A tutt'oggi Ghost Son rimane l'ultimo film uscito in sala di Lamberto Bava, ed anche all'epoca (2006) la distribuzione fu piuttosto punitiva, con un numero limitatissimo di copie in giro per l'Italia (trattandosi di una coproduzione Italia/Spagna/Inghilterra/Sud Africa, si spera almeno che all'estero sia andato meglio) ed una critica, tanto per cambiare, piuttosto feroce. Bava ha sempre dovuto scontare il cognome che porta, budget non esaltanti e una certa approssimazione nel mestiere. I suoi film non sono mai completamente belli, ma nemmeno da buttare, ci sono elementi buoni ed altri meno buoni, tutto sta a vedere da che parte pende la bilancia. Ghost Son non fa eccezione; grande respiro internazionale, una regia di taglio americano, ambientazioni esotiche suggestive, un buon team di attori, musica interessante ed adeguata. La sceneggiatura si dilunga in alcuni passaggi un po' lenti e tediosi, non tutte le trovate "paranormali" sono entusiasmanti, alcuni effetti speciali sono bruttini (su tutti l'animatronic del bambino o la dissoluzione finale di John Hannah), ed il film è un rifacimento - non dichiarato - di Shock di papà Mario, che insomma, rimane un bel traguardo da raggiungere. Lamberto asserisce invece di essersi ispirato a Ghost, si proprio quello con Patrick Swayze e Demi Moore...
Tutta la prima parte è molto valida, fino all'arrivo del piccolo Martin diciamo. Ci sono comunque delle forzature e qualche faciloneria che poteva essere trattata con più cura della suspense, ma direi che il film sostanzialmente tiene. Poi si allunga e sbraca, col povero Martin costretto a fare il circo per "spaventare" lo spettatore, ed infine la risoluzione, mediocre, soprattutto per come viene sconfitto John Hannah. Bava deve però benedire i suoi santi protettori (magari il padre in cielo) per aver scritturato Laura Harring nel cast. Bravissima, sempre in parte, molto credibile nel suo ruolo, espressiva, commovente e, visto che l'estetica non guasta mai, splendida. Lambertone ne approffitta relativamente per altro, visto che le scene di nudo sono poche e molto accorte, nonostante il generoso seno della Harring. Hannah e Postlethwaite sono due facce giuste, e così il trio di attori principali su cui si regge il film risulta indovinato. L'Africa è bellissima, un set naturale, anche se Bava la usa un po' come una cartolina, si avverte sempre quella sensazione di meraviglia europea al cospetto del continente nero, ci si sente ospiti insomma e non dentro la storia. Il capitolo "bambino indemoniato" è un po' il punto debole dell'intero progetto, in alcuni passaggi convince, in altri decisamente meno.
Mi è piaciuto il fatto che Bava non ecceda sul versante splatter gore, affidandosi piuttosto ad atmosfere thriller di stampo vagamente hitchcockiano. Questo esalta la Harring che infatti dà il meglio di sé ed a tratti regge da sola la scena. Il dvd del film contiene un'intervista a Bava nella quale racconta genesi e sviluppo del film; sicuramente Bava è più bravo a girare i suoi film che a raccontarli....tuttavia appare chiaro come il regista fosse molto preso da Ghost Son e come ci abbia riversato il massimo impegno, convinto di aver raggiunto un risultato eccellente. Eccellente il film non è, nemmeno ottimo e forse neppure buono; gradevole però si, dignitoso anche, guardabile sicuramente. Come detto, ha cose molto buone, e qualche caduta e soluzione più sbrigativa. Siamo lontani comunque dal cinema di genere artigianale, Ghost Son è un prodotto digeribile per il mercato estero, anche se magari in America un film così sarebbe una media produzione televisiva.