Il Ginecologo Della Mutua

Il Ginecologo Della Mutua
Il Ginecologo Della Mutua

Il Ginecologo Della Mutua fin dal titolo fa l'occhiolino a Il Medico Della Mutua sordiano, in chiave sexy pecoreccia però. Qui abbiamo Renzo Montagnani che, onesto camice bianco della mututa, si ritrova a dover reggere le sorti di un barone della ginecologia inguiaiato col fisco. Mentre il luminare soggiorna all'estero per non finire al gabbio, Montagnani ha modo di perdere malizia ed ingenuità, addentrarsi a dovere negli affari (e nelle clienti) lasciati in sospeso dal mentore, per volgere tutto a proprio vantaggio, assicurandosi lo studio privato ed una clinica deluxe costruita con il finanziamento del marito cornuto di una delle sue vogliose pazienti. Non che la trama rivesta un'importanza particolare, del resto assistiamo ad una parata di giovani donne piacenti che transitano tra le braccia di Montagnani, tutte immediatamente pronte a spogliarsi e farsi "visitare". Come era ovvio e prevedibile ne scaturisce un quadro abbastanza "basso" (inguinale a tutti gli effetti) delle signore che vanno dal ginecologo: ovvero tutte zoccole in attesa di rimediare alle delusioni ricevute dai mariti. E naturalmente pure Montagnani beneficia dell'alloro di toro da monta instancabile. Pallidissimo l'accenno "sociale" di D'Amato, che in qualche misura mette a confronto, più o meno svogliatamente, le clienti "popolari" dell'ambulatorio della mutua con quelle borghesi e snob dello studio privato. Così come all'inizio del film c'è una brevissima rappresentazione di un picchetto femminista, che visto poi il tono del film, pare lì piuttosto per essere sbeffeggiato.

Non c'è molta fantasia nella sceneggiatura di D'Amato e, ad essere onesti, il film è pure noiosetto. Non basta un Montagnani più cinico del solito a tenerlo in carreggiata, e nemmeno i soliti affidabilissimi caratteristi Carotenuto e Toni Ucci. Fa specie pure vedere il povero Aldo Fabrizi ridotto ad una interpretazione alimentare (nel film, il papà di Montagnani). Visione "tassativamente" vietata ai minori di 18 anni, così recita il dvd Legocart, per altro abbondantemente cut (un quattordicenne ha pesantemente visto di peggio). Il film ha avuto la sua bella doppia versione hard e soft. Ci sono comunque una bellissima e sensuale Paola Senatore, una cavalla mica da ridere in questo film, una trashissima Isabella Biagini che parla il pugliese di Banfi, nonché "attrici" a vario titolo, di cui non ho saputo neppure riconoscere lo "stemma araldico", ma che certamente hanno popolato il nostro sottocinema bis degli anni '70. Una bella galleria di sorrisi, boccoloni biondi, tette e tettine. Un filmetto ruspante, allegro, che può pure strappare un sorriso, ma che obbiettivamente ha poco da dire se non mettere in vetrina la carne fresca che il vecchio marpione Massaccesi aveva a disposizione. Produzione a mio avviso modesta, folcloristica più per il titolo e l'idea, che per la sua realizzazione effettiva. La quantità di tette che Montagnani tocca in questo film credo sia un vero e proprio record, non a caso il critico Buttafava lo ribattezzò - un po' sprezzantemente - il "ginecomico".

Trailer ufficiale

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