Filmaccio direct to video (ma disponibile in dvd) scritto dal figlio di Gregory Peck, Anthony, e diretto da un regista-non-regista, alias Joseph Brutsman, il quale oltre al qui presente Diario Di Un'Ossessione Intima aveva diretto nel 1997 un film basato sul processo ad O.J. Simpson (October Three). Fine della carriera di regista di mr. Brutsman. Ci sarebbero una serie di episodi di show televisivi tra il 2004 ed il 2010 e soprattutto una carriera di produttore, che poi è il suo vero mestiere accanto a quello dello sceneggiatore. Diario è un film dal sapore molto estemporaneo e sommario, buttato in faccia allo spettatore con una qualità video che pare quella di una soap opera (come hanno sentenziato anche diversi utenti di IMDB), per via della grana video assolutamente non cinematografica. Quello che stupisce è come in un lavoro del genere siano rientrati nel cast due nomi come Rosanna Arquette e Nastassja Kinski ma il motivo è presto detto, entrambe le attrici non erano nel loro miglior momento professionale. Un film alimentare insomma. La Arquette, qui poco più che quarantenne, pare una donna con una decina di anni in più, a causa del pesante ricorso a gonfiori chimici e chirurgici sparsi sul volto e sul corpo; più naturale la Kinski, anche se la sua parte è davvero modesta. Fondamentalmente ripresa sempre sullo stesso set, a sedere sulla stessa sedia, con gli stessi abiti e nella stessa posizione, quasi esclusivamente in primissimi piani. L'impressione è che in un pomeriggio di riprese abbia esaurito il suo contributo al film (fatto di dialoghi al minimo sindacale). Non va poi eccessivamente meglio alla Arquette, la cui povera mogliettina (santa) dello chef interpretato da Michael Des Barres afflitto da satiriasi (il corrispettivo maschile della ninfomania) ha più pose e più battute ma tutte dello stesso peso specifico della Kinski.
Des Barres è un infoiato che nonostante una bella moglie ancora piacente (Grace), un figlioletto che adora ed una vita agiata (essendo chef molto glamour), si riduce a vagare di prostituta in prostituta, di donnaccia in donnaccia, mettendo sotto (letteralmente) qualsiasi donna che gli capiti a tiro, comprese le bariste degli strip club che frequenta, le aiuto cuoche del suo locale, le infermiere dello studio medico dove si fa visitare, eccetera. Basta che respirino insomma, anche perché il più delle volte si tratta di corpi femminili decisamente meno attraenti di quello della moglie (che lo aspetterebbe a casa desiderosa di nient'altro che di un po' di sano amore coniugale). Ma Sam, questo il suo nome, è malato, malatissimo e quando fa sesso ha bisogno di sporcizia, violenza e di una ritualità anaffettiva e meccanica, elementi che non vuole far entrare nel letto matrimoniale (per "rispetto" della moglie). La situazione va compromettendosi sempre di più perché le smanie di Sam sono incontenibili. Tutta la storia è narrata in forma di flashback attraverso i racconti che l'uomo fa alla sessuologa Jane Bordeaux (Nastassja Kinski). - SPOILER: quando Sam finisce con l'essere inevitabilmente scoperto da Grace (mentre si accoppia selvaggiamente a casa dei vicini con una escort e la stessa vicina), intraprende un percorso terapeutico su indicazione della psicologa. Quattro mesi dopo lo vediamo dalla dottoressa insieme alla moglie (incinta), ma Grace non sembra più disposta a credere alle promesse di redenzione del marito.
Il titolo originale è Diary Of A Sex Addict, leggermente più esplicito della versione italiana, ma certo non ci si mette granché a capire di che ossessione stiamo parlando. Il film è bruttino, soprattutto per come è girato, in modo banale, sommario, come si trattasse dell'opera prima del più sprovveduto degli studenti di una scuola di cinema di periferia. Le scene sono prive di qualsiasi elemento accattivante, intendo proprio visivamente, esteticamente. Men che mai si viene catturati dal contenuto e dalla profondità della sceneggiatura. Dispiace vedere impiegati degli attori (alcuni anche di qualità) in modo così rozzo e dozzinale, con personaggi piatti e dialoghi che rasentano la stupidità. L'aspetto erotico-pruriginoso non solletica poi granché, visto che l'intenzione più che eccitare pare essere mettere a disagio. Se c'è una cosa positiva che posso dire su Diario è che effettivamente si percepisce la condizione di frustrazione e di malessere del protagonista. Sam arriva a rischiare tutto, il lavoro, la famiglia, il denaro, la fedina penale, persino la salute (sua e di sua moglie, paventando di avergli trasmesso l'Aids) per soddisfare il demone che lo tortura. Questo aspetto morboso e patologico è oggettivamente reso discretamente, ma Brutsman non ha la stoffa per rendere accattivante il racconto, Des Barres appare un po' forzato nella parte (data l'età ed il fisico alla David Lee Roth in piena decadenza, il suo essere uno stallone così popolare tra le donne del suo gineceo risulta scarsamente credibile, anche se comprato mediante denaro sonante), l'infornata di sexy ladies che si presta alle sue voglie è sexy fino ad un certo punto e, come già scritto prima, le povere Arquette e Kinski non fanno una gran figura. Il finale poi lascia interdetti, con un gigantesco "......e quindi?" appeso sul caminetto. Non dico che si spenga la tv con la sensazione di aver buttato via 90 minuti della propria vita, ma nemmeno con quella di averli ben sfruttati.