Gli Sfiorati

Gli Sfiorati
Gli Sfiorati

"Commedia dei sentimenti" che narra le gesta dei cccciofani della generazione X, in cerca della propria "dimensione". No, non è la spiegazione di una canzone dei Bluvertigo, ma poco ci manca. Intendiamoci, poteva anche essere molto peggio. Ad esempio c'è Asia Argento, parziale ricompensa dei miei diligenti e pazienti sforzi di sopportazione di una pellicola appartenente al deleterio filone del cinema itagliano, quello emergente e velleitario. La base della storia è il libro omonimo di Sandro Veronesi, che non ho letto, e men che mai mi "sfiora" l'idea di leggerlo. Gli sfiorati sono una casta specifica, quelli che hanno l'emotività ballerina, quelli che "veleggiano" tra le cose, le situazioni, le persone, tendenzialmente rimanendo in superficie, ma all'occasione andando invece in profondità. Sembrano distanti, distratti, inconsistenti, inconsapevoli, e invece sono distanti, distratti, inconsistenti, inconsapevoli. Chiaro che siamo di fronte alla fuffa pseudo-vitalistica tipica del nostro cinema, quella roba tutta emotiva, che può essere ricondotta al pestifero carpe diem dell'Attimo Fuggente (locuzione delle Odi di Orazio e non dei diari di Robin Williams), nel quale si santifica l'ora-adesso-e-subito, il sentimento contro la ragione, l'impulsività contro la mediazione e la posatezza dell'essere. L'instabilità emotiva è troppo figa per questi autori, vuoi mettere che barba che noia essere quadrati, responsabili, lucidi, affidabili? Non fa scintille, non c'è gusto. Mentre saltellare come farfalle di qua e di là, totalmente in balia del vento, senza bussola, è molto più intrigante, stilosissimo. Tali sono i personaggi de Gli Sfiorati, giovani senza spina dorsale, con preoccupanti sbalzi emotivi e sostanzialmente imbalsamati in un perenne stadio adolescenziale, dove ogni pulsione è l'universo-mondo assoluto. Vige e domina la totale incapacità di avere una emotività adulta, sana, comprensibile; di logica nemmeno a parlarne, anzi quella è il nemico numero uno. Si naviga a vista, random, alla come viene viene, tanto chissene.

Ci sono gli attori "giusti", Claudio Santamaria, nome trendissimo del momento; Miriam Giovannelli, bellissima per carità (credo anche già ampiamente tagliandata dal chirurgo), che secondo Rovere dovrebbe fare la ragazza della porta accanto, e che invece è la modella strafiga definitiva, molto credibile non c'è che dire; poi abbiamo Andrea Bosca, tenero tenero, sempre stropicciato e stralunato. Per mia fortuna c'è pure Asia Argento, in un ruolo che non le calza affatto a pennello, e proprio per questo è da lodare per l'impegno profuso ed il risultato eccellente ottenuto. Lasciatemelo dire, sempre bella, sempre sensuale, una spanna sopra tutti, nonostante il poco spazio in sceneggiatura. Il discorsetto di Santamaria sugli "sfiorati", che poi è il cuore del film, è veramente esilarante. Nelle intenzioni sarebbe una roba lirica e ispiratissima, oltre che rivelatoria, ma siamo veramente al ridicolo involontario. Il nulla, il niente, il vuoto pneumatico, l'entropia cosmica. Tutta una logorrea che mentre la ascolti pensi: "mejcojoni, non ho capito niente però suona difficile"..... poi ci pensi un attimo, e realizzi che se qualcuno parla una lingua puramente fonetica ma senza semantica, è normale che tu non la comprenda, quello strano è lui.

La Giovannelli nel film è una ragazza straniera, in fronte ha praticamente scritto "I'm too sexy", quindi provate un po' a indovinare quale accento può avere? Bravi, spagnolo! Prevedibile come l'arbitraggio di Juventus-Fiorentina. Mai che la ragazza seducente possa essere bulgara, finlandese o del Tagikistan, se habla espanol, e siamo a posto. Almeno la bionda labbrona ha una scena di sesso niente male con Bosca. Pure le colonne sonore di questi film oramai son tutte uguali; ce ne sono di due tipi, quelle più nazional popolari, che ti ammorbano coi Negramaro, Tiro Mancino, Vibrazioni e compagnia poetante, e quelle più "concettuali", che si affidano all'elettronica (easy, per carità), per bilanciare la melassa con un minimo di effetto straniante, per tenerti sveglio insomma.

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