
Pare che per Giornata Nera Per L'Ariete a Luigi Bazzoni fu chiesto di fare "l'argentiano", girare insomma un thriller alla maniera dell'astro nascente (ma a quel punto assai più che nato, già affermato) Dario Argento e dei suoi gialli zoomorfi. Il risultato è questo ottimo esempio di thriller teso ed intenso, grazie anche all'apporto della spettacolare fotografia di Storaro, della stropicciata interpretazione di Franco Nero, delle adeguatissime musiche di Ennio Morricone, e di un buon cast di contorno che coniuga Edmund Purdom (il Dracula di Fracchia Contro Dracula), Maurizio Bonuglia (...fondamentale per la storia), Guido Alberti (presenza breve ma saliente), oltre al nutrito comparto femminile: la incantevole Silvia Monti (moglie separata di Franco Nero nel film), Ira Fürstenberg, Rossella Falk (il suo omicidio è uno dei più drammatici del film), una giovane Agostina Belli (che offre pure un topless) e la stuzzicante Pamela Tiffin, che giocherella con Franco Nero per tutto il film, con ironia, e con un corpo mozzafiato che Bazzoni ci regala fugacemente in una scena di nudo sul letto.
La sceneggiatura non è limpidissima; la costruzione della vicenda è sicuramente originale (attenzione però, deriva dal romanzo di Dominic Devine Il Segno dell'Assassino), prendendo come punto di vista quello dell'assassino, che sin dalla primissima scena (una festa chic ripresa con un grandangolo allucinato un po' kubrickiano) annuncia il suo intento di mietere 5 vittime, di essere mosso da un movente che definisce "razionale" e di aver selezionato i malcapitati con dovizia e attenzione, sebbene si riservi di scegliere di volta in volta il metodo dell'uccisione. Da quel momento in poi lo spettatore, come Franco Nero redattore di cronaca, e come il commissario di Polizia, assiste alla sequenza mortale degli omicidi, cercando di ricavare informazioni dai dettagli e decriptare l'identità del killer. Tuttavia Bazzoni ci riempie gli occhi e le orecchie con sottotrame e piste false, che confondono un po' e creano qualche imbarazzo nella linearità della vicenda, per poi tirare le fila verso la conclusione e portarci al disvelamento fatale (ingenuità narrative ce ne sono, come quando Franco Nero, sospettato pluriomicida senza alibi, chiede alla Polizia 24 ore di ulteriore fiducia per smascherare lui stesso l'assassino).
Più che la sostanza però, Giornata Nera Per l'Ariete merita lodi e allori per la incredibile perfezione formale della messa in scena; la regia di Bazzoni è morbida, elegante e impeccabile, anche se la parte del leone la fa Storaro, che dà vita a dei veri e propri quadri anziché fotogrammi. Ogni singola scena, anche quella apparentemente più insignificante, è scolpita meravigliosamente a livello di luci e/o ombre, spesso i personaggi sono circondati da vere e proprie auree di luce che ne esaltano la caratterizzazione e l'energia. Molte le scene memorabili, tra queste l'uccisione di Guido Alberti nel parco romano dell'Eur, l'inseguimento del bambino dentro la villa, preda del buio e dell'uomo nero, e naturalmente la lotta senza quartiere che Franco Nero inscena con il killer nella fabbrica dismessa. Gli stilemi del thriller sono visibilmente argentiani (abbiamo persino il guanto di pelle nera e la soggettiva dell'assassino, con tanto di scintillante lama di coltello), ciò nonostante Bazzoni conferisce ugualmente una sua cifra al film, che si ritaglia un proprio posto d'onore nel cinema di genere italiano. Ed il film termina - Giulietta della Polizia che si allontana a sirena spiegata portando via l'assassino - con un fisheye, un grandangolo totale, nel segno della stessa visione distorta e un po' psichedelica che aveva battezzato i primi secondi della pellicola.