
Il Nascondiglio di Pupi Avati, in estrema e brutale sintesi (per me): attrici sopravvalutate (Laura Morante), attrici antipatiche e sopravvalutate (Laura Morante, Yvonne Brulatour Sciò), attrici che non si sanno doppiare (Laura Morante), attrici che hanno un nome astruso e pretenzioso (Yvonne Brulatour Sciò). Una sceneggiatura discontinua e disconnessa: che fine fanno il prete para-massonico e l'agente immobiliare che a un certo punto spariscono dal film? Perché menarla sulla coincidenza con il nome Egle se poi si rivela un binario morto, anzi abortito, di sceneggiatura? Perché quel ridicolo quadretto da Mulino Bianco di Brulatour Avvocatour che gioca nel perfetto cortiletto della perfetta villetta, del perfetto quartiere residenziale, insieme al perfetto figlioletto bello, biondo e ariano? E perché la Morante anche per aprire una semplice busta di brioche nel parcheggio di un supermercato deve recitare in preda alle nevrosi paranoiche?
Avati qui pare ci marci un po', citando se stesso e le sue atmosfere sul tipo La Casa Con Le Finestre Che Ridono, rimescolandole le carte. Perché poi ambientare in America una storia che, fosse accaduta a Civitella di Romagna, non sarebbe cambiato alcunché? Il lento dipanarsi della trama è stato additato come una zavorra del film; indubbiamente la lentezza c'è, ma personalmente non ho percepito questo andamento come noioso, uggioso o estenuante; mi ha anzi riportato ad un certo cinema retrò, che si prendeva il suo tempo per raccontare, dando respiro a tutto e tutti (anche se poi, come detto, personaggi e affluenti narrativi spariscono inspiegabilmente quanto bruscamente dalla vicenda). Molto facile oggi cadere preda di stati d'ansia al cinema, causa ipervitaminismo del regista/montatore, quindi semmai plaudo alla flemma di Avati. Il buon Riz Ortolani - autore di tanti commenti alle gaie mammelle e agli allegri deretani brassiani - presiede alle musiche del film (gradevoli ma onestamente non superlativi). Infine, va anche detto che il miglior modo per apprezzare l'ultima fatica di Avati, autore di provata creatività, solida esperienza e maestria innegabile, è fare come il sottoscritto, ovvero: recarsi la settimana precedente a vedere La Terza Madre. Ciò inevitabilmente porterà a prender atto di quanto Il Nascondiglio sia un film valido ed interessante, e di quanto Pupi Avati abbia ancora molto da dire e da dare al cinema italiano.