Il Casinista

Il Casinista
Il Casinista

L'allegra brigata del Bagaglino battezza l'arrivo del decennio degli '80 con due film, entrambi diretti da Pingitore (o Pungitore, come lo chiamava Bombolo), Ciao Marziano e Il Casinista. Pippo Franco è sempre protagonista indiscusso. Dopo essere stato L'Imbranato e l'omino verde da Marte, ora è un gran casinista. La compagnia è al gran completo, non solo, c'è spazio anche per una serie di comparsate e partecipazioni di sostanza, dai "fini" caratteristi del calibro di Salvatore Baccaro e Sal Borgese, alla presenza addirittura di Renzo Montagnani. Particolarmente povero stavolta il comparto "belle donne", visto che in pratica abbiamo solo un paio di scene con Solveyg D'Assunta e Simona Mariani. Cast tutto al maschile quindi, per una farsa che mira in alto facendo quasi del meta cinema di genere, ovvero si parte dagli stilemi classici della commedia bis, per rielaborarla e superarla, con ironia e sarcasmo. A conti fatti, il risultato non è un film perfetto e totalmente riuscito, ma gli spunti di interesse sono parecchi e meritano di essere messi in evidenza. Intanto la storiella: Pippo Caciotta (Pippo Franco) è un battutista che da anni lavora al soldo (e agli schiaffoni) del grande attore Enrico Marcullo (Renzo Montagnani). Questi si è stancato della solita comicità trita e ritrita delle gag facili, delle sberle e delle porte in faccia, e pretende testi assai più moderni e incisivi, al passo con la contemporaneità, "secondo la lezione dei Moretti, dei Nichetti e dei Verdone". Caciotta, preso dallo sconforto, cerca di farsi venire delle idee finché ispirato da una caduta durante una gara d'atletica vista in tv (che scatena le risate di tutti), decide di buttarsi sulla comicità "sportiva". Da qui ha inizio una serie di situazioni comiche ad effetto domino, concatenate l'una con l'altra, fino al finale... - SPOILER: Caciotta abbandona Marcullo, dopo avergli reso un po' di schiaffoni arretrati, e diventa un accalappia cani del Comune di Roma, come suo fratello Poldo (Bombolo).

Il film è preda di tormentoni continui. Il primo è "obsoleto", il termine che Marcullo ripete incessantemente a Caciotta e che Caciotta a sua volta ripete a chiunque tenti gag "stantie (come i ragazzini che tendono una corda per strada per far cadere i passanti o il tizio che dal treno in corsa lancia pomodori), quasi per autoconvincersi. Il secondo è "non fa ridere", sentenza che insegue Caciotta, qualsiasi cosa faccia. Poi c'è "la lezione dei Moretti, dei Nichetti e dei Verdone", sommi maestri emergenti ai quali riferirsi per la comicità innovativa da proporre al pubblico. Pingitore sembra volersi prendere un po' per i fondelli, con autoironia, tutto sommato riuscita. Marcullo (molto plasmato su Gassman) pare il prototipo dell'attore/critico del periodo, che non tollera più le scorregge, gli svicoloni "banali" sulle bucce di banana, e magari pure qualche tetta scontata, in nome di una maturità del pubblico che merita ben altri spunti di raffinata ed elevata comicità. Fa il pari con questa autocritica la vena satirica di cui è pervaso il film, si vedano in particolari gli episodi che hanno luogo all'ospedale dove viene ricoverato Caciotta, il presunto terrorismo dei "palestinesi" capeggiati da Sal Borgese, o quelle battute caustiche che piovono all'improvviso in sceneggiatura, come quando la radio annuncia che l'intera nazionale di calcio italiana è stata arrestata. Momenti di cronaca che irrompono nella finzione e creano un ponte da risate da comica e realtà quotidiana degli italiani.

Alcuni passaggi sono irresistibili; la su menzionata parentesi ospedaliera è davvero divertente, con le dottoresse assenti perché impegnate dalla parrucchiera, gli scambi di pazienti, le operazioni velleitarie, gli scioperi selvaggi, e tutto il repertorio da Italietta da barzelletta. Idem l'invenzione del "sincrotone di Frascati", una pericolosissima miscela atomica, trafugata dai terroristi palestinesi, che potrebbe far saltare in aria città intere e che Pippo Franco per un lungo tratto trasporta con sé senza esserne al corrente. Dentro la valigetta del sincrotone poi troveremo solo il panozzo immenso del guardiano della centrale. Curiosa anche tutta la parte che si svolge dentro Cinecittà (una delle tappe della perenne fuga di Caciotta dai suoi inseguitori a vario titolo). Anche qui Pingitore fa del metacinema, mostrando come il cinema vede il cinema, con occhio smaliziato e disincantato. Cinecittà è diventata oramai la sede solo di pornazzi e filmetti sconci a basso costo e zero pretese. Caciotta così irrompe sui set di Il Vizietto di Dracula e La Città delle Zoccole, siamo lontani dalle leggendarie megaproduzioni del passato degli studios capitolini. Caciotta attraversa varie situazioni comiche, dal campo d'atletica (inseguito) all'incontro di pugilato (dove viene pestato ben bene), dall'ospedale (dove subisce i soprusi del personale medico) alla galera (dove è vittima dei detenuti), dalla rapina in casa Marcullo (dove sconta le mortificazioni e dei rapinatori, e di Marcullo stesso) agli schiaffoni che prende dai palestinesi (i quali precedentemente avevano rapito suo fratello Bombolo....quei maledetti "mursurmani...tzè tze!").

Dove sta la sottile rivincita di Pingitore? Nel fatto che, a dispetto della strenua volontà di Marcullo di far evolvere la comicità verso lidi più moderni, nel film si ride per la "solita" comicità di sempre, e allora ecco gli inseguimenti, gli sganassoni, gli scivoloni sulla buccia di banana, i muri nascosti dietro le porte e le parolacce piazzate al momento giusto. Come quando Don Totonno (Enzo Cannavale) fa la settimana enigmistica in carcere e chiede a Caciotta quale sia quella parola che comincia per F e finisce per A, di quattro lettere, che identifica ciò a cui i detenuti pensano sempre; Caciotta risponde d'istinto "f-u-g-a-", ma viene redarguito da Don Totonno che invece prontamente lo corregge: "f-i-c-a". Le battute più vecchie del mondo insomma, altro che i Moretti, i Nichetti e i Verdone. Bombolo è una spalla a tutti gli effetti nel film, neanche troppo in evidenza, quasi sempre a sedere sul suo furgoncino scassato con l'adesivo di Playboy sul vetro. Baccaro ha un ruolo dei suoi, ultra kitsch e miserabili, un detenuto che in tutti i modi vuole approfittare sessualmente di Pippo Franco. Martufello è uno dei medici ospedalieri, qui in versione longo crinito. Cannavale è una presenza di classe, quasi ogni sua battuta è da antologia. Montagnani si presta diligentemente alle volontà del Bagaglino. I titoli di testa del film scorrono su una comica vecchio stampo, con le torte in faccia e le cadute rovinose, leit-motiv poi di tutta la vicenda.

Trailer ufficiale

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