Italian Concupido

Italian Concupido
Italian Concupido

Momento fiammeggiante per il filmaker bergamasco Roger A. Fratter che ha pronti ben tre nuovi lungometraggi da offrire al proprio pubblico (e a chiunque sia desideroso di approcciarsi al suo cinema indipendente e di esperienza). Tra 2019 e 2020 Fratter ha confezionato tre nuovi titoli, il primo dei quali (perlomeno ad essere edito in homevideo) è Italian Concupido, una commedia suddivisa in 8 movimenti, o più prorpiamente "sezioni", che indaga il mondo dei rapporti uomo/donna, in qualche misura andando a riallacciarsi a film come Sono Tutte Stupende Le Mie Amiche (2012) e Donne Di Marmo Per Uomini Di Latta (2016), pur mantenendo una propria fisionomia ed autonomia rispetto a quelli. Tuttavia Italian Concupido torna a gettare un ponte verso l'esplorazione delle realtà sentimentali ed amorose da parte di Fratter, dopo le parentesi horror gotiche di Fame Da Vampira (2017) e action di Rage Killers - Sterminatori Sociali (2018), e sempre e comunque con un occhio di riguardo (ed un battito di cuore) rivolto al nostro cinema di genere di qualche decennio fa. Il lavoro di Fratter rimane rigorosamente ancorato ad una cornice indipendente e autarchica, tanto nella forma quanto nella sostanza, ma chi conosce il regista sa che con "poco" riesce a fare "tanto". Fratter stavolta è Riccardo, l'amministratore di un'agenzia di cuori solitari (da cui il titolo del film) alle prese con la moglie Pamela (Daniela Picciolo), fotografa vulcanica e peperina dalla quale si è separato, e con l'amico Luca (Steve Brooks), al quale tenta di assicurare una serie di potenziali incontri mediante l'agenzia, per porre rimedio alla sua solitudine e alla sua rassegnazione riguardo alle donne. Date le premesse, Fratter ha gioco facile nel far sfilare davanti alla macchina da presa una copiosissima messe di figure femminili, ognuna con la propria specificità e la propria parabola all'interno della realtà di Riccardo.

Il mondo sembra dividersi in prede e cacciatori (e cacciatrici), con una netta prevalenza dei secondi. Riccardo deve persino provvedere ad un possibile nuovo compagno per Pamela (e per Luce, un'amica di sua moglie), ma nel frattempo ingaggia una schermaglia con Nadia (Cosetta Carsana), ricca borghese annoiata e in cerca di avventure piccanti, che scambia l'agenzia di Riccardo per una specie di casa d'appuntamenti per "sciure" con pochi scrupoli. Il quadro generale che ne emerge è di una serie di caratteri piuttosto pretenziosi ed arroganti, molto esigenti sulle (proprie) necessità di essere amati, rispettati e considerati, ma assai meno attenti e generosi emotivamente nel dare agli altri ciò che pretendono per loro stessi. I discorsi di Riccardo talvolta possono apparire segnati da una certa misoginia latente, ma a ben vedere il protagonista e la quasi totalità delle figure femminili del film concorrono a squadernare una fauna in perenne contraddizione con se stessa. Le donne hanno una pessima opinione degli uomini, ne stigmatizzando il continuo parametrare l'universo muliebre in termini sessuali, ma le stesse donne che lamentano tale atteggiamento sembrano poi rivolgersi ed essere interessate perlopiù a quel tipo di uomo, innescando così un corto circuito irreversibile. E' interessante notare come la lente soggettiva sia sempre deformante, ci restituisca una versione di noi stessi molto indulgente, quella delle vittime ingenue, quando in realtà ci muoviamo nella giungla/mondo come carnefici, esattamente come tutti gli altri a cui addebitiamo falle ed imperfezioni. Nei colloqui di Riccardo con le sue clienti questa maschera viene spesso a galla, mettendo a nudo (talvolta anche di fatto) le reali aspirazioni delle sue interlocutrici; emblematico ad esempio il caso di Luce (Viviana Pavoni). Da "Cupido" procacciatore di amore, a "Concupido" cerimoniere di concupiscenza, per Riccardo il passo è breve.

I duetti tra Fratter e Brooks sono le parentesi più comiche del film, i due si becchettano ripetutamente, si scambiano opinioni dalle quali emerge la passiva remissività di Luca che Riccardo, di contro, sembra trovare molto irritante. A questi momenti da commedia fanno da contraltare i molti nudi sparsi lungo i 77 minuti, che vengono fisiologicamente e naturalmente inseriti nel contesto. Non solo siamo in un mondo di modelle (l'agenzia fotografica di Pamela), ma pure di aspiranti conquistatrici e donne in cerca di relazioni (anche esplicitamente sessuali), pertanto - senza alcuna perniciosità - Fratter prosegue nella sua nota filosofia di esporre corpi femminili al pari di vere e proprie opere d'arte, come quelle che possono valorizzare ed arricchire le scenografie d'ambiente, o come espressione di momenti "veri" e sinceri della vita di ognuno di noi, e che pertanto sarebbe ipocrita e "pernicioso" (stavolta si) censurare in nome del politicamente corretto. Infine Fratter sfrutta molto anche il set nel set, quello fotografico, inserendo lunghi fraseggi vérité all'interno del film (segnati da un montaggio vorticoso ed estetizzante, all'insegna del videoclip), un po' alla maniera di Altman, che spesso rende ambigua una distinzione netta tra ripresa documentaristica e ripresa cinematografica, sovrapponendo i due piani per creare un effetto sinergico. C'è spazio pure per un accenno di denuncia alla violenza che talvolta le donne subiscono dagli uomini, inteso come vera e propria violenza fisica, oltre che psicologica. Accade a due personaggi nel film (Pamela e Nadia), ma Fratter non approfondisce troppo, lasciando un po' il discorso a metà, probabilmente perché altrimenti il film si sarebbe poi dovuto orientare su binari diversi. I fotogrammi sono scanditi da una ossessiva musica latinoamericana, a tratti persino fastidiosa (soprattutto per chi come me la detesta), ma che paradossalmente va ad esaltare proprio quel calderone di donne e uomini che vivono la vita all'insegna di pretese assurde ed egocentriche, e di una superficialità sideralmente distante dalla realtà concreta. Belle e suggestive le riprese sotto la neve della Dalmine bergamasca (credo).

Trailer ufficiale

Galleria Fotografica