Cornetti Al Miele

Cornetti Al Miele
Cornetti Al Miele

La genesi di Cornetti Al Miele (1999) è autoevidente sin dal nome, la filiazione diretta è da Cornetti Alla Crema del 1981. Tuttavia non si può parlare né di remake né di sequel poiché, se il nocciolo dell'idea rimane quello, lo sviluppo è diverso, anche e soprattutto per la finalità dei due prodotti. La Crema era stata pensata appositamente per le sale e l'humus in cui era germogliata era quello del cinema di genere ancora in attività, quando la commedia sexy ancora tirava; il Miele è destinato alla tv, in prima serata, è chiaramente un'operazione di recupero e nasce zoppa perché, per contratto, deve privarsi proprio della componente principale attorno alla quale si costruiva una commedia sexy anni addietro: il sexy. Sergio Martino racconta che fu Freccero a sponsorizzare fortemente il film, che era destinato alla divisione Rai Cinema, un settore nato apposta per realizzare film "cinematografici" da indirizzare in tv. E nella fascia oraria di prime time pergiunta, quando notoriamente tutto deve essere all'insegna del politicamente corretto e della stretta parental guidance. In questo senso Cornetti Al Miele spinge pure troppo; per essere un prodotto Rai dell'ora di cena eccede, per essere una rievocazione del filone scollacciato delle Fenech e delle Bouchet eccede troppo poco.

Labilmente la trama rimane in piedi, c'è il marito (allora Banfi, oggi Antonio Catania), diviso tra moglie (allora Milena Vukotic, oggi Carla Signoris), amante (allora Edwige Fenech, oggi Marina Giulia Cavalli) e amante bis (Alessia Merz); i buoni consigli gli sono dispensati dall'amico playboy (allora Gianni Cavina, oggi Lando Buzzanca). Lo stile è quello da pochade, con Catania sempre sul punto di essere scoperto da una delle sue donne mentre si intrattiene con qualcun'altra. Le caratterizzazioni sono nette: la Signoris è la casalinga senza sussulti, la Cavalli è l'amante focosa, la Merz è la puledra giovane. La scelta degli attori è già indicativa dello stile del film; Catania è un attore molto misurato, del tutto privo delle "cadute di stile" caricaturali, ruspanti e dialettali del buon Banfi; la Signoris non è altrettanto distante dalla Vukotic ma certamente meno versatile e "di genere" (e poco aiutata dalla sceneggiatura); la Cavalli rispetto alla Fenech, beh.... Infine la Merz è una new entry (anche se in Cornetti Alla Crema c'era quella parentesi fenomenale con Michela Miti) che porta con sé il fardello di un'impronta squisitamente televisiva, un po' usa e getta. Nel complesso, il clima è assolutamente meno brioso, frizzante, piccante, tutto è molto più sobrio, compito, trattenuto. La destinazione televisiva si percepisce, eccome, ci sono pure dei tempi morti ed un ritmo che a tratti scarseggia. Catania va più verso Johnny Dorelli che Lino Banfi, anche troppo elegante per una pochade. La Signoris è bravissima ma fuori contesto. La Cavalli si spende tantissimo e non ci sarebbe molto da recriminare sulla generosità della sua prova, se non fosse che l'eredità della Fenech è una presenza ingombrante e lo sarebbe stata per chiunque. La Merz fa scattare immediatamente l'effetto Panarea, il che abbassa ulteriormente il livello del film.

Fare una commedia sexy che però non sia troppo sexy è un'idea curiosa, che solo ad uno strampalato come Freccero poteva venire. E' come ordinare una bistecca alla fiorentina avendo in cucina un filetto di carpaccio. Detto questo, la Cavalli è sistematicamente in baby doll e autoreggenti, e la Merz basta inquadrarla... però il confronto col precedente illustre è schiacciante. Si ride pochissimo, la componente erotica, seppur assoggettata alla commedia, manca del tutto, la musichetta di sottofondo è insopportabile, e la regia pare persino svogliata. La voce narrante di Catania che si affaccia a singhiozzo è un espediente inflazionato. Sfugge il senso dell'intera operazione, una sorta di vorrei ma non posso che non avrà soddisfatto né il pubblico delle serate di Rai Uno né gli aficionados del cinema di genere. Buzzanca si salva sempre, anche se il suo ruolo è quel che è.

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