Quinto film in carriera per Lilli Carati, La Compagna Di Banco (1977) è molto classico nella sua concezione e sviluppo. Appartiene di diritto al sotto filone degli "scolastici" (vedi macrovoce Commedie Sexy del cinema bis italiano). Dirige il gran maestro cerimoniere del genere Mariano Laurenti. Abbiamo la scolaresca di studenti maschi allupati e di studentesse femmine maliziose, abbiamo il corpo docente sgangherato e imbranato, abbiamo il bidello vittima degli scherzi, il Preside autoritario ma altrettanto tontolone, abbiamo la belloccia della situazione (che di solito è una procace insegnate/supplente o una studentessa sulle prime un po' ritrosa), abbiamo il tombeur de femme (di solito di buona famiglia, che parte meschino e strafottente ma poi si rivela sinceramente innamorato), e a corollario abbiamo altri personaggi femminili piacenti e caratteristi con la gag incorporata. Tutti questi elementi non possono mai mancare in una commedia scolastica degli anni '70 che si rispetti, così come Gianfranco D'Angelo e Alvaro Vitali, stavolta affiancati da Gigi Ballista, Nando Paone, l'immancabile cicciabomba Stefano Amato (antesignano del Giulio Sacchi della Terza C), Giacomo Furia (sempre divertente) e addirittura Lino Banfoli.
I modelli sono senza dubbio La Liceale e L'Insegnante, entrambi del '75, anche se La Compagna Di Banco anticipa di un soffio la pioggia di sequel e rifacimenti a vario titolo che quelle due pellicole scaraventarono sul cinema italiano di fine anni '70. Il confronto con la Guida e la Fenech è un po' duro per Lilli Carati, le due sexy eroine sembrano molto più a proprio agio tra i cliché obbligati del filone scolastico. Intendiamoci, non che Lilli offra una prova mediocre, anzi, la sua recitazione è abile e capace, tuttavia è forse proprio il ruolo che non le calza a pennello, manca qualcosa, e quel qualcosa è una spudorata malizia lolitesca che nessuno come la Guida ha saputo incarnare o, di contro, quella irresistibile carica erotico-professorale che poche hanno dimostrato di possedere in cattedra (oltre la Fenech, la Miti e la Cassini). Lilli, proprio per il suo talento recitativo, pareva funzionale a pellicole meno effimere, naturalmente sexy ma non totalmente disinteressate ad una reale sceneggiatura, come erano solitamente gli scolastici, contenitori destrutturati di inesauribili di gag scorreggione e guepierre fini a loro stesse. Abbastanza curioso anche il fatto che la protagonista del film sia quella che si spogli meno di tutte le altre (anche considerando quello che sarebbe stato il destino della Carati qualche anno dopo); sono poco frequenti le scene in cui la Carati rimane in déshabillé, appena qualche fugace topless, per altro nemmeno durante un amplesso, ma per un banale cambio di vestito. Molto più generoso l'apporto di Nikki Gentile (che nel film fa la parte di una siciliana moglie di una specie di gelosissimo signorotto della Mala), praticamente sempre spogliata, e persino delle studentesse amiche della Carati, bruttarelle ma mignotte.
Decisamente negativo il giudizio su Antonio Melidoni, il playboy della situazione, legnoso, antipatico e manco poi tutta 'sta bellezza. I suoi duetti con la Carati sono come una partita tra la Nocerina e il Real Madrid. A migliorare la situazione ci pensano Alvaro Vitali in grande spolvero, Lino Banfi insolitamente comprimario ma sempre impagabile e gli scambi (all'insegna di una certa tenerezza) tra Gianfranco D'Angelo e Francesca Romana Coluzzi. Senza un grande perché la sottotrama che vede la Carati abbordata da Vittorio Stagni, un perditempo senza arte né parte che la scarrozza in giro per la città, doppiato in toscano da uno che non è toscano, e si sente (e la cosa curiosa è che Stagni a sua volta doppia Vitali nel film). La pellicola è ambientata a Trani ma non c'è un personaggio che parli con inflessione dialettale pugliese, anzi l'idioma più gettonato è il ciociaro (vattelappesca il perché). E' considerato un seguito di Classe Mista, ambientato l'anno precedente sempre a Trani, sempre nel medesimo Liceo. Giovanni Buttafava definì il film su Il Patologo (annuario dello spettacolo edito da Ubulibri, Milano) "un porno per famiglie", intendendo lo sdoganamento di un certo tipo di pellicole per platee sempre meno di nicchia e sempre più generaliste, anche se di pornografico La Compagna Di Banco ha meno di nulla.