![Il Killer Di Satana](https://www.cineraglio.it/wp-content/uploads/2021/08/killer-di-satana-cover-2-298x450.jpg)
Il povero Michael Reeves in carriera di film non ne ha fatti tanti, anche perché a 26 anni si è tolto la vita. Il Lago Di Satana e Il Grande Inquisitore, entrambi ottimi, sono vivamente consigliati. Finalmente ho potuto mettere le grinfie anche su Il Killer Di Satana (1967), stupidissimo titolo italiano per un film che in originale si chiama The Sorcerers (inutile dire quanto sia più appropriato il titolo scelto da Reeves).
Abbiamo un anziano Boris Karloff (morto poi nel '69), alias Professor Marcus Monserrat, specializzato in ipnotismo e poteri di penetrazione della mente altrui. Anni addietro è stato sbeffeggiato e gettato in disgrazia da articoli maldicenti apparsi sulla stampa e da tempo oramai vive in povertà con l'agguerrita moglie Estelle (Catherine Lacey). Nel frattempo però Monserrat ha costruito in gran segreto una complessa macchina che, unita ai suoi "fluidi ipnotici", sarà in grado di dare nuovo lustro al genio scientifico del professore. Per testare la macchina occorre una cavia, inconsapevole ed arrendevole. Monserrat la individua in un giovanotto debosciato della swinging London (Ian Ogilvy), che attira senza troppe difficoltà in casa propria. Lo sottopone all'esperimento e oplà, i coniugi Monserrat si appropriano della mente del ragazzo; Attraverso di lui possono vivere nuove esperienze sensoriali a distanza, e soprattutto possono obbligarlo (senza che lui ne abbia cognizione e memoria) a qualsiasi azione. Questo smisurato potere obnubila la coscienza di Estelle che da subito vede una via di riscatto della propria condizione. Tra i coniugi Monserrat scatta un conflitto di forza di volontà nel quale soccombe Markus. La donna si serve di Ogilvy per soddisfare i propri capricci, dapprima una pelliccia, poi il brivido della velocità, quindi scazzottate e alla fine ci scappano gli omicidi. In tutto questo la vita del ragazzo viene distrutta pezzo dopo pezzo e Markus Monserrat cerca disperatamente di opporsi ai deliri criminali della moglie.
Al solito, lo sguardo di Reeves è sempre molto originale e particolare. Intanto l'idea di creare due storie parallele; infatti i due vecchietti e l'ambiente sociale di Ogilvy non si incontrano mai (ed il conflitto "culturale" tra i due mondi fa scintille). Da una parte abbiamo la casetta misera e dimessa dei Monserrat, dall'altra la roboante Londra dei locali notturni, dei colori, della musica a tutto volume e della gioventù fancazzista. L'unico momento di trade union è l'esperimento che Karloff conduce su Ogilvy. Momento di grande cinema psichedelico per altro (anticipatore del Metodo Lodovico di Arancia Meccanica), scientificamente del tutto improbabile ma visivamente molto ben reso. Del resto, sul versante scientifico nulla sta in piedi del film; la cosa più vistosa è il fatto che anche la moglie di Karloff ottiene il dominio sulla mente di Ogilvy. Perché? Già si fa fatica a comprendere come una macchina che agisce sulla mente del ragazzo, porti automaticamente al controllo di qualcun altro su di essa, visto che tra ipnotizzatore e ipnotizzato non c'è alcuna forma di interazione. A maggior ragione - pur ammettendo i presunti "fluidi ipnotici" di Monserrat - non si capisce perché anche la moglie, per il solo fatto di aver presenziato all'esperimento, acquisisca i medesimi poteri di controllo ed anzi, evidenzi una "energia mentale" assai più potente di quella del marito. Vabbè, non ci si devono chiedere queste cose, il film va goduto nella sua semplicità naive e basta.
Il dvd strombazza nel retro copertina la magnifica resa delle ambientazioni della Londra anni '70, ed è curioso visto che siamo nel '67. Comunque sia, le ambientazioni sono effettivamente magnifiche, tanto negli esterni quanto negli interni. Carine anche le canzoni dei complessini che suonano nei night, e molto più che carina la cantante che Ogilvy decide di accoppare nottetempo dopo averla adescata (credo si chiami Toni Daly). Splendida la scena notturna nella piscina riscaldata dell'albergo. Un po' sbrigativo il finale, ma l'ultimo fotogramma che letteralmente chiude il film è da brividi.