Il Grido Della Civetta

Il Grido Della Civetta
Il Grido Della Civetta

Un noleggio senza particolari pretese (mi piaceva il fatto che fosse un thriller con un'attrice poco "thriller" come Julia Stiles), con rimandi letterari e con una locandina molto intrigante (almeno per me), si è sorprendentemente rivelato un bel chiappo. Il Grido Della Civetta è una co-produzione anglo-franco-tedesco-canadese ed è tratto da The Cry Of The Owl di Patricia Highsmith; si tratta del terzo adattamento de libro della Highsmith (dopo Il Grido Del Gufo di Chabrol dell'87 e un film tv tedesco sempre dello stesso anno). Questa nuova ennesima versione risulta discretamente fedele al romanzo, anche se si concede - come è ovvio, come è giusto - delle licenze poetiche, secondo l'estro ed il gusto del cuoco, in questo caso Thraves (regista inglese proveniente dal mondo dei videoclip). La storia vede un povero Cristo, Paddy Considine, già svalvolato e sconnesso di suo, alle prese con il divorzio dalla moglie, una perversa e ancora più disturbata Caroline Dhavernas (di una bellezza magnetica però...). Mentre cerca di barcamenarsi tra il lavoro (è un designer), la campagna dove si è trasferito (praticamente una natura morta) e le bizze della moglie, Considine rimane affascinato da una bionda che vive isolata in una casa tra i boschi (Julia Stiles). Non c'è un perché apparente, Considine se ne sente solo attratto, per qualche motivo ne riceve benessere, giovamento, serenità. Riuscirà ad allacciare un rapporto con la donna, che anzi si dimostrerà molto interessata a lui, pure troppo....

Fin qui la trama senza spoilerare, quindi, in caso, non proseguite oltre perché per sviscerare il film devo scoprire qualche altarino. - SPOILER: La cosa interessante è che più si procede, più si avverte una sensazione di disagio e frattura emotiva e psicologica di ogni personaggio in scena; anzi Considine - quello che di partenza era "strano" - finisce col risultare il più normale di tutti, in balia di una combriccola di pazzi scatenati. Le vicende nelle quali l'uomo rimane invischiato, proprio come la preda di un ragno tessitore di tele labirintiche, hanno un che di kafkiano. In qualche misura anche un pelino improbabili, per via della reiterata, quasi incredibile sfiga che lo perseguita. Considine è sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato, e le evidenze sono sistematicamente contro di lui, fino alla fine, fino all'ultimo fotogramma. Questo genera claustrofobia, ansia, disorientamento, panico, tanto nel protagonista quanto nello spettatore, che si chiede ogni volta come sarà possibile uscire da una situazione senza via d'uscita, una "colpevole innocenza". In questo senso, il meccanismo de Il Grido Della Civetta è molto ben progettato, il cappio va stringendosi attorno al collo, è la minaccia si avverte forte e chiara.

Molto buona la recitazione "spaesata" di Considine, discreta quella di tutto il cast, anche se non stiamo parlando di fenomeni. La Stiles (quella di Save The Last Dance) ha quel grugno da pechinese lì, che o lo prendi così com'è o ti arrendi. E soprattutto assai soddisfacenti regia e fotografia, gelide ed eleganti. Affascinante anche il rimando al destino che viene suggerito. Gli eventi si susseguono per libera scelta dei personaggi, o perché, come pedine in uno scacchiere, sono costretti ad azioni obbligate, che tendono a ricreare ciclicamente situazioni affini? E' proprio la domanda che vi farete quando un battito d'ali sorprenderà Considine attraverso la finestra della casa tra gli alberi, la stessa casa nella quale lui era solito osservare la sua musa Julia Styles....

Trailer ufficiale

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