A 20 anni dalla morte di Audrey Hepburn, ed in occasione della riedizione digitalizzata del film, mi sono rivisto Colazione Da Tiffany, uno dei titoli più famosi della storia del cinema tout court. Ne sanno anche i sassi, per cui non indugerò troppo nei dati "anagrafici". Contrariamente al noto adagio della Settimana Enigmistica infatti, qui "tutti sanno che" in origine fu il libro di Truman Capote, versione ben più cruda e cinica delle vicende narrate nel film. La protagonista Holly è bisessuale, il vocabolario usato è meno edulcorato, ed il finale non è per niente lieto come nel film. Come protagonista Capote avrebbe voluto Marilyn Monroe, e litigò per questo con la Universal che invece le preferì Audrey Hepburn (ma, col senno di poi, ebbe ragione). E al regista John Frankenheimer fu preferito Blake Edwards (pare su diretta richiesta della Hepburn). Pare anche che la stessa Monroe fosse poco incline ad interpretare il personaggio di una accompagnatrice d'alto bordo, per paura che questo potesse incidere negativamente sulla sua immagine e sulla sua carriera. Grazie alle sue titubanze, abbiamo avuto quel capolavoro assoluto che è Gli Spostati, il film che Marilyn girò al posto di Colazione Da Tiffany. Anche il personaggio della matura arredatrice che mantiene Paul Varjak/George Peppard, è inventato di sana pianta rispetto al libro, non c'è traccia della bisessualità di Holly/Hepburn e alla fine, nonostante le tante lacrime versate, tutti i cocci del vaso si ricompongono.
Ho un ricordo molto nitido riguardo al film; se avete visto Dragon - La Storia Di Bruce Lee, non riuscirete più a vedere Colazione Da Tiffany con la stessa ottica superficiale. C'è una bella scena infatti in cui Bruce e la sua compagna Linda Lee Cadwell vanno al cinema a vedere proprio Colazione Da Tiffany. Il film è divertente, piace alle platee americane e gli spettatori ridono di gusto quando Mr. Yunioshi inciampa goffamente negli arredi di casa, urla improperi contro la disturbatrice Holly, e fa le facce buffe. Mr. Yunioshi però è Mickey Rooney, truccato in modo ridicolo, con una dentiera che ne accentua i tratti somatici, e gli occhietti tirati per farli diventare a mandorla. E' la parodia di un orientale, scorbutico e imbranato, che parla un inglese stentato, è ottuso e bislacco nella sua fisicità, in poche parole uno stupido, un elemento squisitamente comico che però umilia gli immigrati orientali d'America. Gli Stati Uniti negli anni '60 non sono ancora pronti per rispettare e fidarsi di quei giapponesi e coreani che fino a qualche lustro prima puntavano i propri fucili contro lo Zio Sam. Bruce Lee si rende conto che quel giapponese potrebbe essere lui, ogni giorno sulla propria pelle vive quelle discriminazioni razziali, è come se tutto il cinema stesse ridendo di lui, e quel senso di scherno e disagio fa male. A distanza di decenni, anche Blake Edwards si è detto pentito di quella caricatura così mortificante.
Il personaggio di Holly (alias Holiday Golightly) fa ridere, è sopra le righe, ha momenti di dolcezza ed altri di pura follia muliebre, tuttavia, al netto dell'estasi raggiunta dalle tante spettatrici che nel corso dei decenni si sono innamorate del film, della Hepburn, delle sue pose iconiche, degli abiti di Givenchy (quelli sfoggiati nella prima scena), e di Tiffany, va anche detto che Holly risulta assai irritante. Tutti i suoi dispettini, i suoi voltafaccia, le sue acidità, le sue piccole/grandi menzogne non solo non la rendono un personaggio esemplare, ma neanche poi così simpatico (sebbene se al momento giusto sappia piazzare la battuta giusta). George Peppard, per chi come me è cresciuto a puntate di A-Team, è veramente un gran mollaccione, romantico, bello (fisicato) e principe azzurro, anche se spiantato e un po' debosciato. Il mio personaggio preferito del film è senz'altro Gatto, il micio rossiccio di Holly al quale non viene assegnato nemmeno un nome (per preservare la sua indipendenza). Un barilotto di pelo affabile ed esploratore. La scena del bacio bagnato tra la Hepburn e Peppard con nel mezzo Gatto è indimenticabile, così come "Moon River", scritta appositamente da Henry Mancini e che entrerà anch'essa nella storia del cinema (Oscar per la miglior canzone e la colonna sonora).