Il Letto In Piazza

Il Letto In Piazza
Il Letto In Piazza

Il letto in piazza, come dire i cenci lavati in pubblico. E' quello il senso ultimo del titolo del film di Bruno Gaburro (1976) tratto dall'omonimo romanzo di Nantas Salvalaggio. La pellicola è sovente affibbiata al filone della commedia sexy, anche a ragione, ma un po' pure a torto, visto che suona un po' riduttiva come classificazione. Il punto è che c'è Montagnani, una fiumana di donnine nude e si parla di corna, ergo, per proprietà transitiva, l'etichetta di commedia scollacciata va da sé. Ripeto, non che sia un errore in senso assoluto, ma per come siamo abituati a considerare il filone della commedia sexy (massimo disimpegno, attori ed attrici di livello medio-basso, scorregge, orizzonte genitale della comicità, totale asservimento della sceneggiatura ai nudi femminili, talvolta un po' di sciatteria nella regia e nella messa in scena, anche se poi magari alle battute si ride), Il Letto In Piazza dovrebbe salire di qualche gradino.

Siamo da qualche parte nella provincia del Lago di Garda (Salò), il responsabile della Pro Loco, Luca Reali (Montagnani) è un casanova irriducibile che di notte in notte passa in rassegna tutte le donne, le mogli, le spose, le fidanzate, le figle e le sorelle del paese. Le sue conquiste sono raccolte in un diario piccante che custodisce gelosamente. E' il vanto dei suoi amici e la vergogna dei suoi compaesani moralisti, che lo additano come un poco di buono. Succede che un giorno Reali si imbatte in una ragazza americana, Jenny (Sherry Buchanan), che sta per suicidarsi lasciandosi annegare nel lago. La salva e le sta vicino, avendo compreso che la ragazza è fortemente depressa (infatti è reduce da un esaurimento nervoso). Suo padre è una magnate americano di passaggio nella zona; adocchiato dai boiardi di Stato locali e da affaristi a vario titolo, il riccone viene coinvolto in un faraonico progetto edilizio che prevede la costruzione di un gigantesco albergo di 500 stanze sul Garda. L'uomo, preoccupato dalla salute della figlia, accoglie con favore l'influenza positiva che Reali esercita sulla ragazza; capita questa simpatia, tutti gli amici di Reali faranno pressione su di lui affinché corteggi la ragazza. Reali ingenuamente crede che questi consigli siano disinteressati ed a fin di bene, finché suo cognato gli aprirà gli occhi, rivelandogli il "complotto" dell'intero paese coinvolto negli affari con l'americano. - SPOILER: Montagnani concepirà una punizione esemplare; salito sulla torre del campanile, dopo aver simbolicamente posizionato il suo letto matrimoniale al centro della piazza, leggerà una per una le pagine del suo diario, sputtandando le irreprensibili mogli e i gli onoratissimi mariti del paese. Jenny, puramente innamorata di Reali, contrariamente al resto della popolazione non abbandonerà il suo salvatore ma anzi lo pregherà di seguirla per costruire altrove una nuova vita assieme.

Gaburro insiste molto sul tema della satira sociale e sull'abbattimento del moralismo ipocrita. Lo fa però contrapponendo cliché e cliché. Infatti le figure femminili del film si dividono in due categorie: le moglie mignotte (tutte) o l'angelo fatato (la Buchanan). Clamorosa la "tedesca" Rita Silva che fa la ninfomane senza un perché, forse il momento più non sense dell'intera pellicola. In realtà c'è pure un'eccezione, la prostituta interpretata da Rossana Podestà, un'amica con cui Montagnani si confida apertamente. Pure questo personaggio però pecca un po' di "buonsensismo" pedante, poiché, in un'ottica rovesciata ma abbastanza prevedibile, proprio la prostituta è la meno puttana di tutte, lei lo fa per lavoro non per piacere, e accudisce Montagnani come una moglie premurosa. Una figura trasparente insomma, di contro alle meschinerie paesane. L'attenzione ed il livello di dettaglio anatomico che il film dedica alle conquiste amorose di Montagnani spingono comprensibilmente a collocare il film nella sezione degli erotici. Alcune scene sono piuttosto generose nel mostrare le protagoniste degli amplessi (ad esempio la figlia del barista, che Montagnani deflora mentre il padre è allo stadio a tifare Milan, o la giunonica farmacista interpretata da Patrizia Webley, che addirittura fa l'amore con Montagnani lasciandosi spiare dal marito guardone Giuseppe Anatrelli, il mitico geometra Calboni di Fantozzi), o comunque, anche dove non si vede nulla di esplicito, l'allusione è fortemente trasgressiva (molto sesso orale suggerito nel film, in un periodo storico sì libertino per quanto riguarda il cinema di genere, ma pur sempre formalmente censurato pubblicamente).

Montagnani si produce in qualche battuta irresistibile delle sue ("Quanto sei alta! Hai il culo dove io a casa ho lo scaldabagno!"), nel complesso però il film risulta moscio, piatto, prevedibile. Sorprendente invece la bella parentesi drammatica, interpretata come di consueto magnificamente da Montagnani (uno che era ben altro che un caratterista da tette e culi), ovvero quando il suo Luca Reali capisce cosa sta accadendo in paese a sua insaputa, e concepisce una velenosissima resa dei conti proprio in cima a quel campanile che all'inizio del film lo aveva visto palpeggiare il sedere di una fiammeggiante donna vestita di rosso (atto pubblico di libido che gli viene severamente rimproverato dal parroco del paese durante la messa). In una scena fatta di penombre a casa della Podestà, Montagnani recita un monologo intenso e toccante, durante il quale improvvisamente il film cambia registro, passando dalla commedia osé al dramma, forse il vero climax della storia.

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