La Casa

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La Casa

Nel mio bluray Sony del film, tra gli extra è presente il picture in picture, ovvero mentre scorre il film varie personalità del cinema, fan, estimatori e addetti ai lavori si esprimono su La Casa, sulla sua importanza, la sua carica innovativa, il lascito e l'eredità nel mondo dell'horror del piccolo, minuscolo film realizzato da Sam Raimi ad appena 20 anni. Ed è quella la cosa più bella del film, come è stato realizzato. Un classico del cinema horror che all'epoca era solo una scommessa assurda. Una troupe di meno di dieci persone, stipendi al minimo storico, tutti si conoscevano (proprio per ridurre al minimo la pretesa di compensi professionali), oppure assunti esclusivamente per pagarli il meno possibile. Girato esclusivamente nei fine settimana, con effetti speciali praticamente realizzati sul posto, con oggetti di fortuna e molto spirito d'iniziativa e di adattamento. I pochi soldi racimolati arrivarono grazie al cortometraggio Within The Woods realizzato da Raimi e propedeutico agli eventi raccontati nel film. La lavorazione fu uno stress assoluto, appassionato ma estenuante. Tutto il cast si ferì fisicamente, patì freddo, fame, stanchezza e nevrosi. Si narra che Raimi non fece nulla per alleviare questa condizione, ritenendo anzi che avrebbe giovato positivamente al clima del film. E quando fu terminato, montato e distribuito, non esplose nei cinema come un capolavoro spartiacque (nonostante fosse uscito senza alcun divieto, contrariamente a quanto accadde fuori dagli Stati Uniti); non andò malissimo ma fu l'homevideo che decretò la leggenda di EvilDead (il titolo originale, che si sostituì a Book Of The Dead dopo le primissime proiezioni). Quindi, col tempo, il passaparola e tanta tenacia, si affermò come uno dei titoli più importanti e significativi della storia del cinema dell'orrore. Sam Raimi e Bruce Campbell grazie a questo film divennero delle star e naturalmente si generarono dei sequel, due ufficiali, una serie tv e molti apocrifi, appannaggio della italiana Mirage, ovviamente completamente svincolati dall'originale, del quale riprendevano solo titolo e locandina. La locandina italiana poi fa testo a sé poiché, come è noto, riproduce una casa a due piani con soffitta, in pieno stile Bates Motel. Peccato che nel film il luogo degli eventi sia una baita nel bosco del Tennessee. Tuttavia anche la locandina originale propone una scena che nel film neppure c'è, una ragazza mezza sepolta che viene tenuta per la gola dalla mano di uno dei demoni.

A sentire i resoconti della lavorazione, il cast, soprattutto quello femminile, non visse il periodo esattamente come una passeggiata. Il make up causò qualche crisi isterica, idem le lenti a contatto (che rendevano gli attori totalmente ciechi), i liquami vari, eccetera. Ci fu molta improvvisazione, a dispetto di uno script tutto sommato dettagliato. Campbell era il ragazzo tutto fare, oltre che co-protagonista era anche co-produttore, co-regista, co-attrezzista, co-motivatore per tutti coloro i quali avevano cristi esistenziali sul set. In fase di montaggio Raimi realizzò che il girato era piuttosto disomogeneo e spesso non si era tenuto conto dei corretti raccordi tra una scena e l'altra (nel film ci sono diversi errori). Si dovettero rigirare delle parti e, senza gli attori originali, vennero impiegate delle controfigure debitamente truccate, magari riprese di spalle o in posizioni poco riconoscibili. Una spinta insperata al marketing del film arrivò da una recensione di Stephen King che lo definì il film più spaventoso che avesse mai visto (sarà andata effettivamente così oppure.... qualcuno si ricorda il lancio pubblicitario de L'Uccello Dalle Piume Di Cristallo?).

Dopo quasi 40 anni ciò che continua a stupire de La Casa è l'incredibile e sorprendente commistione di efferatezza e ironia; l'arrivo alla baita è all'insegna del cinema verità, pare un documentario, una pellicola exploitation alla Non Aprite Quella Porta oppure tipo quelle di Pim de la Parra realizzate in piena Dutch Sex Wave. Colori sgranati, montaggio "apparentemente" poco curato, vari elementi che concorrono a creare il giusto clima propedeutico, prima che il ritmo si impenni ed il sangue inizi a schizzare da tutte le parti, degna cornice di un massacro annunciato e piuttosto (auto)compiaciuto. La ferocia fa il pari con il tono grottesco, apertamente demenziale della pellicola, e tuttavia durante la visione ci si stupisce di sentire strisciare una certa inquietudine, nonostante la grossolana virulenza delle immagini, degli effetti sonori e della situazione generale. A voler spaccare il capello in quattro, non torna nemmeno tutto in sceneggiatura, poiché non si capisce perché Ash (Bruce Campbell), pur essendo stato ferito come tutti i suoi amici, non rimanga contaminato, ma si tratta di lana caprina, considerando il bailamme nel quale ci getta Raimi, cosa vuoi stare a far filosofia, che il grand guignol abbia inizio e benvenuti al circo. Cosa c'entrano degli alberi stupratori con dei demoni sumeri richiamati in vita da formule estratte da una specie di Necronomicon lovecraftiano? Nel più ci sta il meno e Raimi non fa altro che orchestrare sapientemente un bel potpourrì di frattaglie in salsa rossa cremisi. Pregevolissime le invenzioni registiche, con riprese sbilenche, il ricordo ad una steadycam artigianale (prima che la steadycam esistesse) e mille altre trovate cheap ma dannatamente efficaci (ad esempio i lunghi silenzi nei momenti clou, senza l'indiscriminato uso di musiche ovunque, cosa molto probabilmente dettata dalla mancanza di un compositore vero e proprio, ma che si rivela assai originale), le quali dimostrarono che quel giovane regista del Michigan sapeva il fatto suo, nonostante la giovane età. In Italia il film approdò con ben tre anni di ritardi ma questo gli permise di arrivare già conosciuto e scafato, con conseguenti incassi più che discreti.

Trailer ufficiale

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