
Voglio molto bene a Christina Ricci, è un'attrice che ho sempre avuto nel cuore sin dai tempi di Sirene (1990) con Cher, praticamente il suo esordio. L'ho vista crescere anagraficamente pellicola dopo pellicola, passare dall'essere bambina ad una bellissima donna, particolare nella sua fisicità ma estremamente attraente, e senza dubbio talentuosa come attrice. Il punto però è che, per quanto io le sia affezionato, la sua filmografia conta davvero pochissimi titoli di valore; per qualche motivo il cinema le ha (quasi) sempre riservato film minori, modesti se non addirittura molesti. Non ha avuto vita facile ad Hollywood, basti pensare ad esempio alle traversie occorse con il bel film di Vincent Gallo, Buffalo '66. Distorted è la sua ultima partecipazione in ordine di tempo che mi sia capitata di vedere e probabilmente è anche il peggior film al quale abbia preso parte nonché una delle pellicole più stupide e (non intenzionalmente) demenziali che abbia mai visto nella mia carriera di spettatore. Ho davvero dovuto violentarmi per arrivare fino in fondo perché la voglia di schiacciare il tasto power off sul telecomando è stata fortissima. Io mi chiedo quei poveri Cristi che hanno speso i soldi di un biglietto per vederlo in sala, come devono essersi sentiti. I peggiori dollari spesi in vita loro (perché negli States è uscito al cinema mentre da noi, per fortuna, direttamente in streaming sulle piattaforme, comunque a pagamento). La vicenda vede Lauren (Christina Ricci), persona fortemente disturbata di suo (scopriremo a causa della perdita del figlioletto, dovuta ad un incidente poco chiaro), vivere ossessionata dal senso di persecuzione; insieme al compagno Vernon (Brendan Fletcher) decide di trasferirsi in un nuovo complesso residenziale, per tagliare i ponti con la vecchia casa (il bimbo è morto annegato in vasca da bagno). Si stabiliscono al Pinnacolo, avveniristico residence dotato di ogni diavoleria tecnologica. Qui non solo i disturbi di Lauren non cesseranno ma anzi esploderanno in modo devastante. Lauren si sente assediata, spiata, braccata. - SPOILER: ed ha ragione poiché tutto il complesso è un enorme esperimento governativo volto al controllo delle menti dei suoi inquilini, come futura arma da impiegare su scala globale.
Distorted è la dimostrazione plastica del perché in America sia stato possibile che cittadini qualunque abbiano potuto assaltare Capitol Hill e oramai da anni siano disposti a credere a qualunque castroneria complottista a qualsiasi livello. Del resto se serie tv come X-Files hanno avuto tanto successo - a partire dagli States - un motivo dovrà pur esserci. Intendiamoci, quell'humus non è appannaggio solo dell'America, è oramai un terriccio fertile in tutto il mondo ma certo, anche in questo aspetto, gli americani sanno essere sempre un passo avanti e soprattutto un passo più estremo. Distorted è innanzitutto un brutto film, maldestramente girato, con inquadrature cretinamente sballate. Nella maggior parte dei casi attorno ai personaggi (alla destra o alla sinistra) ci sono degli incomprensibili (e fastidiosissimi) spazi vuoti. L'attore non è mai al centro della scena ma sempre defilato; non si tratta tuttavia della regola dei due terzi (vuoti, mentre magari il personaggio occupa il terzo rimanente, in una ideale tripartizione del fotogramma), ma proprio di un casuale posizionamento asimmetrico dell'attore, che finisce con l'essere letteralmente mangiato dallo spazio vuoto che lo circonda, un background senza senso che fagocita l'inquadratura, disperdendo il personaggio nel nulla. Un errore da regista imbranato o da Produzione che non ha riguardato il girato del giorno in sala montaggio. Poi ci sono inquadrature assurde a vario titolo, dialoghi nei quali il personaggio in campo è tagliato alle ginocchia, mentre quello in controcampo con il quale avviene il dialogo è ripreso a figura intera; perché? Che senso ha? Distorted è tutto girato così, verrebbe da dire improvvisato. Non c'è il minimo gusto estetico, anzi, King si deve essere ingegnato per peggiorare anche ciò che poteva rimanere neutro, indolore.
La sceneggiatura però è la vera perla, un'accozzaglia di deliri paranoici un tanto al chilo, buttati alla rinfusa in bocca ai personaggi. Cliché, stereotipi e termini roboanti (c'è pure la velocità "quantica") da accatto, tutte grandi verità reperite su internet, partendo dai motori di ricerca, cliccando sul primo sito, facendo domande nel relativo forum dove un genietto è sempre pronto 24h a rispondere alle nostre inquietanti domande. Qualsiasi cosa chiederete lui ha la risposta ed è di quelle che "non ci dicono", ma lui le sa. Lui ha i file, lui volendo può dimostrare tutto. La verità è ovunque intorno a noi, a portata di mano, ma inspiegabilmente le teste grigie riescono lo stesso a tenerci immersi nel complotto fino alla punta dei capelli. John Cusack è l'hacker (buono) della situazione, ed in quanto hacker antigovernativo ha proprio la divisa d'ordinanza, felpa nera e cappuccio in testa sempre (hai visto mai che lo spettatore potesse confonderlo con un generalissimo corrotto della Cia o con un commesso di Zara). La Ricci è vittima di "alterazioni bineurali", un bombardamento ininterrotto di allucinazioni visive, auditorie, incubi, messaggi subliminali, tecniche invasive fotosintetiche, eccetera (una serie di antani da guinness), e uno si chiede "perché?" Presto detto, il Governo o chi per lui sta manipolando le menti di questi inquilini (che poi praticamente sono solo la Ricci) per vedere se tale tecnica funziona e possa essere impiegata contro i "nemici" della nazione (interni ed esterni). Una cosa molto pericolosa che viene detta nel film è che le medicine che Lauren prende (per il suo stato depressivo dovuto alla perdita del figlio) svolgono la funzione di amplificatore degli effetti di manipolazione a suo danno, pertanto la salvezza è non prendere quei farmaci. L'equazione è palese, medicine uguale veleno, no medicine uguale integrità psicofisica. Non c'è da stupirsi se poi alcune persone "reali" si mostrino addirittura diffidenti verso un vaccino salvavita ritenendolo, al contrario, una sostanza tossica che fa ammalare e che rientra in un piano di controllo globale delle masse ordito da imprecisati poteri forti. Distorted è la quint'essenza del complottismo cieco e becero, nel quale il mondo si salva facendosi le sue ricerchine su internet in autonomia, scansando le medicine e svelando piani diabolici che possono essere sventati banalmente con una connessione wi-fi.
Distorted è un film che non ha alcun senso, basato su un qualunquismo urlato e analfabeta, in cui tutto è dato per scontato sin dall'inizio. La Ricci si fida del primo anonimo che trova in rete (ma non si fida del marito), la password per accedere ai file criptati che svelano il complotto è il nome del bar preferito della Ricci, che tuttavia ha bisogno di leggere l'insegna per ricordarselo (sarebbe bastato costruire l'inquadratura in modo tale che lo spettatore vedesse l'insegna, ma no, King preferisce far passare la Ricci come una malata di Alzheimer). Lauren è terrorizzata dall'acqua che le fa immediatamente scattare le allucinazioni (poiché è così che ha perso suo figlio) eppure è sempre in mezzo a piscine e vasche da bagno. A un certo punto viene immobilizzata e costretta a guardare la tv che trasmette immagini subliminali, nessuno comprende perché non chiuda semplicemente gli occhi ma anzi li spalanchi a pesce lesso per ingurgitare ogni frammento di violenza. Potrei continuare così per 86 minuti così (l'intera durata del film), Distorted è un gigantesco esempio di pessimo cinema e, quel che è peggio, di uno strumento mediatico potenzialmente in grado di influenzare menti fragili e indifese. In pratica Distorted è esattamente ciò che paventa, pura manipolazione. E la Ricci dovrebbe imparare a scegliere meglio i suoi film.