Gli Anni Belli

Gli Anni Belli
Gli Anni Belli

Coproduzione italo-serba-portoghese diretta e scritta (assieme a Anne Riitta Ciccone) da Lorenzo D'Amico De Carvalho, qui al suo esordio dietro la macchina da presa dopo una manciata di documentari ed il ruolo di backstage director per altri registri. Siamo nel 1994, esattamente nelle settimane dei mondiali in U.S.A. e la famiglia composta da Eugenio (Antonino Bruschetta), Adele (Maria Grazia Cucinotta) e la loro figlia sedicenne Elena (Romana Maggiora Vergano) va in ferie in campeggio, come ogni anno, alla fine della scuola. Elena è stata rimandata ma ai suoi genitori ha detto di essere stata promossa, al liceo è totalmente coinvolta nelle rivendicazioni studentesche (da sinistra verso destra) ed i suoi 16 anni cominciano ad andarle stretti. Arrivati al camping Bella Vita i tre trovano una situazione radicalmente cambiata. Il precedente proprietario è stato indagato per reati finanziari e il nuovo direttore del campeggio (Stefano Viali) è una sorta di avatar di Berlusconi (tenete a  mente il momento storico) che ha stravolto il campeggio trasformandolo in una macchina da soldi piena di iniziative assillanti e occasioni per spillare denaro. Mentre Eugenio e Adele affrontano la crisi del loro matrimonio, acuita dalla presenza di una sciantosa portoghese (Ana Padrão) che fa il filo a Eugenio, Elena fa comunella con dei vacanzieri universitari. Ben presto anche la gestione "capitalistica" del campeggio solleticherà in Elena proteste proletarie e proprio durante quei giorni la ragazza stringerà nuove amicizie e legami importanti.

Il più grosso limite di Gli Anni Belli (che naturalmente sarebbero quelli di Elena, il passaggio dall'adolescenza all'età adulta) è il taglio marcatamente televisivo, eppure leggo che la pellicola è uscita nelle sale nel febbraio di quest'anno. Visto in tv può avere senso, visto al cinema sa di mezza turlupinatura. Per quanto il film sia ambientato negli anni '90 i fotogrammi sembrano per davvero una produzione Mediaset anni '90 e ti aspetti da un momento all'altro di veder uscire fuori Antonello Fassari, Cinzia Leone ed Ezio Greggio da qualche parte in quel campeggio (ci sono pure le repliche delle veline come comitato d'accoglienza). Mi si dirà che quindi D'Amico De Carvalho riesce perfettamente nel suo intento di calare lo spettatore nel '94.... beh, altroché! La sceneggiatura è un po' grossolana, a tratti va di stereotipo in stereotipo, dall'altra ha improvvise impennate nelle quali esce dal seminato e si avventura in qualcos'altro di poco contestualizzato. Mi riferisco ad esempio alla scena d'amore tra la Vergano e Gianvincenzo Pugliese (la cui love story è veramente costruita in due pose), piuttosto intensa per essere incastrata in una commedia tutta in discesa come Gli Anni Belli. Dall'innocuo taglio "per famiglie" si passa improvvisamente al film giovanilistico alla Cristiana Capotondi e Nicola Vaporidis, con tanto di tetta a favore di telecamera. Lo stesso titolo sembra far capire che l'intenzione era più verticale, scendere con maggior profondità e sottigliezza nell'ambito della maturazione adolescenziale della protagonista, ma tutto intorno a lei (e spesso anche lei stessa) ha un taglio sommario, banale, scontato, impersonale. La ribellione giovanile è da fumetto, i personaggi del campeggio sono praticamente tutti delle macchiette, la Cucinotta è l'ingenuità fatta persona, Bruschetta è lo stampo del professore di greco aulico e snob, né è chiaro perché la figlia abbia un accento lievemente romano avendo due genitori chiaramente siciliani. Peccato per Rosalia Porcaro, sempre e soltanto ridotta a caratterista, che invece secondo me meriterebbe più considerazione dai registi e magari anche il coraggio di qualche ruolo più importante. Ha le corde dell'attrice vera (tanto comica quanto drammatica), ma probabilmente per il cinema italiano non ha (più) l'età giusta.

Inteso come commedia Gli Anni Belli fa ridere pochissimo, giusto qualche sorriso a denti stretti (come si sarebbe detto sulla Settimana Enigmistica). Inteso come film di formazione, con qualche riflessione in più al suo interno e una maggior attenzione alla forma e alla messa in scena, magari avrebbe potuto regalare maggiori emozioni, così proprio non ha il physique du role. Lo ha eccome invece la Cucinotta la quale, nonostante i 50 anni, fa sussultare per un attimo lo spettatore quando si presenta in lingerie, una scena strategicamente costruita (dentro una roulotte, dunque spazi angusti) per far vedere ma non troppo, eppure quei pochi secondi spalancano mondi immaginari. Anche la Vergano si intuisce che è probabilmente molto più brava di quanto le inferriate del suo personaggio le consentano di far trapelare (e basta con le lacrimucce che le sgorgano continuamente dagli occhi!). Tra gli attori secondari c'è pure Bebo Storti, inchiavardato nella parodia del leghista vecchio stampo, sempre e solo vestito di verde (e pure sua moglie), e che alla prima battuta ovviamente dà di africano ad un meridionale. Allora ridateci Neri Parenti. Mi aspettavo decisamente di più da Gli Anni Belli, peccato.

Trailer ufficiale

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