Un anno dopo Malizia di Salvatore Samperi esce un film che in molti riconducono direttamente a quello, senza passare dal Via. La filiazione pare evidente, la derivazione innegabile e molto probabilmente Innocenza E Turbamento non sarebbe mai esistito se a sua volta Malizia non fosse mai esistito.... o magari no. In quegli anni il cinema di genere italiano era "a pacchetti", diviso per grandi topoi narrativi che si riverberavano in decine e decine di pellicole similari, o perlomeno assonanti tra di loro. Negli anni delle professoresse, delle supplenti, delle liceali, delle infermiere, delle soldatesse e delle governanti, il genere delle "iniziazioni sessuali", con correttivo di ambiente familiare ed ulteriore abbellimento derivante da location meridionali e segnatamente siciliane, era praticamente un filone cinematografico a sé e probabilmente con o senza Malizia qualcuno avrebbe comunque diretto certe pellicole, abbeverandosi di quei luoghi, quei personaggi, quelle situazioni, quegli stereotipi. Detto ciò, è indubbio - visto anche lo strettissimo lasso temporale che intercorre tra i due titoli - che Dallamano nel concepire Innocenza E Turbamento abbia tenuto ben presente il lavoro di Samperi. Sgombriamo quindi il campo dalla assillante premessa di dover far riferimento a Malizia per ogni fotogramma in oggetto e cerchiamo di valutare l'opera di Dallamano in sé, con i pregi ed i difetti (autoctoni) che ha. La storia vede il giovane seminarista Tonino (Roberto Cenci), in crisi con la vocazione (naturalmente a causa dei richiami della carne), ritirarsi presso la casa baronale paterna dalle parti di Noto nel siracusano (almeno credo), in cerca di illuminazione. Certamente è "turbato" e già poco "innocente". Qui apprende che il padre Vincenzo (Vittorio Caprioli) si è appena risposato in seconde nozze (dopo aver commesso regolare delitto d'onore, punito con 5 anni) con la bella e soprattutto giovane Carmela (Edwige Fenech), tra le invidie di tutta la comunità. La pausa di riflessione sarà una vera agonia per Tonino, vuoi per la presenza di una donna così bella e sensuale come la matrigna, vuoi per quella del nonno paterno Salvatore (Lionel Stander), inguaribile donnaiolo, frequentatore di meretrici e diavolo tentatore del ragazzo, che egli intende "salvare" dalla tonaca avendo particolarmente in ispregio il clero e la religione. Come andrà a finire è già scritto nei primi 5 minuti di introduzione, per altro alla stessa maniera di Malizia.
Il film si segnala per la incredibile bellezza delle location. La grande villa contadina dei Niscemi è di una meraviglia senza pari, si respira davvero l'aria della terra siciliana nella sua essenza più pura e vitale. Onestamente già questo basterebbe a far meritare una visione al film. Di bellezza in bellezza, naturalmente la Fenech pare avere le carte in regola, tuttavia a mio parere la scelta dell'attrice franco-algerina per il ruolo di Carmela è relativamente azzeccato. Intendiamoci, si fa male a criticare la Fenech, che sta bene ovunque e comunque; meravigliosa, dotata come attrice e capace di migliorare anche la più modesta delle pellicole. Tuttavia il suo volto, la sua carnagione lattea e delicata, la sua naturale eleganza, il suo nasino all'insù, il suo savoir-faire transalpino poco rispecchiano la Carmela siciliana al 100%. Anche se nessuno si sognerebbe di metterla in discussione (sarebbe come privarsi di un appetitosa teglia di lasagna essendo affamati), a mio parere la sua scelta per quel ruolo rappresenta un casting un po' "forzato", dovuto primariamente all'esigenza di avere la Fenech in quanto Fenech. Un'attrice dall'allure più rustico, magari meno soave esteticamente ma più a fuoco nel contesto avrebbe reso maggiormente incisivo ed acuto il registro narrativo di Innocenza E Turbamento. Che so, un profilo del tipo di Paola Senatore, Ria De Simone, Donatella Damiani o una Francesca Romana Colussi - per citare i primi nomi random che mi sono venuti in mente - avrebbe certamente perso qualcosa in termini di bellezza assoluta, ma avrebbero forse rivestito (si fa per dire) i panni di Carmela. La stessa Antonelli in Malizia è pur sempre una cameriera popolana con il grembiule indosso, non un'affettata baronessa. Al di là di questa riflessione personale, la scena - molto samperiana - che più rimane impressa di tutti i 95 minuti è il sesso solitario praticato dalla Fenech (...chissà se controfigurata), incorniciata unicamente dai giochi di penombra intessuti da Franco Delli Colli (cugino del più celebre Tonino), direttore della fotografia. Una visione di grande raffinatezza ed erotismo che rappresenta davvero un unicum per impatto ed intensità all'interno del film, classificabile perlopiù come una commedia sexy, anche se decisamente di livello superiore rispetto alla media.
Importante l'apporto di Lionel Stander, autentico mattatore, sempre in fissa con i genitali femminili. Il donnone al quale si rivolge periodicamente per sfogare i suoi istinti (oramai ammansiti dall'età e dagli acciacchi cardiaci) è Anna Maria Pescatori, le cui dimensioni sono pachidermiche e davvero impressionanti. Roberto Cenci all'epoca era specializzato in queste commedie pruriginose, recitando anche in L'Amica Di Mia Madre con la Bouchet (1975), Il Vizio Di Famiglia sempre con la Fenech (1975), Ecco Lingua D'Argento con Carmen Villani (1976), poi abbandonerà la recitazione per diventare un regista televisivo (anche a lui si devono tanti programmi di cui avremmo fatto volentieri a meno come Amici di Maria De Filippi, Ciao Darwin, Chi Ha Incastrato Peter Pan?, L'Isola Dei Famosi, etc.). Lungi dall'essere un capolavoro o un film indispensabile nella filmografia di un cinefilo, Innocenza E Turbamento regala comunque buoni momenti, location fascinose, una Fenech in formissima, nonché le tipiche atmosfere dell'Italia degli anni '70, sempre in bilico tra familismo asfissiante, moralismo cattolico, perbenismo borghese e voglia di trasgressione. Si lascia guardare.