Codice Genesi (degli Hughes Brothers, 2010) è un pist-olotto post-apocalittico, pure un po' western, con qualche momento di azione e tanta spiritualità. Film non così semplice come potrebbe sembrare, a me ha dato l'impressione che si potrebbe liquidare in poche battute, e al contempo scriverci sopra un intero saggio critico. Intanto, mi aspettavo molto (da Denzel Washington) e mi aspettavo poco (dai fratelli Hughes, quelli de La Vera Storia Di Jack Lo Squartatore, pellicola parecchio sopravvalutata a mio parere), e alla fine sono rimasto più soddisfatto che scontento. Non si tratta di un capolavoro termonucleare assoluto, ma è ben fatto, diverte, intrattiene, e un pochetto fa pure pensare. La storia narrata ci presenta un pianeta Terra (e segnatamente un'America) post atomica, con sparuti drappelli di umani sopravvissuti random (molti dei quali si nutrono di altri esseri umani, visto che il suolo è totalmente inaridito e contaminato) che passano la giornata senza scopo e senza meta. Tra questi, Eli uno scopo lo ha, portare "a ovest" un libro, un antico tomo rilegato in pelle e chiuso con un chiavistello. Nel suo viaggio si imbatte in personaggi amici e nemici, ed in situazioni ovviamente pericolose (ma quale non lo è, in un tale delirio apocalittico?). In particolare ha a che fare con Gary Oldman, dittatorello di una cittadella di reietti, in fissa per i libri (perlopiù bruciati e disintegrati assieme al resto del pianeta), e per uno in particolare, un libro religioso. Il tomo di Washington diventa così l'oggetto del contendere poiché si tratta di una Bibbia.
Il film parte molto lento, ma l'ambientazione lo richiede, bisogna acclimatarsi, capire che davanti a noi c'è il nulla, le macerie, la putrefazione del genere umano, l'alfa e l'omega della Storia, poiché gli umani rimasti dovranno avviare una nuova civiltà, dopo averla terminata, ammesso che ciò sia possibile. Musica dai toni ambient (molto bello il tema principale), colori alterati della realtà, lunghi silenzi. Una volta addentratisi nel mondo di Eli però, complice anche l'azione che inizia a scorrere, si seguono le sue vicende con palpitazione, in attesa di scoprire quale sarà il prossimo incontro e cosa accadrà il giorno dopo. Gli Hughes apparecchiano la scena come fosse una graphic novel, ed infatti hanno chiamato un team di fumettisti per disegnare storyboard, scene e paesaggi, una specie di processo al contrario rispetto a quello che accade di solito sul grande schermo. Questo dà una cifra onirica e fumettistica al film, ma lo rende anche estremamente peculiare e suggestivo. Inoltre, rispetto ai post atomici classici, Codice Genesi ha una sua deriva spirituale, che naturalmente ha dato un po' fastidio, perché di atei militanti in giro ce ne sono parecchi. Certo gli Hughes Brothers non sono Kirkegaard, e la loro filosofia esistenziale è piuttosto semplicistica, ma spesso nella semplicità si nasconde il buon senso. Eli racconta di come il pianeta "di prima" avesse più di quanto necessitasse, di come molto venisse sprecato, e di come la cecità degli uomini abbia distrutto tutto. La guerra sembra essersi scatenata per colpa della religione, e per tale motivo i vari libri del sapere (Torah, Corano Bibbia) sono stati bruciati. Ma Eli ha ricevuto una "chiamata", una voce lo ha guidato alla scoperta dell'ultima Bibbia salvatasi, e lo ha guidato per mano fino ad un avamposto illuminato, una specie di tempio-biblioteca, dove altri uomini stanno ricostruendo lo scibile umano attraverso libri salvati, ricostruiti, protetti. Un luogo dove la Bibbia trova la sua collocazione. Eli si comporta come un monaco, violento, rabbioso, ma anche caritatevole al contempo; la sua missione è prioritaria, il libro è la salvezza.
Gary Oldman interpreta Carnagie, il villain del film; tutti a sbrodolarsi per lui, francamente a me Oldman ha un po' scocciato, soprattutto come cattivo pazzoide, ok bravo attore, però non mi pare riesca ad apportare più nulla di nuovo a quel tipo di personaggio. Poi c'è Mila Kunis (Solaria), alter ego di Washington; anche la sua è una figura un po' così, in un mondo post atomico dove addirittura un accendino o un salvietta profumata del Kentucky Fried Chicken sono preziosi come lingotti, la Kunis riesce ad avere un look figo, con il sopracciglio scolpito e curatissimo. C'è poco da fare, la gnocca trionfa sempre. Viene rispolverata addirittura Jennifer Beals, elegante ed aristocratica nel portamento e nella recitazione. Divertentissimi i due vecchini carnivori che Eli e Solaria incontrano dopo metà film, sembrano un mix dei padroni di Leone Cane Fifone e dei bifolchi assatanati di Spoon River. Le scene d'azione sono poche ma ben coreografate, anche se molto "astratte" e artistiche. Rimane un grosso punto irrisolto del film, la cecità di Eli; gli Hughes Brothers sembrano suggerire che Eli sia stato cieco dal primo istante, il che avvalorerebbe la "protezione" di Dio più volte evocata, che avrebbe accompagnato Eli lungo il suo percorso, d'altra parte pare impossibile che almeno Solaria non l'abbia mai notata, avendolo guardato spesso da vicino (le pupille sono visibilmente imbiancate). Poco importa comunque, si tratta di un dettaglio che non toglie alcunché al fascino del film. La fine un po' "mistica", con Eli addirittura in tunica bianca, ci mette magari troppo pathos, ma il resto dell'avventura non ha risparmiato crudezze e cinismo. Un film interessante, magnetico, "pinkfloydiano", che conserva spunti anche dopo ripetute visioni