Concerto Per Pistola Solista

Concerto Per Pistola Solista
Concerto Per Pistola Solista

Nel 1970 Michele Lupo dirige un giallo-rosa godibilissimo, d'impostazione tutta anglosassone (inevitabile l'eco delle pagine di Agatha Christie), ma con il cast per una buona metà italiano. Siamo da qualche parte, nei possedimenti albionici del duca Henry Carter, appena deceduto. Il suo testamento, letto in seduta plenaria dal notaio, crea qualche sconquasso, poiché il malloppo che conta viene destinato a Barbara (Anna Moffo), l'adorata nipote che è stata compagna assidua del duca nei suoi ultimi anni. La famiglia individua subito la nipote come la nemica da abbattere, e nei giorni immediatamente a seguire iniziano a verificarsi omicidi a catena, sui quali indaga Scotland Yard, nelle vesti dell'ispettore Grey (Lance Percival) e del sergente Thorpe (Gastone Moschin). La stessa Barbara non ci rimette le penne per miracolo. Col passare dei giorni ed il crescere della tensione, i vari abitanti della magione iniziano a mostrare ognuno il proprio lato oscuro. Relazioni più o meno torbide e clandestine si intrecciano, debiti e vite sregolate vengono a galla, in particolare il giovane Georgie (Christopher Chittell) si segnala per disturbi della personalità, plagiato ed ossessionato dalla opprimente madre Gladys (Marisa Fabbri), nonché fortemente attratto dalle grazie della cameriera Orchidea De Santis (come dargli torto!). - SPOILER: I vari sospettati degli omicidi vengono via via accoppati a loro volta o scagionati dal compiersi di altri delitti, fino a che il sergente Thorpe ha l'intuizione che risolve il caso. L'assassina è la stessa Barbara, il testamento è falso, è stato modificato a suo tornaconto, e successivamente sono stati assassinati tutti coloro che potevano intralciarne i piani, non ultima Isabelle (Eveline Stewart), moglie di Anthony, sua vecchia fiamma mai sopita.

Lupo trova il bilanciamento perfetto tra gli elementi gialli e quelli comico-sentimentali, rendendo Concerto Per Pistola Solista un film arguto e scoppiettante. Ad una visione superficiale potrebbe magari persino risultare una pellicola un po' "sempliciotta" (soprattutto per via della marcata caratterizzazione grottesca del sergente di Moschin, che rischia di diventare un'imitazione di Jerry Lewis a causa del doppiaggio di Carlo Romano, voce storica dell'attore americano), ma in realtà le ambientazioni agresti inglesi, l'accuratezza di ogni personaggio, il buon cast, le musiche (Tchaikovsky la fa da padrone, è suo il tappeto sonoro sul quale il virtuosismo omicida si scatena), l'humor che percorre tutta la sceneggiatura, sono tutte tessere di un mosaico assai ben riuscito, e soprattutto divertente. La componente gialla non è pretestuosa, lo spettatore può davvero esercitarsi nella caccia al colpevole, mestiere assai poco confacente invece allo spocchioso e ottuso ispettore Grey. Decisamente più acuto ed intuitivo il sergente di Moschin, all'apparenza stolto e buffo, ma poi deus ex machina della risoluzione del caso. La pellicola si chiude con l'accoltellamento di Georgie, finzione o verità? Già perché, sin dall'inizio, lo svitato piccolo lord ha evidenziato la propensione a inscenare macabri scherzi di morte, con grande generosità di sangue. Beryl Cunningham, nelle vesti di Pauline, ha il compito di aggiungere un elemento di sensualità alla pellicola, ma certo la vera regina in materia è la splendida Orchidea De Santis, qui alla sua ennesima servetta piccante, che regala l'unico vero momento apertamente erotico del film. Esempio di cinema di genere italiano dell'epoca con un respiro internazionale, non privo di qualche invenzione con la MdP da parte di Lupo, e con la fotografia curata da Aristide Massaccesi.

Trailer ufficiale

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