La Cosa

La Cosa
La Cosa

1982: Fuga Dall'Antartide. No, non è il prequel di 1997, anche se c'è sempre Kurt Russell, ma è un altro modo per definire La Cosa, tra le vette della produzione carpenteriana, che comunque ha regalato quasi solo "vette" e pochissime "valli". Come tutti sanno, e se non lo sapete ve lo dico io, in principio fu il racconto fantahorror Who Goes There? (La Cosa Da Un Altro Mondo) scritto nel '38 da John W. Campbell, poi nel '51 arrivò il primo adattamento cinematografico, The Thing From Another World (tradotto sempre La Cosa Di Un Altro Mondo), ad opera di Howard Hawks. Hawks rilesse a suo modo la storia, trasformando la "Cosa" in una specie di Frankenstein, una creatura mostruosa, e tuttavia già perfettamente definita, che minacciava gli uomini, un'impostazione insomma abbastanza classica, alla maniera dei mostri degli anni '30 della Universal. Carpenter decide invece di recuperare lo spirito originario del racconto, spostandosi dal Polo Nord a quello Sud, dando sottigliezza e complessità all'entità aliena (che diventa un imitatore - senza una forma propria acclarata - del mondo circostante) ed evidenziando parecchio il clima alla Dieci Piccoli Indiani che aleggia alla base antartica, la tensione di un nemico incombente ed invisibile, che si impossessa dei tuoi compagni, che può celarsi dietro il volto del tuo collega e più caro amico, che può assalirti quando meno te lo aspetti, o può addirittura fare già parte di te, del tuo organismo, del tuo sangue, senza che tu lo sappia, né te ne possa in alcun modo liberare. E' la paranoia claustrofobica l'aspetto che più prepotentemente emerge da La Cosa di Carpenter, elemento di tensione nel quale il regista è maestro, per averne dato prova in moltissimi dei suoi lavori. Un clima ambientale ostile, ghiaccio, neve, tormente, una condizione di solitudine e comunicazione interrotta col mondo esterno, accadimenti che si verificano perlopiù di notte. E' in questo contesto che il pericolo de la "Cosa" si eleva all'ennesima potenza, contando su un moltiplicatore di ansie, paure e inadeguatezze di fronte ad un essere venuto addirittura dallo spazio. La prospettiva tra primo e secondo film viene completamente rovesciata; se nel '51, il gruppo di scienziati reagisce compatto contro la "Cosa", nel film di Carpenter è proprio la disgregazione del gruppo il problema principale, da tutti per uno contro qualcuno, lo schema diventa tutti contro tutti (idealmente, oltre che fattivamente, siamo agli antipodi, dal Polo Nord appunto al Polo Sud).

Nonostante gli effetti speciali giochino un ruolo importantissimo nella storia, rimane il fatto che anche là dove Carpenter maneggia solo ed esclusivamente ambienti ed attori, senza alcunché di "speciale", inquietudine, angoscia e nervosismo dominano incontrastati; nelle stanze e nei corridoi della base polare si respira un clima di rappresaglia, di sfiducia reciproca, di ultimo mondo cannibale. Un po' come in Distretto 13 - Le Brigate Della Morte, i pertugi, spalle al muro, sono stretti e angusti, e la minima distrazione può portare alla morte. La scena in cui il nero, addetto alla cucina, gira per la base con i pattini a rotelle, ricorda vagamente persino Danny Torrance, intento ad esplorare l'Overlook Hotel col suo triciclo. Il cast è ineccepibile, nessun volto notissimo (soprattutto da noi in Europa), eccezion fatta per Russell, eppure uno stuolo di caratteristi da applausi, ognuno nella sua piccola personale definizione di un "tipo". Non abbiamo punti di riferimento, se non il MacReady di Russell, che naturalmente tendiamo a pensare sia l'eroe buono - anche se un po' ruvido - della situazione, eppure ad un certo punto pure la sua "umanità" viene messa in dubbio. La "Cosa" può essere chiunque, dentro chiunque. Le esplosioni di violenza fanno effetto ancora oggi, come i truculentissimi effetti speciali, dal sapore un po' lovecraftiano (creati dall'effettista poco più che ventenne che aveva già lavorato a The Fog e The Howling). Eppure per sobbalzare sulla sedia basta una scena (in proporzione) piccola piccola, ovvero quando Russell prova ad immergere un filo di metallo incandescente in una bacinella di sangue umano, per vedere se quel sangue reagisce in modo anomalo (ovvero "alieno"). Più che nella rappresentazione spettacolare dei fatti (che pure c'è ed è vigorosa) Carpenter conferma la sua predilezione per le atmosfere gravide di asfissia, morbose e drammaticissime. Dopo un anno e cinque settimane di lavoro, 24 ore su 24, notte e festivi compresi, il tecnico degli effetti speciali Rob Bottin finì diritto all'ospedale per esaurimento e stanchezza fisica.

Il finale è splendido, perché non chiude affatto. Due sono i personaggi che rimangono in vita e lo spettatore non sa chi dei due ospiti ancora la "Cosa" e se questa sia stata effettivamente debellata una volta per tutte. - SPOILER: a tal riguardo però ci sono degli indizi da non trascurare. Childs infatti non emette condensa vaporosa dalla bocca quando respira, a differenza di MacReady, che pare invece accusare il freddo. Entrambi poi hanno bevuto "a boccia" il whisky J&B, dal quale si sono abbeverati un po' tutti alla base, e benché non è detto che quello sia un veicolo di trasmissione dell'alieno, non è detto neppure il contrario. MacReady recita l'ultima battuta del film riguardo al da farsi, ovvero: "aspettiamo e stiamo e veder cosa succede". Titoli di coda e tensione alle stelle perché forse il pericolo è ancora lì, pronto a colpire di nuovo. Fu girato un finale alternativo, più che altro "di riserva", che prevedeva il salvataggio di MacReady da parte di una unità di soccorso ed il successivo secondo test del sangue che appurava ulteriormente che l'alieno non era entrato in MacReady. Troppo consolatorio, tant'è che Carpenter non se ne servì.

Secondo il regista, La Cosa costituisce la prima parte di una "trilogia dell'Apocalisse" composta anche da Il Signore Del Male e Il Seme Della Follia; può essere, per carità, però sembra un po' una di quelle elucubrazioni a posteriori, come ha fatto Argento con le tre madri infernali. La colonna sonora stavolta non è di Carpenter stesso ma addirittura di Ennio Morricone, che si inventa il "battito cardiaco", un'intuizione "primitiva" e perfettamente omogenea allo spirito del film. Nel 2011 è arrivato pure un prequel, intitolato sempre La Cosa, che racconta i fatti accaduti 3 giorni prima rispetto al film di Carpenter e che si conclude con la fuga di un husky contaminato dall'alieno, ovvero esattamente dove ha inizio La Cosa di Carpenter.

Trailer ufficiale

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