Remo Williams è un film che inseguo da quando praticamente avevo 11 anni. All'epoca non lo vidi e dopo mi è sempre rimasto di traverso, non riuscendo mai a scovarlo, né in homevideo né a livello di passaggi televisivi. Evidentemente sarò sempre stato nel posto sbagliato al momento sbagliato ma per qualche motivo non sono mai riuscito a soddisfare questo guilty pleasure che negli anni aveva assunto oramai proporzioni grottesche. Ci ha pensato Quadrifoglio a placare questa sete rieditando il dvd rimasterizzato. Il problema di vedere con decenni di ritardo i film di quando eri ragazzino, per di più se si tratta di produzioni anni '80, è che inevitabilmente il risultato sarà deludente. Un conto è aver visto gli eroi action all'epoca e riassaporarli con gli occhi di un adulto (ma anche con la nostalgia e il prosciutto sugli occhi di quando eri ragazzino); altro conto è passare in rassegna quei fotogrammi per la prima volta oggi, semplicemente sull'onda del desiderio che allora era potentissimo. Oltre a ciò, va detto che film come Rambo, Commando o Cobra rimangono comunque validi anche a distanza di decadi perché oggettivamente avevano una marcia in più, erano prodotto completi, pur contestualizzati dentro il recinto action-reaganiano-testosteronico dell'America degli '80s. Remo Williams è una sorta di sottoprodotto di quel filone (un po' come i film di Chuck Norris), la canzone che sta sul lato B quando esce un singolo da classifica.
Nacque in realtà con tutti i suoi perché e parecchie ambizioni, visto che doveva essere il primo di una serie tratta dai romanzi di Warren Murphy e Richard Sapir, una sorta di eroe americano risolviproblemi da contrapporre a James Bond, con tutto il corollario di berretti verdi, marines, decorazioni in Vietnam, eccetera. Il riferimento di 007 era così forte e voluto che la Orion mise sotto contratto parte di quel team per realizzarlo sulla falsariga, dal regista Guy Hamilton (regista di quattro Bond movies) allo sceneggiatore Christopher Wood. Hamilton però era a fine carriera (e anche un po' rimbambito, temo). La messa in scena piuttosto cheap ricorda i telefilm americani che per anni abbiamo visto sui canali Fininvest, con i protagonisti guasconi, i cattivoni da target Disney, le scazzottate, la musica dozzinale, i dialoghi tremendi, e quando c'era un tizio con gli occhi a mandorla era sempre farlocco e posticcio. Non fa eccezione nemmeno Remo Williams, con un gran maestro di arti marziali coreano che è in realtà Joel Grey di Cleveland, appesantito dal make-up come un albero di Natale. Il tono generale del film è assai più da commedia che da cinema action; anche Bond presentava generose iniezioni di sense of humor ma qui è tutto parecchio più rozzo e grossolano. La scelta di Ward come protagonista fu molto criticata all'epoca (c'era chi avrebbe preferito Ed Harris... capirai), ritenendolo un attore poco carismatico, eppure il suo curriculum pareva perfetto, con un passato da marine, boxeur professionista e boscaiolo in Alaska. La sua prestanza fisica non era in discussione, lo era semmai la sua gamma espressiva, ma sotto questo aspetto non è che gli Stallone o gli Schwarzenegger dessero più garanzie.
Remo Williams fa acqua da un po' tutte le parti, a livello action non ha nulla di speciale (rimane agli atti solo la parte girata sulla Statua della Libertà, in parte ovviamente ricostruita), con scene stunt realmente interpretate da Ward. Come film comico è alquanto misero e stupidino; la figura del maestro Chiun è insopportabile, al suo confronto Myagi è Albert Einstein. La sua caratterizzazione è veramente estrema, passando da poteri degni di un supereroe (tipo camminare sull'acqua, schivare proiettili esplosi a 50 cm, colpire centri nervosi fino alla paralisi alla maniera di Ken il Guerriero) a stravaganze da casalinga disperata come il suo amore morboso per le soap opera televisive. La sparring partner femminile di Remo è un maggiore dell'esercito interpretato da una Kate Mulgrew completamente fuori parte. Piuttosto raffazzonato e puerile anche l'incipit del film, l'arruolamento coatto di Williams da parte di un'organizzazione di intelligence fatta di ben due persone, la quale persegue l'omicidio chirurgico di personalità scomode e/o criminali, e che appalta a Chiun l'addestramento della macchina da guerra di turno (nel nostro caso il poliziotto ed ex reduce del Vietnam Makin, poi ribattezzato e trasformato in Remo Williams).
La trama è veramente degna di un albo di Topolino, non a caso ne venne tratta una serie a fumetti e fu girata anche la puntata pilota di una serie tv che non si concretizzò mai. Il responso del botteghino fu categorico, lasciate perdere, game over. Come sempre in questi casi, dato che la nostra critica capisce tutto al contrario, Morandini elogia il film definendolo "un thriller divertente sotto il segno dell'ironia e dell'umorismo, e con dialoghi spiritosi", mentre Farinotti scrive di una pellicola "volutamente eccessiva, autoironica e divertente, ricca di originali e acrobatiche scene d'azione". Io non ho idea di cosa stiano parlando dato che non ho assolutamente visto il film che loro descrivono. Vero, poteva essere apprezzabile il tentativo di smitizzare il muscolarismo degli eroi d'azione tipici di quel filone ma, anche vedendola sotto quest'aspetto, Remo Williams rimane un esito mediocre. Assume tratti di ridicolo involontario la colonna sonora esageratamente pomposa di Craig Safan (specializzato in soundtrack di b-movies), degna di un capitolo di Indiana Jones, che fa risaltare ancora di più la modestia dei fotogrammi e degli eroi che scorrono davanti ai nostri occhi.