
Due anni ed arriva il sequel di Mad Max, non sarebbe potuto essere altrimenti visto il grande e per certi versi inaspettato successo riscontrato dal primo capitolo. Per altro c'era un conto in sospeso con l'America, la quale aveva importato Mad Max ma lo aveva interamente ridoppiato (mal sopportando gli accenti australiani), il che aveva contribuito a rendere più spuntata la ruspantissima pellicola di George Miller, acciaccandola un po' e sostanzialmente facendola cadere nell'anonimato. Miller doveva rifarsi e i numeri del primo Mad Max parlavano chiaro, il potenziale commerciale c'era, andava solo trovata la chiave giusta. Ecco che il secondo viene venduto anche in USA ma con l'accortezza di non svergognare troppo gli americani. Il film inizia come fosse una storia a sé e non la continuazione di eventi pregressi; allo stesso tempo subito nei primi minuti - mentre una voce off contestualizza ciò che vedremo - scorrono in background fotogrammi del primo Mad Max. In pratica un calcio al cerchio ed una alla botte. Questo nuovo film può essere visto sia come un seguito che come un nuovo inizio, regge comunque. Gli americani lo importano, sposano il titolo di The Road Warrior (senza Mad Max 2.... dato che a malapena ricordavano l'esistenza di un Mad Max 1) et voilà, il gioco è fatto, pronti per sbancare i botteghini. Cosa puntualmente avvenuta. Gli archetipi cari alla frontiera americana ci sono tutti, dal protagonista duro e solitario alla Eastwood, alle lande desertiche da (ri)colonizzare, dai cieli western all'epopea del muscolo (ed un minimo di ingegno) per affermarsi e prevalere sugli altri. A tutto ciò Miller aggiunge molta fantasia, stilemi che oggi sono acquisiti e sedimentati ma per l'epoca furono una vera innovazione. Il ritorno al cosiddetto "Medioevo barbarico", un'estetica punk, un protagonista che va oltre i concetti di bene e male, dice pochissime battute in tutto il film e si muove quasi per inerzia, vivendo una vita che non può fare a meno di vivere, ma senza entusiasmo né ragione. Max si fa spazio nelle terre perdute sopravvivendo, aiuta altri umani solo per opportunismo e alla fine continua solitario la sua avventura si questo pianeta, senza accettare compagnie né commiserazione.
Per budget e impronta tecnica siamo a livelli infinitamente più alti rispetto al primo Mad Max. E' tutto molto più curato. A mio avviso manca un pelino di quella ingenuità che in Interceptor si trasformava in frenesia, sorpresa e ritmo indiavolato. Qui la prima parte di film è sostanzialmente statica; l'assedio alla raffineria di petrolio è rappresentato con molta tensione, gran gusto estetico ma scarso dinamismo. La guerra tra bande non è più per le strade, col pedale dell'acceleratore a tavoletta, ma in un luogo preciso, sopra il quale giorni e notti scorrono incessanti, in attesa della prima mossa strategica da parte di una delle fazioni contrapposte. Ci sono riferimenti all'Odissea e ai suoi personaggi (Ulisse, Achille, Patroclo, Agamennone), e c'è lo stratagemma del cavallo di Troia al contrario. Lord Humungus ed i suoi sgherri (una variopinta, bislacca e sgangherata ciurma di punk assatanati) bracca e terrorizza chiunque. Tra di loro l'esponente più variopinto e caratterizzato è una specie di bestia (Vernon Wells) tenuta in catene da Humungus, con la coda da moicano e il warpaint sulla faccia (eterno rimando agli indiani dei film western). Permane anche la sottotraccia omosessuale poiché un po' tutti i maschi alfa della gang barbara sembrano covare una simile tendenza (nonostante in un paio di occasioni si assista ad accoppiamenti etero, una purtroppo è lo stupro, l'altra è quando Gibson tira via una tenda sotto la quale una coppia era "in posizione"). Per quanto riguarda la bestia in particolare, questa sensazione si fa quasi esplicita quando il piccolo Kid (Emil Minty) uccide a colpi di boomerang il suo biondissimo protetto, e la bestia si infuria come chi ha perso il proprio amante. Humungus indossa una maschera da hockey che gli copre il volto per l'intero film (il retro del cranio però appare piuttosto sconcertante), non bisogna dimenticare che nel nel 1980 sugli schermi era già stato avvistato Jason Voorhees nel primo Venerdì 13. Salta anche agli occhi come il personaggio di Humungus e un po' tutti i suoi predoni siano stati generosamente riversati nella serie animata di Ken il Guerriero. Travasi attivi e passivi, poiché anche Miller racconta di essersi ampiamente ispirato a Kurosawa (Miller che fu addirittura contattato per dirigere il primo Rambo, ma declinò l'offerta).
Gli incidenti accaduti agli stuntman durante la lavorazione sono rimasti memorabili. Era un'epoca nella quale i limiti venivano spinti avanti, la computer grafica era lungi da venire e in particolare nei due Interceptor le acrobazie vennero realizzate in modo piuttosto incosciente ed audace. Si narra che Steven Spielberg rimase assai impressionato dal risultato finale (tanto da arruolare poi Miller per il film a episodi Ai Confini Della Realtà). Pare che in totale gli automezzi distrutti furono una quarantina (compresa la V8 Interceptor di Max, che infatti costrinse i distributori italiani ad abbozzarla con il titolo di Interceptor, lasciando al terzo e successivo capitolo finalmente il suo titolo originale, Mad Max). La colonna sonora è assai più invadente che nel primo film, è sempre ad opera di Brian May (omonimo australiano del chitarrista dei Queen) e stavolta vira pesantemente sull'epico, tant'è che sovente sembra anticipare temi che poi Basil Poledouris comporrà per il Conan di John Milius. Mad Max 2 è stato uno di quei rari casi un cui il successo fu immediato, pubblico e critica andarono d'amore e d'accordo decretando la grandezza del film senza se e senza ma. Una sorta di tripudio, di unanimità per quello che è considerato ancora oggi uno dei migliori esempi di action di tutti i tempi. Davvero apprezzabile come con pochissime battute e scelte semplici, lineari e dirette, Miller riesca a evocare pienamente un clima post apocalittico da retro futuro devastato e desolato, alla faccia di chi oggi non riesca a concepire un film di fantascienza (o di azione) senza enormi quantità di effetti speciali. Interessante la rappresentazione visiva dei personaggi, se per quanto riguarda i custodi della raffineria (una sorta di comune utopistica alla ricerca della pace, della libertà e della serena convivenza tra i popoli) le vesti sono tutte varianti di bianco, color sabbia, panna e crema, i "cattivi" di Humungus sono sferraglianti pirati vestiti di pelle, borchie e metallo. Mad Max è molto più simile ai punk violenti, ed in effetti ciò di cui viene accusato dal leader degli assediati, Pappagallo (Michael Preston) è proprio di vivere una vita senza futuro e senza ideali come quei violenti senza causa, senza umanità. Il finale in qualche modo darà ragione a Pappagallo.