J. Edgar

J. Edgar
J. Edgar

J. Edgar un po' mi ha deluso; molto bella e interessante la resa delle vicende umana dei personaggi, e segnatamente Di Caprio/Hoover, Armie Hammer/Clyde Tolson e Naomi Watts/Helen Gandy, gli approfondimenti sulla presunta omosessualità di Hoover - per Eastwood per niente "presunta" - il rapporto morboso con la madre, le luci e le ombre della sua complessa ed enigmatica personalità. Mi aspettavo qualcosa di più però anche sul versante della contestualizzazione socio-culturale e politica; si ok, si dice cosa Hoover, il suo regno quasi cinquantenario ed i suoi metodi hanno significato per l'America, ma rimanendo sempre su un piano didascalico, illustrativo, un po' indistinto. Eastwood sceglie legittimamente di rimanere estraneo al giudizio, di "mettere in scena" e basta, concentrandosi sull'uomo Hoover, più che sul capo dell'FBI Hoover - non a caso forse il titolo del film è il nome e non il cognome del personaggio - ma alla fine, complice anche un plot un po' ingarbugliato e inconcludente, Clint non partorisce l'ennesimo, solito, capolavoro. Comunque regia di classe ed elegante come al solito e Di Caprio veramente in forma. Molto delicata la mano del vecchio Dirty Harry nel dipingere il rapporto, che durò una vita intera, tra Hoover e Tolson, nel ritrarne il fragile amore, anche in età senile. Discutibile invece il trucco, che non pare riuscitissimo soprattutto sugli "anziani" Armie Hammer e Naomi Watts, troppo posticci e gommosi, molto meglio Di Caprio. Di Hoover viene sottolineato l'impulso dato al metodo scientifico nelle indagini (impronte, catalogazioni, studio dei materiali e in generale della scena del crimine), ma molto rimane da dire sullo spionaggio ricattatorio che il suo bureau sviluppò su chiunque e contro chiunque. "L'informazione è potere", questa la chiave di tutto, ed anche il motivo per il quale probabilmente Hoover lavorò indistintamente sotto 8 Presidenti degli Stati Uniti, temuto più che stimato.

Trailer ufficiale

Galleria Fotografica