Niente, non c'è niente da fare, io e Mr. Nolan non ci prendiamo, non riusciamo a stabilire un legame empatico. Ci abbiamo provato con Batman Begins, poi con The Prestige, e adesso anche con Inception (2010), ma la scintilla non ne vuole sapere di scattare; ci siamo stretti la mano ma poi ognuno è andato per la sua strada. A leggere in giro, il posto di Nolan sta più o meno fra Kubrick e Dio, e praticamente ogni suo film è una lezione di cinema, reinventa il cinema, lo ridefinisce, annienta qualsiasi cosa sia stata concepita prima su celluloide. Sono disposto a concedere alcune attestazioni di encomio: Nolan conosce ampiamente il mestiere e lo padroneggia con sicurezza e scaltrezza, inoltre ha molto gusto per l'immagine, e possiede anche l'abilità di andarsi a scegliere soggetti particolari. Tuttavia, quando vedo un suo lavoro, e Inception non fa eccezione (pur trattandosi del suo film che, ad oggi, mi è piaciuto di più), percepisco un enorme smisurato, gigantesco autocompiacimento intellettuale. Ho letto un paragone molto calzante che vi ripropongo, anche se non è farina del mio sacco: vedere un film di Nolan è un po' come andare a cena con una bellissima donna; la contempli per tutta la sera, è splendida, fascinosa, magnetica, seducente. Lei ne è consapevole e se ne gloria beatamente, adora farsi vezzeggiare e ricevere complimenti per il suo aspetto, il suo abbigliamento, il suo make up, tutto studiato minuziosamente fin nei più infinitesimali particolari. Pare che "dopo" debba succede il finimondo, sarà una nottata memorabile, lei te la fa annusare in ogni modo, tu sei al limite della capienza scrotale.....ma poi non te la dà, si avvolge l'ermellino al collo con fare spocchioso, si fa riaccompagnare a casa, e si dimentica di te per sempre. Domani sarà il turno di un altro, tu non sei mai stato veramente all'altezza.
Ecco, Nolan mi fa lo stesso effetto, una specie di figa di legno del cinema; la puoi ammirare estasiato, ma non arriverai mai "al punto". Con Nolan mi sento sempre in superificie, anzi, mi sento portato fino all'80esimo piano del grattacielo, ed è lassù che i suoi estimatori ti dicono: "vedi, hai le vertigini per quanto sei alto, è una sensazione stupenda! ", già, poi però cadi da 80 piani e fa molto più male che cadere dal primo o dal secondo. Intendo, un film di Nolan mi crea un gran vortice intorno durante la visione, sono rapito, preso, portato per mano fin sul Monte Olimpo, ma non appena arrivano i titoli di coda l'incantesimo si dissolve come neve al sole, tutto quell'impeto emotivo funziona solo finché c'erano le immagini sullo schermo, poi l'impalcatura frana come fosse di cartapesta, era un inganno, una trappola, uno stratagemma senza futuro, non mi rimane niente addosso, dentro. Mentre un film di Kubrick, di Spielberg, di Scorsese, me lo porto dietro per anni, probabilmente per sempre. Nolan è la sublimazione onanistica dell'estetica, della confezione, della forma, del fiocco sul pacchetto, e spesso tanta grandeur viene confusa col contenuto, con la sostanza, che invece rimane irrisolta, il problema di dover poi fare i conti con la polpa non sparisce. Nolan non ci arriva, è pedante, didscalico, oltre ad avere una cupezza di fondo che non lo abbandona mai e che rende i suoi film "freddi", nonostante l'imbarazzante dispiego di mezzi per affascinare l'occhio di chi guarda.
Stiamo parlando di un autore ampiamente sopra la media, non mi sognerei mai di affermare che Nolan sia un poraccio senza talento, tutt'altro. Ma che sia un regista sopravvalutato, per il quale è scattata una sorta di influenza virale che ha convinto tanti che sia un fenomeno, quello si, lo penso. E venendo strettamente ad Inception, tutti i difetti che io attribuisco a Nolan li ritrovo pari pari nel film, che probabilmente ho digerito meglio del solito anche grazie al titanic-o Leonardo DiCaprio. Piuttosto valido tutto il cast comunque; discutibile a mio avviso il personaggio di Ellen Page, un genio assoluto chiuso nel corpicino di una minuta studentessa universitaria che, posta davanti ad una realtà totalmente nuova e sconvolgente, la padroneggia come fosse pongo, senza alcun contraccolpo emotivo e in un lasso di tempo che equivale a quello nel quale voi inviate un sms. Menzione di demerito per Cillian Murphy, non perché reciti peggio del solito, ma perché, suo malgrado, è Cillian Murphy, e con quella faccia da testimonial metrosexual di un eau de parfum homosexual, mi lascia sempre il retrogusto amaro in bocca. E pure le "proiezioni", ovvero i cattivi del film, i soldatini con le mitragliette che fanno rattatatatata per tutto il tempo, sono pari pari a quelle dei videogame, vanno un tanto al chilo, sparano cazzigliardi di proiettili e ne va a segno giusto uno in oltre due ore di film.
Per la cronaca, a livello di sceneggiatura Inception ha qualche eco di Matrix e soprattutto di Paprika, ovviamente non quello Brass, ma quello di Satoshi Kon, il cui sottotitolo era Sognando Un Sogno. Ho uno scheletro nell'armadio però: Insomnia, del 2002, con Al Pacino. Non ci pensavo....ma quello è un film che ricordo di aver realmente apprezzato. E dovrò quindi rivederlo, alla luce del tipico "brand" nolaniano che emerge in ogni suo film, sperando che trovi conferma la regola dell'eccezione che conferma la regola.