sono molti altri; la Morte non è schiava di nessuno, agisce autonomamente, mietendo vittime secondo il proprio imprescrutabile volere. Tuttavia riconosce (e risparmia) i giusti, come Francesca, il suo amato, i bambini, gli anziani (praticamente gli unici 6 superstiti del villaggio).

Affascinante, surreale e un po' fiabesco (anche se nella chiave del terrore) il finale del film (non credo di far danno a nessuno spoilerando, è troppo celebre, ed inoltre il racconto di Poe l'avrete letto no?), quando nel bosco antistante il castello si danno convegno nottetempo tutte le mestizie, Tenebra, Decadimento, la Morte Rossa, eccetera, ognuna ritratta da Corman con un colore distintivo, le quali discettano sulle stragi da tregenda che quotidianamente compiono, decimando le genti per volere della Morte. Queste forze sono misteriose ed immanenti, stanno compiendo un lungo viaggio (qualcuna accusa anche la stanchezza dovuta, per proprietà transitiva, alla stanchezza degli uomini uccisi), senza che però lo spettatore sappia da dove provengono e dove sono dirette, sono poteri superiori che governano le nostre vite e ci danno la morte quando giunge il momento ultimo.

I colori sono importantissimi in questo film, che per certi versi potrebbe essere accomunato a Mario Bava, proprio per l'uso della fotografia e dei cromatismi che non solo "abbelliscono" il set, ma che svolgono anche una funzione semantica ben precisa e caratterizzante nell'economia del film. I costumi hanno colori simbolici, le stanze del castello sono diversificate per colore, e naturalmente la progressione verso il nero non fa che avvicinarci a Satana. La stessa ambiguità dell'incappucciato rosso inganna Prospero, che associa il rosso a Satana, quando invece al suo cospetto c'è la Morte Rossa. E poi c'è tutto il discorso sulla "maschera" - appunto - della Morte Rossa, che in realtà cela un volto che non esiste, poiché quando si svela finalmente la sua fisionomia, essa non è altro che la nostra, il segno che la fine è giunta e noi siamo l'obbiettivo della falce.

Corman inscena diversi momenti teatrali, ad esempio la vera e propria danza di minaccia nei confronti di Prospero, dopo che la Morte Rossa ha rivelato la sua identità. I presenti - i nobili mascherati per la festa - già condannati a morte certa dalla pestilenza, danno la caccia a Propsero, che sembra dover soccommbere per mano della moltitudine; ma il principe risesce a domarli e a rifugiarsi nella camera sacra del Signore delle Tenebre, dove però non trova alcuna salvezza, poiché anche Satana deve sottostare al volere degli emissari della Morte. Altro momento assai particolare è il sogno di Juliana, da alcuni giudicato un po' goffo e ridicolo come messa in scena, in realtà piussto evocativo, immaginifico ed intenso visivamente, anche se sposta la cifra stilistica su di un piano più astratto ed onirico rispetto al tono cupo del film.

Le due protagoniste femninili del film sono la bella e prosperosa Hazel Court (Juliana) e Jane Asher (Francesca), la pura di cuore che col passare del tempo pare sviluppare una certa affezione nei confronti del suo terribile mentore Prospero, nonostante egli metta ripetutamente a morte il padre ed il fidanzato. La Asher all'epoca era la glamourissima fidanzata di Paul McCartney che, si dice, l'andasse a prendere spesso sul set. La Maschera Della Morte Rossa non è l'unico racconto di cui si occupa il film, c'è anche una piccola sottotrama che si rifà a Hop Frog (nel film è Hop Toad, il nano che fa travestire da gorilla Alfredo per poi dargli fuoco e punirlo con un atroce scherzo per aver maltrattato la sua sposa nana), ed un ulteriore riferimento letterario esula da Poe per portarci a "Torture by Hope" di Auguste Villiers de l'Isle Adam. Ai gothic metallers alla lettura segnalo la citazione presente nel secondo album dei Theatre Of Tragedy, dove in "And When He Falleth" vi è il sample di un intero dialogo tra Price e la Asher nel quale Prospero si domanda come sia ancora possibile nutrire fiducia verso la bontà dei Dio ("...Believe?! If you believe you are gullible. Can you look around this world and believe in the goodness of a god who rules it? Famine, Pestilence, War, Disease and Death! They rule this world.....").

Trailer ufficiale

Galleria Fotografica