La Calda Bestia Di Spilberg

La Calda Bestia Di Spilberg
La Calda Bestia Di Spilberg

Nel 1977 Alan Payet, aka Patrice Rondard aka Patrice Rhomm aka Alain Garnier, dirige Helga La Louve De Stilberg, ribattezzato in Italia La Calda Bestia Di Spilberg, pura exploitation ascrivibile al filone dei naziporno, anche se un po' tirato per i capelli poiché propriamente di nazi in questo film non c'è traccia. L'ambientazione infatti è di completa fantasia, siamo in piena dittatura militare, evidentemente spalmata sulla falsariga del nazionalsocialismo, ma nessun riferimento diretto è fatto. Il paese è immaginario, ed il film si apre proprio durante il Gran Consiglio dei ministri del regime. Il dittatore è una specie di generalissimo sudamericano (dal teutonico nome di Steiner però), tuttavia già osservando le divise dei militari vediamo che c'è un po' di confusione, poiché sono tutte diverse, alcune rimandano agli Stati Uniti, altre al blocco dell'est, Steiner pare una specie di Pinochet, ed il resto della milizia indossa tute mimetiche con una fascetta sul braccio vagamente echeggiante la svastica. I nomi dei personaggi pescano anch'essi da tutte le lingue, cognomi latino-ispanici, italiani, tedeschi e, per dire, il dittatore si fa massaggiare le tempie da una soldatessa mulatta (mentre lui le palpa le tette). Un bel potpourri insomma, che magari vuole andare nella direzione di una rappresentazione universalistica, oppure, molto più prosaicamente, procede "alla viva il parroco".

Il dittatore Steiner si segnala subito come un gran progressista quando afferma che le donne in politica non capiscono nulla, lo scontro in atto è con Elsa (Malisa Longo), ministra della propaganda, che non teme di dire la sua durante il Consiglio. Proprio per questo suo ardire però, viene spedita a fare la governante dello Spilberg, una fortezza nella quale sono prigioniere delle detenute politiche, o semplicemente parenti di dissidenti politici. Tra queste pure la figlia di Vogel, capo dei ribelli (Patrizia Gori). Elsa se la intende con il generale Gomez, e assieme a lui amministra la prigione. Perfettamente ricalcata sul modello di Ilsa La Belva delle SS (Dyanne Thorn), pure Elsa (il nome è quasi identico, anche se nell'originale è Helga), si caratterizza per sadismo, crudeltà e lesbismo accentuato, e proprio come Ilsa si porta le detenute in camera e le obbliga a rapporti sessuali e frustate. Non solo, assiste agli stupri che le prigioniere devono subire e, molto eccitata dallo spettacolo, si mastrurba durante. Il film abbonda di accoppiamenti lesbo, ovviamente pure tra le prigioniere il fil rouge sembra quello, nonostante si confidino le paturnie per il fidanzato lasciato a casa. Il loro "soggiorno" allo Spilberg poi è tutto un programma; se da una parte subiscono violenze ed umiliazioni continue (perlopiù a sfondo sessuale), sono costrette ai lavori forzati (che però svolgono con tacchi a spillo e stivaloni di pelle al ginocchio tipo gran zoccolona anni '70), dall'altra trascorrono serate liete nella camerata (un fredda stanza con le pareti di pietra), completamente nude, ascoltando musica e ciaccolando come comarine, chi fa la maglia, chi si carezza i seni, mancano tè e pasticcini.

Le prigioniere sono quotidianamente portate ad una fattoria dove abita il teminile "Doc", un tizio che ogni giorno ne stupra una diversa, in cambio di bottiglie di vinello per i militari. E mentre questi tracannano, lui va nel fienile e gliene dà di stecca. Ma all'ennesima sifonata, due detenute si alleano e fuggono via (tra queste la figlia di Vogel). Il tutto accade proprio mentre i nemici di Steiner stanno per vincere la guerra e rovesciare la dittatura. Ed ecco che le milizie dei buoni irrompono allo Spilberg liberando le donne schiavizzate. Un hippie uscito da Woodstock si incarica di fucilare Steiner, le detenute sorprendono Elsa nella sua lussuosa camera e la strangolano vendicativamente. Ma proprio sul più bello, vediamo Gomez appostato come un cecchino che sta per sparare ad una delle detenute....titoli di coda. Il finale ha dell'assurdo, poiché si vede chiaramente che, a parte sterminare Elsa e Steiner, ai ribelli non frega niente né di catturare né di uccidere i militari, che infatti passeggiano tranquillamente tra i luoghi ameni dello Spilberg, e pure Gomez, inspiegabilmente può tranquillamente raggiungere estrarre la pistola e puntarla per uccidere. Perché poi scorrano i titoli di coda un istante prima di capire cosa succede, è un mistero, ma farsi troppe domande in merito a questo film ha lo stesso senso del finale, nessuno.

Già dai primi secondi capisci che qualcosa non va, visto che ai titoli di testa fa da sottofondo una musica assurda, una specie di marcetta a ritmo di samba (....tipicamente nazi), e più in generale, il commento sonoro durante tutto il film è sempre avulso dall'ambientazione; durante gli amplessi la musica scelta pare adattarsi più ad un Paulo Roberto Cotechinho che ad un film erossvastica. La povera Malisa Longo fa di tutto per reggere la sua "parentela" con la Ilsa di Dyanne Thorn, e certo non le mancano i numeri, tuttavia il film è sgangheratissimo, privo di quella sottile e perversa ironia che invece animava Ilsa. La Longo poi si sente un po' stritolata in un ruolo così estremo, le sue espressioni forzate durante le copule e le masturbazioni sono ridicole. L'attrice ha raccontatato che il titolo originale del film in italiano fu cambiato in La Calda Bestia Di Spilberg, ammiccando pecorecciamente all'erotismo (la "calda bestia") e a Steven Spielberg (nell'originale però è Stilberg) proprio in assonanza al regista americano che stava mietendo successi al botteghino (come se il pubblico, dopo aver gradito Lo Squalo, fosse andato a vedere un naziporno perché nel titolo c'era "Spilberg", con una "e" in meno di Spielberg.). Mosaico Media stampa in dvd a tiratura limitata di 999 copie questo titolo culto, altrimenti reperibile (e malamente) solo su VHS (la qualità del dvd comunque è nettamente quella di un riversamento da VHS).

Trailer ufficiale

Galleria Fotografica