Flash Gordon

Flash Gordon
Flash Gordon

Ne dovette girare parecchi di registi Dino De Laurentiis prima di avere Mike Hodges che finalmente dirigesse il film. Persino Fellini e Sergio Leone furono inizialmente coinvolti, ma il primo non trovò mai il tempo ed il secondo la voglia. Lucas accarezzò l'idea di occuparsi del film ma non ottenne mai i diritti dal produttore partenopeo. Alla fine se toccò a Hodges, un nome che certo all'epoca (ma pure dopo), non trasmetteva chissà quali brividi di entusiasmo, pur avendo all'attivo un paio di buoni film come Get Carter e L'Uomo Terminale. Impressionava molto di più il budget impiegato per l'allestimento del film, cast compreso; ben 35 milioni di dollari, il segno che si intendeva fare le cose in grande.

La base di partenza era il fumetto ideato nel '34 da Alex Raymond, il quale venne anche coinvolto per il soggetto del film. Della sceneggiatura si occupò Lorenzo Semple Jr. (già dietro la serie televisiva cult Batman con Adam West nei panni dell'uomo pipistrello), il quale successivamente dichiarò di aver commesso un terribile errore ad aver seguito le pressanti indicazioni di De Laurentiis sul tono marcatamente umoristico della pellicola (con la volontà forse proprio di replicare il successo di Batman, senza contare gli incassi al cinema di Superman nel 1978). Il fumetto non lo era così tanto, invece l'idea del produttore fu quella di dare un taglio estremamente irrealistico e comico all'eroe Flash Gordon, riprodurre una cornice fumettistica su grande schermo ma esasperandone i tratti. Il personaggio del protagonista in particolare è proprio quello che funziona meno per Semple. Aggiungeteci che Sam J. Jones, l'attore che impersona Flash, è ritenuto dai critici quello che maggiormente delude all'interno del cast e oplà, i presupposti del fallimento ci sono tutti. A livello di botteghino Flash andò bene nella sola Inghilterra, discretamente in Italia (vuoi per il forte radicamento della produzione in Italia, compresi i nomi della Muti e della Melato in cartellone), malissimo in America, che poi era il mercato che contava, soprattutto per un prodotto del genere.

Per qualche motivo Flash Gordon mi è sempre sembrato una sorta di versione femminile di Barbarella; non mi riferisco strettamente ai protagonisti, quanto piuttosto alle pellicole. C'è un parallelo tra le due, una sorta di liaison ideale. Laddove però Vadim riesce a mescolare con eleganza e furbizia i vari elementi del film, bilanciandoli a dovere, ironia e fantascienza, sensualità e avventura, (finta) ingenuità e glamourama, atmosfere camp e fiaba, psichedelia e fumetto, Hodges si impantana quasi in ogni aspetto. Rimangono dei costumi favolosi (l'impronta della sartoria italiana), l'Imperatore Ming pare una primadonna in tal senso ed anche la Muti e la Melato sfoggiano mise notevolissime; e delle scenografie assai elaborate e colorate, anche se, pur nella loro grandeur, sono un costante pugno nell'occhio e urlano allo spettatore che ciò a cui sta assistendo è posticcio, artefatto, falso come una moneta di latta.

Se dici Flash Gordon la reazione fisiologica, quasi pavloviana, è quella di intonare il motivetto dei Queen, pacchiano e geniale al contempo. E se la musica della rock band è la prima cosa che viene in mente, in associazione al nome del supereroe, qualche dubbio è lecito. Il commento musicale dei Queen è fragoroso quanto il film, ma vince il confronto su tutta la linea, eternandosi per i posteri come una delle colonne sonore di maggior successo. Il film invece ha qualcosa che non funziona. Troppo demenziale? Troppo inconcludente? Troppo farsesco? Tutto questo e molto altro. E' una grossa rappresentazione teatrale, molto pop e molto autocompiaciuta (il ridersi continuamente addosso del Principe Vultan aka Brian Blessed è insopportabile, pare lo scemo che ride sempre alle sue stesse barzellette). Troppi contrasti, la recitazione "seriosa" di Ornella Muti di contro alla baldanza ottusa di Timothy Dalton, la sottigliezza di Max Von Sydow e lo stereotipo dello scienziato pazzo ed esaltato delineato da Chaim Topol. Melody Anderson un istante prima fa un tifo da stadio per Flash Gordon, agitando le braccia come una sguaiatissima americana cafona, un minuto dopo, vestita da odalisca del piacere, pare la più nobile delle principesse d'oriente. Klytus, l'attendente di Ming - figura inventata di sana pianta rispetto al fumetto, come la Kala della Melato - pare una versione "Capital" di Skeletor (anche se i termini ingannano ed andrebbero rovesciati perché la Mattel lo creò un anno dopo il film, quindi probabilmente fu Klytus ad influenzare Skeletor e  non viceversa, tuttavia per un ex bambino degli anni '80 l'effetto rebound rimane). Il popolo arboriano e quello falchesco sono estremamente kitsch, non aiutati da effetti speciali rozzi e grossolani (e pure Barbarella aveva i suoi puttini alati). Per non parlare degli orrendi uomini lucertola.

Alla fin fine, la differenza tra pellicole italiane di serie B come Star Crash o L'Umanoide e Flash Gordon risiede unicamente nei soldi, perché come impostazione (e soprattutto come terribili effetti speciali) siamo lì. Certo la Muti (bella e indisponente come sempre), certo la Melato (completamente fuori ruolo), certo la graziosa Melody Anderson, certo il topos del "pericolo giallo" incarnato dall'Imperatore Ming (interpretato magistralmente da Von Sydow), certo i mille colori strabordanti, certo la musica dei Queen, eppure basta sentire ripetere continuamente il nome Mongo (che pure deriva dal fumetto), involontariamente comico, perlomeno per uno spettatore italiano, per perdere la sospensione dell'incredulità. E che dire delle ignobili battute "situazioniste" su Mike Bongiorno o sugli scioperi galattici (presenti ovviamente nel solo doppiaggio italiano)? Le immagini sono un cazzotto negli occhi, più burine che stralunate (come erano invece in Barbarella), più pacchiane che strampalate. Per tutto il film non sono mai riuscito a sentirmi "dentro", coinvolto, assistevo a questo formicaio impazzito, apparentemente senza una direzione, pensando a quanto ben di Dio andava sprecato. Flash Gordon sembra un'enorme occasione sprecata. I film italiani con un tale dispiego di mezzi (e non finalizzati alla "catechesi" morale dello spettatore) si contano sulle dita di una mano. E fa ancora più impressione pensare che De Laurentiis, con tutto il suo peso di produttore che entrava nel merito delle scelte registiche, accoglierà sotto la propria ala film come Conan Il Barbaro o Dune, kolossal con ben altro esito rispetto a Flash Gordon.

Nel finale si rivela addirittura l'ambizione di mettere in campo un ipotetico sequel (ce lo rivela l'ultimissima scena, con risata satanica annessa), che ovviamente non è mai arrivato, vuoi per l'esito fallimentare tra il pubblico, vuoi per i contrasti tra Sam Jones e De Laurentiis (l'attore se ne andò durante la post produzione del film). Tuttavia una parodia erotica invece c'è stata, alterando la A con la E nel nome del protagonista (Flesh Gordon... Andata e Ritorno Dal Pianeta Porno!). Nonostante tutto e nonostante il mio parere tiepido, negli anni la pellicola è diventata un piccolo grande cult nel mondo della fantascienza fumettistica, e di estimatori ne conta parecchi, sebbene la carriera di Jones (ex marine) sia stata sostanzialmente distrutta da quel personaggio. Prima aveva recitato nel solo 10 accanto a Bo Derek, dopo è stato relegato a serie tv e film action a basso budget, senza ottenere mai una vera seconda chance.

Trailer ufficiale

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