I Misteri Di Shanghai

I Misteri Di Shanghai
I Misteri Di Shanghai

Shanghai è sempre stato un postaccio, crocevia di gente, razze, interessi e malaffare. Hollywood ha praticato largamente il solletico agli amanti del cinema cosiddetto "esotico", quello fatto con un cast occidentalissimo truccato (di solito malamente) ed imbellettato per sembrare nativo orientale. Tra i registi che più vi si sono dedicati c'è Josef Von Sternberg (lo scopritore di Marlene Dietrich), e questo I Misteri Di Shanghai è tra i suoi titoli più importanti, anche se gli costò qualche grana. Siamo nel 1941, ed un bel bianco e nero spietato e impietoso ritrae la bolgia dantesca delle bische cinesi, segnatamente della tentacolare Shanghai. Abbiamo "Mother" Gin Sling che gestisce una bettola faraonica multipiano, dove carte da gioco, roulette, fiches, donnine, alcol e droga abbondano più che a Gomorra e Babele messe insieme. Il suo locale è frequentatissimo dalla bassa, bassissima ma anche alta società, tutti a ricavarne un utile, monetario o di mero divertimento che sia. Tra i loschi frequentatori persino sindaco e capo della Polizia, oltre a Omar, faccendiere con le mani in pasta e lo sguardo tamarro. Come un fulmine a ciel sereno arriva la notizia che la Compagnia Indocinese vuole trasferire il locale, mere questioni di affari, non certo etiche o morali. Gin Sling non ci sta e così medita il complotto. - SPOILER: Fa circuire da Omar Victoria "Poppy" Charteins, la figlia di Sir Guy Charteins, il boss della compagnia, la fa precipitare nel gioco e nella droga, e poi organizza un cenone di (finto) addio della bisca. Al cenone, in occasione del capodanno cinese, interviene Charteins, subito ricattato e messo davanti a fatto compiuto riguardo alla figlia. Ma pure Charteins gioca l'asso nella manica, Poppy in realtà è figlia di Gin Sling, concepita quando la donna e Charteins erano amanti innamoratissimi, in un'altra vita, in un'altra città, con altri nomi. Praticavano sempre il malaffare, poi il destino (ma soprattutto l'egoismo di Charteins) li divise. Senza scrupoli, Gin Sling decide di risolvere il problema alla radice, ammazzando a pistolettate la sofferente Poppy e mantenendo il controllo del gioco d'azzardo nella sua bisca oramai inamovibile. Tutti hanno perso.

I Misteri Di Shanghai è un noir tutto di interni, crudele, corrotto, decadente, perverso, che proprio per la sua ambientazione visionaria e depravata, senza speranza, costò aspre critiche a Von Sternberg, tanto da costringerlo ad un decennio di inoperosità dietro la macchina da presa. Il film fu tratto dalla piéce di Broadway di John Colton, anche se la rappresentazione soprattutto visiva della infernale bisca a gironi danteschi colpì parecchio l'immaginario degli spettatori. Pregevole l'uso delle luci, adattate in chiave claustrofobica. La pellicola mette assieme criminalità, melodramma, sentimenti amorosi e toni neri, in un cocktail (certamente fortissimo e illegale) che risulterebbe vincente su tutta la linea se non fosse per la quasi assoluta mancanza di ritmo della prima metà di pellicola. Siamo negli anni '40, i "tempi" di un film erano ben altri rispetto alla frenesia odierna, e I Misteri Di Shanghai si rivela davvero lento nel suo incedere. I personaggi hanno sguardi infiniti, tutti da decriptare, espressioni sornione, una recitazione affettata, abiti di scena improbabili quanto la testardaggine di far passare per cinesi attori che in Cina non avevano manco mai messo piede (e ti viene sempre in mente Jason Scott Lee/Bruce Lee che in Dragon si avvilisce quando vede come viene rappresentato un giapponese tipo su grande schermo in Colazione Da Tiffany). Le prostitute ingabbiate, destinate ai marinai, che vengono issate in cielo come canarini imprigionati sono un tocco di perfidia notevole, così come le acconciature di Ona Munson sfidano la gravità e le scuole per parrucchieri. Bellissime e disperate Gene Tierney (la mora) e Phyllis Brooks (la bionda), due femmine al calor bianco. Victor Mature, alias il Dottor Omar, è un paraculo da manuale. La United Artists fece uscire il film giorno di Natale del 1941. Abbastanza atipico per l'epoca un avviso che compare all'inizio del film e che ringrazia le maestranze senza nome di Hollywood, senza le quali il film non si sarebbe potuto realizzare, meritevoli di encomi per la dedizione spesa.

Trailer ufficiale

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